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Premiazione del XXV edizione del Premio Italo Calvino

L’ASSOCIAZIONE PER IL PREMIO ITALO CALVINO

comunica che la Cerimonia di premiazione della XXV Edizione avrà luogo venerdì 4 maggio alle ore 17, 30 presso il Circolo dei Lettori, a Torino.

Interverranno i giurati

Renato Barilli, Massimo Carlotto, Fabio Geda, Melania Mazzucco, Giorgio Vasta

Saranno presenti i finalisti

Simona Baldelli, Evelina e le fate
Marco Campogiani, Smalltown boy
Riccardo Gazzaniga, A viso coperto
Simone Giorgi, Il peggio è passato
Eugenio Giudici, Piccole storie
Paolo Marino, La casa di Edo
Michela Monferrini, Gennaio come
Fabrizio Pasanisi, Lo stile del giorno

L’incontro sarà condotto da Stefano Salis.
L’iniziativa è sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRT e dalla Provincia di Torino, con la collaborazione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

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Festa di Liberazione

Festa di Liberazione

Racconto di Giacomo Verri

(già apparso con il titolo “La nostra Liberazione. Il nonno partigiano e la nipote bambina” su L’Unità del 25 aprile 2012)

La prima festa di Liberazione, quella del 1945, fu come la prima domenica concessa da Dio agli uomini. Festa altissima e piena di gioia. Ma con una malinconia albeggiante per un che di straordinario finito lì, per sempre. Io lo seppi quando andammo a Grignasco e sparammo sui fascisti che fuggivano con le facce rosa da conigli spelati e si facevano ammazzare senza reagire. Ne abbiamo tolti dal mondo diciotto, quella volta lì.

Poi in piazza, a Borgosesia, c’era un’aria completa e odorosa che non la vedi neppure per la Madonna a maggio: le donne grembiulate mollavano a metà quante faccende avevano, le case si vuotavano, mentre gli uomini ancora col novantuno, ma per celia, passavano le maniche di portici ridendo.

Io il fucile lo posai all’ora di pranzo e non potei più tirarlo in spalla sentendo il senso di quell’azione: ormai era un esercizio ginnico, o estetico, o un dolce vanto. Contro chi l’avrei usato? A cosa sarebbero serviti i grandiosi ultimi bottini di guerra, se la guerra finiva? Qualcuno disse che era bene nascondere gli sten, le mitraglie, i Thompson sotterra, che sarebbero poi tornati utili. Ma la realtà era che adesso, dopo i mesi supremi di stupende follie e triboli e privazioni, seguiva il tempo di ricostruire e di riassettare.

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Traversine di Massimo Conti

Venerdì 27 aprile, alle ore 17, sarà protagonista della rassegna Sognalibro, alla Biblioteca Comunale Antonelliana di Senigallia, il romanzo Traversine (Aras Edizioni, 2011) di Massimo Conti.

La presentazione del romanzo, in programma lo scorso 10 febbraio, era stata rinviata causa  neve.

Presenterà l’incontro Antonio Maddamma di LibriSenzaCarta.

 

Tre viaggi in uno solo. Ecco a cosa ci invita Massimo Conti con il suo romanzo Traversine. Un viaggio ideale sulle orme di quello reale, compiuto dall’autore-narratore  in “50 km a piedi da Fano a Urbino lungo la ferrovia Metaurense” (come recita il sottotitolo) ormai abbandonata;  un viaggio nel recente passato, sostenuto da un dialogo a più voci a bordo della littorina sulla linea ferroviaria ancora attiva (sarà soppressa nel 1987); un viaggio nella storia della Val Metauro, talora lontana, come quella evocata in un fantastico dialogo fra le anime di due soldati uccisi nella battaglia del Metauro del 207 a.C (con echi da Catullo e Properzio), talora vicina, quella delle dismissioni delle fabbriche novecentesche all’alba del postmoderno, in un paesaggio a tratti ferito, a tratti intatto, nel quale le voci nostrane di Fabio Tombari, Sergio Anselmi, Gabriele Ghiandoni e Paolo Volponi si innestano a visioni fumettistiche bonelliane e a suggestioni cinematografiche da Sergio Leone e Woody Allen. Ed è questo, a nostro parere, il viaggio più caro all’autore. Un petit voyage,  compiuto da un bolognese che vive a Fano da vent’anni, ma è ancora considerato un “forestiero”, su un percorso non troppo distante dal tracciato dell’antica Flaminia, con uno spirito non dissimile dai viaggiatori stranieri settecenteschi e ottocenteschi: ne sono prova lo stupore e l’indignazione, il gusto per la citazione letteraria, la tendenza alla digressione, l’acribia documentaria botanica e zoologica che accompagnano la narrazione.  Ma in un paesaggio quasi sempre modificato dall’uomo, nel quale si mescolano resti archeologici classici e industriali, vecchi e nuovi insediamenti, e sul quale si alternano dimenticanza e sfacelo, reticenza e denuncia sociale. Se l’autore, partito con fiducia brechtiana, vede cadere man mano la speranza che l’antica ferrovia risorga, non però si rassegna a voler perdere, in questo paesaggio, d’accordo con Paolo Rumiz,  “l’ultimo treno per il bello”.

