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Il Concorso Vedovelli con LibriSenzaCarta al Salone del Libro di Poesia – Fiera Letteraria di Verona

Il Concorso di Poesia “Cesare Vedovelli”, ideato da Anna Maria Bernardini e organizzato dal Circolo ACLI di San Silvestro di Senigallia, presso la cui sede si tiene annualmente la premiazione nel mese di settembre, e che ha nell’Associazione LibriSenzaCarta un partner non solo virtuale, invitato dall’Accademia Mondiale della Poesia, parteciperà, con il patrocinio del Comune di Senigallia, come espositore alla 2^ edizione del Salone del Libro di Poesia – Fiera Letteraria che si terrà a Verona, nel Palazzo della Gran Guardia,  il 9 e 10 giugno 2012.

Il Concorso di Poesia “Cesare Vedovelli” è nato nel 2006 nella frazione di San Silvestro di Senigallia per volontà di Anna Maria Bernardini, in ricordo dell’amico scomparso Cesare Vedovelli. Il Concorso è organizzato con il prezioso contributo della sede ACLI della citata frazione e negli anni ha visto crescere la qualità delle poesie e dei poeti partecipanti, con preziosi contributi da tutta Italia e perfino dall’estero, anche di poeti premiati in prestigiosi concorsi di poesia italiani e internazionali.

I termini per partecipare all’edizione di quest’anno del Concorso sono stati prorogati al 30 giugno 2012. Qui il bando.

Qui di seguito una breve cronistoria del Vedovelli.

(… continua a leggere ‘Il Concorso Vedovelli con LibriSenzaCarta al Salone del Libro di Poesia – Fiera Letteraria di Verona’)

Premio Luigi Malerba – Ed. 2012

MUP Editore e Fondazione Learn To Be Free Onlus

presentano

PREMIO LUIGI MALERBA

Bando di concorso nazionale per giovani autori di narrativa e sceneggiatura

Edizione 2012

Il premio Luigi Malerba di Narrativa e Sceneggiatura è realizzato da Learn To Be Free Onlus in collaborazione con il Comune di Berceto e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, del Ministero della Gioventù, della  Regione Emilia Romagna, del Comune di Parma, della Provincia di Parma, dell’Università degli Studi di Parma.

Il Premio Luigi Malerba rientra nel campo delle attività promosse dal Festival delle Identità, un contenitore di eventi e progetti culturali ideati da LTBF per valorizzare l’identità come massimo pregio di un popolo e di un territorio e per generare occupazione e sviluppo in aree economicamente in difficoltà.

Il Premio è rivolto a tutti i giovani di nazionalità italiana che non abbiano ancora compiuto il trentatreesimo anno di età alla data del 25/07/12, compresi gli italiani residenti all’estero. Il Premio è inoltre rivolto a partecipanti di altra nazionalità, senza limiti di età, che desiderino cimentarsi nella scrittura di un’opera in lingua italiana. In considerazione della prolificità e della varietà della produzione di Luigi Malerba, principalmente  nell’area della narrativa e del cinema, il concorso è riservato, ad anni alterni, alla  sceneggiatura  o  a  opere  di  narrativa.

L’edizione 2012 del premio è riservata a una sceneggiatura originale inedita. La giuria, composta da esponenti di chiara fama del mondo del cinema e della televisione, selezionerà una sola opera, che sarà pubblicata da MUP Editore, nella collana dedicata al Premio, con la prefazione di uno dei  membri o dell’intera giuria che esponga le motivazioni della scelta. Il partecipante al Premio non residente in Italia che avrà ottenuto la migliore qualificazione, indipendentemente dal fatto che risulti o meno il vincitore, avrà diritto a un viaggio e un soggiorno in Italia di una settimana.

Per maggiori informazioni sul Premio Luigi Malerba e per scaricare il bando di concorso è possibile consultare il sito www.festivaldelleidentita.it.

Virginia Maini
Ufficio stampa MUP Editore
0521 236792
virginia.maini@mupeditore.it
www.mupeditore.it

Giuseppe Di Mauro recita il “Lamento per la morte di Ignazio” di Garcia Lorca

Mi attende da un po’ Giuseppe Di Mauro per parlare di Federico Garcia Lorca e del suo “Lamento per la morte di Ignazio”, il compianto poetico per l’amico torero morto nell’arena. Una vicenda triste quella che conclude la vita del poeta e una svolta importante nella carriera di Giuseppe per la nascita del rapporto personale con Arnoldo Foà.

