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Giuseppe Di Mauro legge “Donne bevute”

Con il video di oggi iniziamo una collaborazione con l’amico attore Giuseppe Di Mauro, una voce e una presenza straordinaria nel panorama teatrale italiano. I suoi recital sono stati così tanto apprezzati da Giorgio Albertazzi e da Arnoldo Foà, che quest’ultimo lo scelse come Voce Recitante per commemorare il decennale della morte di Pablo Neruda. Affascinati dalla sua figura ben da prima del nostro primo incontro con lui, accogliamo volentieri la sua proposta di donare a tutti attraverso il web le immagini e le parole registrate in varie occasioni nel corso degli ultimi anni.

Cominciamo dalla registrazione più recente, quando Giuseppe Di Mauro ha voluto leggere la pagina iniziale della raccolta di racconti “Donne bevute” di Mahè Mengarelli. Il libro è stato presentato (nella foto) sabato 19 novembre 2011 nella sala conferenze della Biblioteca Comunale Antonelliana di Senigallia grazie all’associazione “Nelversogiusto” e contiene quattro storie di donne legate all’alcolismo, alla dipendenza e all’abuso. Un libro di grande impatto emotivo, fin dalla prima pagina in cui una donna prepara come un rito a se stessa, nei minimi particolari, la sua ultima solitaria cena prima di mettere in atto quel tentativo estremo di autoaffermazione e negazione al contempo che è l’abbandono della vita. Il video è realizzato da Alessandro Castriota.

Serena

Serena

Racconto di Marco Porru

 

Ancora qualche curva e saremo arrivati. Nonostante l’avessi prelevato alle sei e mezza del mattino, mio padre non si lamentava. Se ne stava a guardare il mare dal finestrino, il viso emaciato, lo sguardo vispo, il tremito costante alle mani e le gambe glabre e ancora scolpite dal calcio che aveva praticato fin da piccolo. L’ictus lo ha reso anche un po’ sordo, ma la mia suoneria del cellulare lo fa sussultare e ora mi lancia uno sguardo di profondo odio, come volesse ammazzarmi.

«Luisa?» rispondo scocciata.

«Tutto bene?»

«Siamo arrivati» mento.

«Al mare… Per carità.»

Non le rispondo, la lascio cantare.

«Non puoi svegliarti ogni tanto e farlo contento. Rovini tutta la cura che sto facendo.»

Chiudo il telefono.

«Chi era?» mi fa mio padre.

(… continua a leggere ‘Serena’)

Le buone novelle

Le buone novelle

di Giacomo Verri

È già di sei settimane l’iniziativa di Ermanno Cavazzoni e di Elisabetta Menetti, che sta per diventare un libro (da Quodlibet), e che per ora è ospitata sulle pagine della «Domenica» del «Sole 24 ore», “Racconti stralunati dopo Boccaccio”, con la quale i curatori intendono fare il preambolo ai festeggiamenti – l’anno che viene – per i settecento anni della nascita del certaldese autore del Decameron.

Il progetto, presentato il 29 gennaio scorso da Cavazzoni sulle colonne del Domenicale, percorre così, in modo ‘stralunato’, alcune tappe del dopo Decameron, saggiando la tenuta per almeno due secoli ancora dell’eredità di Boccaccio e del suo libro maggiore, “una meraviglia”, scrive Cavazzoni, “che è rimasto e resterà nel tempo come un monumento indistruttibile”. Una meraviglia viva che fece robusto il genere della novella, nato già fresco ma ancora mingherlino – almeno in Occidente – col Libro de’ sette savi o col Novellino.

