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Poesia Onesta 2012

Vi segnaliamo il bando per la partecipazione all’edizione 2012 del Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Poesia Onesta”, organizzato dall’Associazione Culturale Versante.

Il concorso è rivolto a studenti e adulti e si articola in quattro sezioni: A) Raccolta di 6 poesie in italiano; B) Raccolta di 6 poesie nei dialetti italiani; C) Racconto breve in italiano; D) Racconto breve in dialetto.

La giuria è composta da Alfio Albani (Filologo e dantista), Sanzio Balducci (Univ. “Carlo Bo” di Urbino); Liliana Biondi (Università dell’Aquila), Fabio Ciceroni (saggista e critico letterario), Tiziana Mattioli (Univ. “Carlo Bo” di Urbino), Gastone Mosci (Univ. “Carlo Bo” di Urbino), Mario Narducci (Pres. dell’Ist. di Abruzzesistica e dialettologia), Giuseppe Polimeni (Università Pavia), Marzio Porro (Università Statale, Milano), Marcello Verdenelli (Università Macerata).

Il termine ultimo per l’invio delle opere è il 30 giugno 2012, prorogato al 10 luglio. In allegato il pdf con il bando e la scheda di partecipazione.

Il Premio Poesia Onesta ha il patrocinio del Consiglio Regionale-Assemblea Legislativa delle Marche, dei Comuni di Ancona, Camerata Picena e Chiaravalle.

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L’apriscatole

L’apriscatole

Racconto di Luigi Cecchi

Sorvolando con la punta del naso l’ampia superficie lucida del tavolo, Marianna scorse un paio di punti dove il proprio volto non veniva appropriatamente riflesso. Con rapidità e precisione vaporizzò una nuvola di detergente e passò il panno. Si specchiò di nuovo. Adesso l’immagine era perfetta: riconobbe il proprio piccolo volto, adombrato dalle grosse lenti che appoggiavano sul naso un po’ da topo, e i capelli neri raccolti a coda di cavallo. Si accorse che le rughe di espressione ai lati degli occhi cominciavano ad essere fin troppo visibili. Si ripromise di trascorrere più tempo davanti allo specchio, appena sveglia. Comunque, il problema delle macchie sul tavolo era risolto. Si drizzò sulla schiena molto soddisfatta, ammirando lo scintillio del pianale di marmo illuminato dalla luce del sole che filtrava attraverso la tenda del soggiorno. Rimase in quella posizione per qualche secondo, con lo spruzzino in una mano, il panno nell’altra, e un’espressione compiaciuta dipinta in volto. Poi il suo sguardo si posò sull’anta della credenza, laddove un raggio di sole evidenziava minuscole impronte di dita unte attorno alla maniglia di bronzo. Forse era stata Sarah, forse suo marito Enzo. Ad ogni modo si mosse, spruzzò, lucidò. Risolta anche questa, pensò. Ma proprio in quell’istante uno scrupolo insistente si spinse nella sua testa: quanto tempo era che non riordinava lo scatolame in quel ripiano? Pensò. Quasi una settimana. Poteva essere accaduto di tutto! Il lunedì e il martedì sua figlia Sarah pranzava a casa da sola, perché Marianna era di turno alla cassa del centro commerciale. Il giovedì addirittura c’era con lei anche Enzo, che in quanto a disordine non era secondo a nessuno. Se avessero deciso anche solo un giorno di questi di farsi una padella di piselli, o un tegame di fagioli, o di mettere sul fuoco un po’ di pomodoro per la pasta, ecco che aprendo quello sportello Marianna avrebbe di nuovo trovato tutto lo scatolame in disordine.

(… continua a leggere ‘L’apriscatole’)

Passeggiando con Neruda: Giuseppe Di Mauro recita “I versi del capitano”

Con questo video iniziamo a godere delle parole e delle immagini tratte dal DVD che Giuseppe Di Mauro ha voluto intitolare semplicemente “Poesia”. Discutendo di quale fosse il modo migliore di proporne i diversi capitoli, egli ha scelto di presentarci per primi i versi d’amore del poeta cileno Pablo Neruda per la sua donna, la ballerina Matilde Urrutia (insieme nella foto).

«Questi componimenti sono inseriti nella raccolta “Los versos del Capitán”», ci dice con partecipazione Giuseppe, «e raccontano della storia d’amore sbocciata a Capri tra il poeta e la ballerina, entrambi reduci, ciascuno per proprio conto, dalla guerra di Spagna. Un grande amore, di cui restano ancora testimonianze incise per le strade dell’isola. Era emozionante trovarle così, passeggiando, quando ho potuto recitare nella famosa piazzetta [e da un cassetto toglie una copia del settimanale Epoca in cui si parla del suo recital e della famosa piazzetta stipata di gente per applaudirlo].»

«E hai recitato anche questi versi a Capri?» (… continua a leggere ‘Passeggiando con Neruda: Giuseppe Di Mauro recita “I versi del capitano”’)

Discorso della Montagna

Domenica 1 aprile, festività liturgica della domenica delle Palme,  alle ore 18, nella chiesa della Croce di Senigallia l’attore Giuseppe Di Mauro reciterà il “Discorso della Montagna”, accompagnato al flauto traverso dal maestro Mauro Balducci.