«Io l’ho visto nella notte più alta, di colpo, affacciato a balaustre misteriose, quando la luna conversava con lui e gli inargentava il volto… No, non era un bambino allora. Come era vecchio, come era vecchio, l’amico… favoloso e unico, favoloso e mitico. “Che cosa ti duole, figliolo?” sembrava domandargli la luna. “Mi duole la terra, la terra e gli uomini, la carne e l’anima umana, la mia e quella degli altri, che sono una cosa sola con me”».

Sono le parole che il poeta spagnolo Vicente Aleixandre (Nobel per la Letteratura nel 1977) scrive nell’opera “Federico” quando si convinse finalmente della sua morte. Non poteva credere che fosse realmente successo, non voleva capacitarsi che i franchisti avessero veramente fucilato il trentottenne Garcia Lorca, il poeta famoso e apprezzato in tutto il mondo che aveva avuto il coraggio di restare nella sua Spagna in balia della guerra civile. Questa morte infatti rimase per lungo tempo un giallo e circolarono moltissime voci, pensa che il corpo non fu mai ritrovato.» (… continua a leggere ‘Giuseppe Di Mauro recita il “Lamento per la morte di Ignazio” di Garcia Lorca’)

Una mostra su Carlo Cesarini da Senigallia

“Carlo Cesarini da Senigallia: scenografo televisivo”

Si terrà alla Rocca Roveresca di Senigallia dal 26 maggio al 31 agosto la mostra sul grande scenografo senigalliese Carlo Cesarini. Inaugurazione sabato 26 maggio ore 18.

Si tratta di un percorso documentato del lavoro svolto per la televisione dallo scenografo, che al suo nome volle affiancare quello della città natale, Senigallia, diventando così per tutti Carlo Cesarini da Senigallia. L’evento costituisce anche l’occasione per ripercorrere i primi venticinque anni della storia della televisione italiana, un’epoca in cui la Rai sperimentava i suoi linguaggi.

La mostra si articola in quattro sezioni: biografia, romanzo sceneggiato, varietà ed eventi comunicativi.
(… continua a leggere ‘Una mostra su Carlo Cesarini da Senigallia’)

Fatta di tanti fili di lana

Fatta di tanti fili di lana

Racconto di Sara Loffredi

La trasporta, quella coperta tirata dalle mani larghe del nonno, fatta di tanti fili di lana. Lei ci si accoccola dentro facendosi gomitolo, tutta chiusa in sé per occupare il minimo spazio. Sente il pavimento scivolare appena sotto, quello della sala -dal divano alla credenza- poi quello del corridoio che le pare lunghissimo; fino al ripostiglio, dove ci sono le scatole delle scarpe con i coperchi dove il nonno scrive la sua vita sgrammaticata, a lettere grandi che occupano tutto lo spazio, e firma con il nome e la data in fondo. Aspetta, aspetta, gli dice lei, corre in cameretta a prendere un coniglio di pezza, torna con quel passo da uccellino e sale di nuovo sulla coperta, sistema accanto a sé il leggero compagno di viaggio, portiamo anche lui, dice. Il nonno ha nel petto ancora un ansimo, un fischio che gli accorcia il respiro, è il cuore che cede ma lei non lo sa, vuole essere portata in giro ancora e ancora e ancora. Il suo tempo è un eterno oggi, ha tre anni e quando lui morirà non chiederà niente, solo penserà alla coperta, che nessuno potrà tirarla più, nonna è vecchia e gli altri non ci sono mai. Quando sarà grande si chiederà se sia finita quel giorno lì la voglia di averne ancora e ancora e ancora.

(… continua a leggere ‘Fatta di tanti fili di lana’)

Come gocce nel mare

Come gocce nel mare

Racconto di Riccardo Gazzaniga

(già apparso su Anonima Assassini III, edito da Tagete Edizioni nel 2010)