(… continua a leggere ‘Le buone novelle’)

Per i 90 anni di Pier Paolo Pasolini

Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento, che per verità non ha a fare con essi più che con qualunque altro dì dell’anno, paiono avere con quello un’attinenza particolare, e che quasi un’ombra del passato risorga e ritorni sempre in quei giorni, e ci sia davanti: onde è medicato in parte il tristo pensiero dell’annullamento di ciò che fu, e sollevato il dolore di molte perdite, parendo che quelle ricorrenze facciano che ciò che è passato, e che più non torna, non sia spento né perduto del tutto (Giacomo Leopardi)

Bisogna essere molto forti per amare la solitudine (Pier Paolo Pasolini)

 

La nascita di un uomo segna in maniera indelebile il suo rapporto d’amore con la madre. Ma è proprio dentro quella grazia, l’attributo più alto destinato con Maria ad ogni madre, che Pasolini iscrive orrendamente la propria angoscia. L’angoscia di esser stato da lei condannato alla solitudine e insieme la voglia di non esser solo per “un’infinita fame di amore”, che però è “amore di corpi senza anima”. “L’anima è in te” giunge a dire il poeta alla madre, prendendo coscienza di un amore “immenso” che l’aveva reso succube e  da cui ora si sente libero. Per entrambi è partorito adesso solo un sopravvivere, un confuso rinascere alla vita che rende ancora più stridente il confronto fra ragione e natura. Poi la supplica alla madre di non voler morire. E l’ultimo verso che era inizialmente “Pensa a me solo al mondo, altro non posso dire”, maturato nel meraviglioso “Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…”.

 

Supplica a mia madre

 

È difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

 

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

 

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:

è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

(… continua a leggere ‘Per i 90 anni di Pier Paolo Pasolini’)

Addio Lucio

Com’è difficile dirti addio, Lucio. Quanto era più facile salutarti con la mano e un sorriso nella tua Bologna, nella tua città che mi ha dato tante gioie e un dolore, fra le sue case, le sue strade, le sue piazze, i suoi bar. Ti saluto ancora con un sorriso e una lacrima, Lucio, in questo mese di marzo che ti ha dato alla vita e ti consegna all’eternità.

4 marzo 1943

Dice che era un bell’uomo e veniva
veniva dal mare
parlava un’altra lingua
però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato
l’ora più dolce
prima d’essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza
la stanza sul porto
con l’unico vestito
ogni giorno più corto
e benché non sapesse il nome
e neppure il paese
m’aspettò come un dono d’amore
fino dal primo mese
(… continua a leggere ‘Addio Lucio’)

Beppe Fenoglio – Una questione privata

In occasione del novantesimo anniversario della nascita di Beppe Fenoglio (Alba, 1 marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963), pubblichiamo il saggio “Beppe Fenoglio-Una questione privata di Tiziano Ziglioli.

(già apparso su «L’impegno», rivista dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”, anno XXXI, nuova serie, n. 2, dicembre 2011)

Il saggio sviluppa un tentativo di interpretazione complessiva del romanzo di Fenoglio in chiave simbolico – allegorica, mettendo in evidenza le numerose suggestioni bibliche o addirittura platoniche presenti.

Il partigiano Milton, protagonista del romanzo, vi appare impegnato in una quaestio/queste, in una ricerca nello stesso tempo reale e spirituale: ricerca della verità, del possesso dell’amata, della liberazione da un’ossessione amorosa e di un posto per se stesso sulla terra, nella storia e nella guerra, lungo un itinerario che parte dalla perdita dello spazio edenico (la casa dell’amata Fulvia), attraversa una natura tormentata e un’umanità sofferente, sprofonda nella tenebra della morte e dell’assassinio e raggiunge infine una precaria e tutta umana redenzione. Un percorso di prova, caduta e risalita che si configura come un vero e proprio itinerarium hominis ad terram.

Tiziano Ziglioli è nato a Varallo nel 1962. Si è laureato in Lettere classiche a Pavia e insegna Latino e greco all’Istituto Superiore D’Adda di Varallo. Collabora all’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”, interessandosi soprattutto di letteratura della Resistenza e dei rapporti tra cinema e letteratura resistenziale.

 

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