Così ne parla l’attore senigalliese: Nel “Discorso della Montagna”, tratto dal Vangelo secondo Matteo, è possibile cogliere la spiritualità più alta che il Cristianesimo abbia saputo esprimere. Nel Vangelo secondo Luca troviamo invece il “Discorso della Pianura”, che tratta più o meno gli stessi argomenti  e che fa pensare che Gesù espose gli stessi temi in più luoghi. Il “Discorso della Montagna” è molto amato dagli attori non solo perché vedono in esso grande spiritualità, ma soprattutto perché interpretare Gesù, dargli la propria voce, è straordinariamente affascinante, è un’esperienza che l’attore vive come unica. Si deve poi tenere presente che il “Discorso della Montagna” ha affascinato anche seguaci di religioni non cristiane. Un esempio per tutti: Mahatma Gandhi, che confessa di non essere riuscito a finire di leggere l’Antico Testamento, ma di avere invece divorato il Nuovo Testamento e di avere grandemente sentito il “Discorso della Montagna”, imparando da esso cos’è la resistenza passiva, dopo aver letto: “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Gandhi diceva anche che il Cristianesimo poteva aggiungere adepti alla sua religione solo facendo leggere e spiegando il “Discorso della Montagna”, nel quale non è difficile vedere il romanzo dei Dieci Comandamenti. Recitare il “Discorso della Montagna”, provoca in me attore un’emozione a dir poco straordinaria. Non a caso Arnoldo Foà, con un certo orgoglio, diceva che la voce più bella era la sua perché aveva dato la voce a Dio.

 

Cento anni fa il volo del Deperdussin

Il 27 marzo 1912, alle ore 17, il Deperdussin guidato dal pergolese Giulio Cattarini Brilli decolla da Piazza d’Armi di Senigallia, librandosi nel cielo e compiendo quattro volte il giro della piazza, prima di atterrare perfettamente, dopo otto minuti di volo. Il pubblico, accorso numeroso nelle vicinanze, gli tributa un grande trionfo: è il primo volo di un marchigiano in terra marchigiana.

Protagonisti con lui di questa splendida pagina di storia sono il conte osimano Muzio Gallo,  concessionario dell’area di Piazza d’Armi, proprietario dell’hangar e del velivolo “Gabbiano”, e il senigalliese Fernando Pesaresi, cronometrotecnico e progettatore dello sfortunato “Irrovesciabile”, che vedranno però frustrato il loro desiderio di vedere librarsi in aria i propri velivoli a seguito dell’incendio notturno che il 24 ottobre 1912 distruggerà l’hangar con i tre aeroplani in esso custoditi.

A cento anni esatti da quel primo volo, LibriSenzaCarta, in collaborazione con gli Aviatori Senigalliesi, che ringraziamo per la galleria fotografica messaci a disposizione, vuole ricordare quell’evento, all’alba della pionieristica aviatoria italiana. Lo fa con una conferenza pubblica a Senigallia, nella Sala Conferenze della Biblioteca Antonelliana, nella stesso giorno e nella stessa ora del primo decollo del Deperdussin.

Relatore della conferenza sarà Lucio Lucci, socio di AviazioneMarche e dell’Associazione culturale Artefatti, uno dei maggiori esperti di storia dell’aviazione nelle Marche, che ci parlerà de “L’impresa aviatoria di Giulio Brilli”. Interverrà Gianluigi Mazzufferi a nome degli Aviatori Senigalliesi. Introduzione a cura di Antonio Maddamma di LibriSenzaCarta

Un appuntamento da non mancare per tutti di appassionati di storia dell’aviazione e del pionierismo dei primi anni del secolo scorso.

 

 

 

Addio al Poeta dei Luoghi dell’Anima


Tonino Guerra

Il 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia, si è spento all’età di 92 anni Tonino Guerra, poeta, sceneggiatore, scrittore, pittore. Il poeta dei “Luoghi dell’Anima” come aveva chiamato il museo diffuso da lui voluto nell’amato paese di Pennabilli, dove è vissuto per vent’anni, nell’Alta Valmarecchia, al confine tra Romagna e Marche. Antonio Guerra, detto Tonino, era nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo del 2012. Pochi giorni fa era stato il suo novantaduesimo compleanno e proprio Pennabilli aveva omaggiato il poeta con la proiezione di alcuni documentari a lui dedicati e un lancio di piccole mongolfiere benauguranti.

Tonino Guerra ha pubblicato il suo primo libro di poesie “I Scarabócc” (Gli scarabocchi, in romagnolo) nel 1946. Una raccolta di poesie in dialetto con la prefazione di Carlo Bo, suo insegnante alla facoltà di Pedagogia all’Università di Urbino, dove Guerra si laureò lo stesso anno proprio con una tesi sulla poesia dialettale. Il libro raccolse subito grande attenzione, segnando una svolta nella poesia dialettale del Dopoguerra, tanto che Pier Paolo Pasolini volle inserire il poeta di Santarcangelo nella sua Antologia pubblicata nel 1952, dandogli ampio spazio. Ma Tonino Guerra è molto conosciuto, in tutto il mondo, anche per il suo lavoro di sceneggiatore, con oltre 120 film da lui sceneggiati per i più importanti registi italiani e internazionali: da Federico Fellini, suo grande amico, a Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, Andrej Tarkovskij, Theo Angelopoulos e i fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Tra i film più importanti alla cui sceneggiatura ha collaborato ricordiamo: “Amarcord” (Fellini), “Blow-Up” (Antonioni), “Matrimonio all’italiana” (De Sica), “Il passo sospeso della cicogna” (Angelopoulos).

Guerra è stato anche disegnatore e pittore. “La bellezza salverà il mondo” di Fedor Dostoevskij era diventato il suo motto e alla cura della bellezza del paesaggio e dell’anima ha dedicato una vita.

A so da par mé,
ma,
a qua te scheur.
E a n vói savài ‘d nisèun
(Da par mè)

“Sono da solo / mamma / qua allo scuro / e non m’importa di niente” (Da solo)
Tonino Guerra

Video su “I Luoghi dell’Anima” a Pennabilli (Rete Museale Alta Valmarecchia)

Una scena da Amarcord (1973)

In rete:
Sito web dell’Associazione Culturale Tonino Guerra