 
Arrivai in ufficio per il turno del pomeriggio. Quando attraversai il corridoio e vidi solo stanze vuote, mi resi conto che non avrei avuto compagnia.
Attribuii quella desolazione ai servizi di ordine pubblico che stavano impiegando un sacco di personale; io ero esentato da diversi mesi per un’ernia che mi stava facendo impazzire. In quel periodo un infortunio simile non sarebbe bastato a dispensarmi, ma ero diventato intoccabile da quando il Questore in persona si era interessato perché ottenessi l’esenzione.
Ero in ritardo, ma non per colpa mia. Il tragitto da casa alla Questura diventava sempre più complicato a causa della scarsezza di mezzi disponibili e dei posti di blocco sparsi ovunque. Fiume era un caos in cui i tedeschi si sforzavano di mettere un po’ del loro brutale ordine.
In tutta la città voci contrastanti rimbalzavano come palloni impazziti.
I tedeschi se ne vanno. No, restano, anzi, portano tutti quelli che possono in Germania. Arrivano gli Americani via mare. I soldati di Tito stanno per prendere la città. Qualcuno trama un accordo con gli alleati.
L’unica certezza era che una nube di violenza e morte sembrava sul punto di riversarsi su tutti quanti noi. Era così sin dall’inizio del 1944.
Quando entrai in ufficio fui sorpreso di trovarci l’appuntato Ferrari. Era pallido e si mordeva le labbra, mentre camminava nell’angusto spazio dietro una delle due scrivanie disponibili. Non appena mi vide si affrettò a chiudermi la porta alle spalle.
“Hai saputo?” disse prendendomi un braccio.
“Cosa?” risposi, avvertendo un orrido presagio. Il mio collega si avvicinò ancora di più e abbassò la voce. L’alito sapeva di quel vinaccio di cui teneva sempre una scorta nel cassetto.
“Il Questore Palatucci. Lo hanno arrestato ieri sera quelli della Gestapo, insieme al tenente Santini. C’era Kappler in persona!”.
Non potei vedere la mia faccia, ma credo di essere diventato un cencio. Le mie peggiori previsioni si avveravano.
Ferrari mi si fece ancora più vicino e mi tirò per la giacca. Ebbi quasi l’idea che volesse aggredirmi in uno scoppio di nervosismo e paura, invece piantò gli occhi dentro i miei.
“Capone, dicono che hanno scoperto tutto”.
Fece una lunga pausa febbrile.
“Dicono…”.
Si interruppe per deglutire.
“Dicono che beccheranno tutti quelli che aiutavano gli ebrei e li manderanno su in Germania” sentenziò continuando a fissarmi, e quelle parole mi trafissero la testa come una pallottola. Sarei voluto svanire, diventare solo un’ombra e fuggire nel buio. Ma invece no, era il buio che veniva a prendere me.
“Sempre che non li ammazzino prima” concluse solennemente Ferrari.
Sapevo di dover dire qualcosa, qualsiasi cosa. Ma un rasoio invisibile aveva reciso la matassa di legamenti e muscoli che permettevano alla mia bocca di aprirsi e alla mia lingua di articolare un suono sensato.
“Cazzo, Capone” disse Ferrari digrignando i denti e colpendo con un calcio la base della scrivania. “Che minchia mi hai fatto fare, eh? Non dicevi che era tutto a posto? Palatucci è uno con tante conoscenze, non arriveranno mai a lui. Invece siamo nella merda, lo capisci?”. Continuava a parlare a bassa voce anche in mezzo agli uffici deserti.
“Lasciami, cazzo!” sibilai liberandomi con uno scatto dalla sua stretta al braccio. Lui rimase sorpreso per un attimo, poi si passò una mano sul viso rotondo.
“Non sanno niente. NIENTE. Capito?” sussurrai cercando di convincere più me stesso che lui. “E tu stai tranquillo. Non sei mai andato fuori e le liste le ho sempre tenute io. Non esistono prove contro di te”.
Ferrari mi guardò e mi parve di veder baluginare sul suo volto un lume di speranza. E faceva bene a sperare, perché quello fottuto ero io, mica lui.
“Ma se scoprono te beccano tutti quanti, lo capisci? Io, Marchese, De Sanctis, Cassini” ricominciò.
“Stai tranquillo. E zitto. Non devi parlare, capito?”. Il mio tono divenne minaccioso. “Taci e pensa per te. Se nessuno parla non possono farci nulla” aggiunsi.
“Ascolta devi far sparire tutto quanto. Subito, stasera” disse Ferrari.
Io lo fissai, allora. Era parecchio più grosso e vecchio di me, ma penso che i miei occhi gli misero un brivido addosso.
“Lo so, ma non azzardarti a dare ordini. Per il poco che vale ancora questa divisa, rimango un tuo superiore”.
Lui restò di sale per un lungo istante.
“Fanculo, io me ne vado” disse poi passandomi oltre. “Comunque tieni, me l’ha portato stamattina Cassini”. Mi mise in mano un foglietto stropicciato senza guardarmi negli occhi. ”Non ne valeva la pena” aggiunse e poi svanì.
Non lo avrei più rivisto.

(… continua a leggere ‘Come gocce nel mare’)