Abbiamo perso prima di tutto un poeta. Un poeta in lingua italiana e in dialetto che ho avuto il piacere di leggere e il privilegio di conoscere, autore di prose teatrali e di testi di canzoni che con Gent’d’S’nigaja ed altri ha portato Senigallia e il suo dialetto ben oltre i suoi confini, un poeta che ci ha fatto ridere e piangere, e questo è un dono di pochi.
Ma io ho perso soprattutto un amico, un amico di cui mi mancheranno i momenti vissuti insieme, mi mancherà lo sguardo, mi mancherà l’abbraccio, mi mancherà il sorriso.
Non l’amicizia, che già sento stringersi più forte, che mi stringe a quelli che ti hanno voluto bene, e per cui ancora vivi.
E vivrai ancora nei tuoi versi, caro Leo, che tutti offristi al tuo fiore piccino.
Viola,
Violetta,
niputina mia,
ch’ sol sal nom
m’hai prufumat’ i giorni,
sapè ch’ sei al mond’
fa arnì ‘l gust’ d’ campà ,
ch’ quant’ sarà ‘l mument’,
più tardi ch’ s’ pol,
sigurament’
sarÃ
na mucchia più l’ger’.
Ciao, Leo. Torneremo a ridere e piangere insieme, quando sarà . Tutto quello che ci hai lasciato non è perduto.