Massimo Conti, laureato in Scienze Sociologiche, attualmente lavora presso una cooperativa sociale. Traversine. 50 km a piedi da Fano a Urbino lungo la ferrovia Metaurense è la sua prima opera narrativa. La nuova edizione è arricchita da un’appendice fotografica a colori.

Premio Rimbaud Young

Il bando per la prima edizione del 2012

“Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi”

(Rimbaud – Lettera del Veggente, 1871).

Arthur Rimbaud, poeta maledetto francese, dilacerò tutte le convenzioni sociali del suo tempo. Si scagliò contro l’assopimento antropologico con sovversiva irrequietezza. Rimbaud è archetipica espressione di ribellione contro ciò che arresta la vitalità e la mortifica. Per questo abbiamo scelto di dedicare alla sua parola questo premio. Cerchiamo testi che siano dunque espressione di vita.
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Base Luna

Base Luna

Racconto di Pierpaolo Vettori

(da questo racconto è nato il romanzo d’esordio dell’autore, La notte dei bambini cometa, edito da Antigone nel 2011)

I miei genitori mi hanno portato dal dottore perché non voglio fare le medie.
Questo dottore è uno psicologo e ha curato un sacco di bambini pazzi.
Io non credo di essere pazzo ma magari i miei genitori sì per via di questa cosa delle medie.
Il dottore mi ha detto che per stare meglio devo raccontare una storia. Posso dire quello che voglio, anche puttanaeva, basta che sia tutto vero.
Però, se stare meglio significa che poi devo fare le medie, allora non voglio guarire.
Io mi sento come se tutto avesse un buco. Il mio cuore ha un buco. Per quante cose ci metto dentro, questo buco non si chiude mai e sono sempre triste. Ieri, quando sono arrivato a casa, la porta era chiusa. Ho dovuto usare la chiave che mio padre ha nascosto sotto il vaso di fiori. Ho capito che mia mamma non c’era perché era andata al cimitero da Ivan.
Ivan era il mio cugino preferito ed aveva il tumore. Dicevano che aveva sei mesi di vita ma io non ci volevo credere. Ho pregato Dio di non farlo morire, ma lui non mi ha ascoltato. Ormai ho scoperto che anche Dio a volte dice delle bugie. Spero che non mi punisca per questa cosa che ho detto però la penso così. Io credo che se Ivan è morto un po’ è colpa mia. Però è meglio che comincio tutto dall’inizio sennò non si capisce niente.
Facciamo finta che è la storia di uno che si chiama Lorenzo come me.
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Per un’estate sola

Venerdì 13 aprile alle ore 17.30, verrà presentato alla Biblioteca Comunale Antonelliana di Senigallia il libro di Maura Maioli “Per un’estate sola”, edito da Italic-Pequod. Condurrà l’incontro Andrea Bacianini.

Andrea e Michele sono due diciottenni di oggi che, sebbene per motivi differenti, decidono come tanti altri loro coetanei, di trascorrere l’estate all’estero finita la scuola. Per i due ragazzi l’Argentina è la meta di un viaggio indimenticabile, che segnerà le loro vite nella duplice scoperta del valore dell’amicizia e della conoscenza di sé. Il viaggio prenderà una piega completamente inattesa e cambierà per sempre le loro vite: vivranno insieme una fondamentale esperienza di crescita ed evoluzione personale e impareranno a dare un significato più profondo alla vita, oltre la noia e la rassegnazione che, oggi più che mai, caratterizzano l’adolescenza. L’Argentina insegna loro che gli errori e le sofferenze non sono un destino ineluttabile e che i sogni, se inseguiti con perseveranza, possono realizzarsi.

Maura Maioli, insegnante e traduttrice, è nata a Rimini. Nel 2005 ha pubblicato il romanzo Le colline del silenzio (Guaraldi), nel 2010, con Pequod, ha pubblicato il romanzo Dila e gli altri. Collabora con gli editori Sonzogno, Rizzoli e Bompiani. Tra i numerosi titoli tradotti si ricordano H. Fielding, Che pasticcio Bridget Jones!, T. Berger, Il ritorno di Piccolo Grande Uomo e R. Sabbag, Con la neve fino agli occhi.

La Biblioteca di Senigallia è in Via Manni 1, zona Foro Annonario
Per info: www.bibliotecasenigallia.it Tel. 0716629302