Prefazione de La congiura Fornaciari (capitolo 2, segue dal capitolo 1)
Che significa poi che tutto questo è successo “proprio nel 1789� Cosa ha avuto quest’anno di speciale? Adesso che è quasi finito, se faccio un bilancio, non mi è parso così straordinario. Passato il carnevale, abbiamo avuto un bel maggio, e anche dopo luglio, che hanno fatto il putiferio i parigini e abbattuto la Bastiglia, qui da noi non è successo niente; quei quattro francesi che vengono alla fiera ne andavano parlando, estasiati non meno che preoccupati, sottovoce, con gli occhi di fuori; ma i capoccia di qua, quelli che pensano giusto e hanno testa per capire come gira il mondo, si dicono convinti che è un fuoco di paglia e che tutto tornerà com’era prima.
E’ seguito un autunno piovoso e c’è voluta la faccenda della rocca a dare senso al tempo; finita la fiera, la città ha ripreso la sua vita sonnecchiosa; chi ci viene, come sempre nella bassa stagione, non è per fermarsi: pernotta alla locanda e poi riparte la mattina dopo.
Se il passaggio è di persona importante, dalla rocca sparacchiano due salve di cannone, i nobili della città gli vanno incontro, vanno a cena tutti insieme e il giorno dopo arrivederci, buon viaggio e l’acqua dietro. Può succedere che passi una regina; in questo caso c’è tutto un subbuglio e si muovono anche dai castelli, paesani, contadini, tutti lungo la strada ad aspettare per vedere una carrozza chiusa e quattro cavalli impennacchiati. Ma quello che conta è trovarsi sul posto dove sono andati tutti, in modo da poterlo raccontare a chi potrebbe raccontarlo a te.
Chi altro passa, se no? Pellegrini che vanno a Loreto, quelli tanti. E poi sensali, trafficoni, preti, frati, tutta gente senza ritratto e senza nome. E poi qualcuno di questi giramondo, di solito tedesco: dà un’occhiata intorno, scribacchia due parole nel taccuino, si ferma alla locanda e prima ancora che sia giorno è già sparito. Mi dicevano i vecchi che una volta passavano i soldati, a battaglioni interi; e dove si fermavano gradivano, a voglia se gradivano. Ma poi sono finite quelle guerre interminabili per diventare re di qualche regno, e da che mi ricordi c’è sempre stata pace.
Ah, sì, è passato papa Braschi sette anni fa – era l’ottantadue – “Pellegrino Apostolico†sulla via di Vienna, e ha fatto tappa dai frati di San Martino: non era mai successo che un papa andasse lui dai principi invece che muoversi loro; e chi diceva bene e chi diceva male. S’è fermato in quel convento sia all’andata che al ritorno, e vedeste che festa gli hanno fatto. Anch’io l’ho visto, che stavo tra la gente assiepata al lato della strada: bello nella figura, come già si sapeva, ma non tanto contento m’era parso; anzi, quasi spaurito.
Poi magari vi racconto meglio. Ma prima vorrete sapere come è fatta la città dove voi abitate duecento anni dopo, chi comanda, come campa la gente e come muore, e anche come cambiano le cose: se non altro vi farete una ragione di cosa può passare per la testa di uno che una sera esce di casa e non trova di meglio che occupare il presidio militare; vi dirò dell’ampliazione; e poiché vedo che non disdegnate di rivolgervi alla gente semplice, comincerò da queste casette che vedete, di cui una è la mia. (continua…)
(Prefazione a La congiura Fornaciari, capitolo 2, segue dal capitolo 1, continua nel capitolo 3)
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