Balestrini-Baruchello: un libro da guardare
di Giacomo Verri
Alberto Frullini, gallerista e ora editore, sta dando alle stampe alcune eleganti e preziose plaquette: libri-oggetto che propongono testi di grandi scrittori affiancati da opere appositamente realizzate da nomi importanti dell’arte contemporanea. Tre titoli, sinora: Corso Svizzera 49 di Dario Voltolini con illustrazioni di Giosetta Fioroni, Dodici poesie d’amore di Elio Pecora accompagnate da acquerelli di Giorgio Griffa e, da ultimo, Girano Voci, tre storie di Nanni Balestrini al cui fianco sono alcune opere di Gianfranco Baruchello. La veste grafica è raffinata: i fogli sono impressi sul solo recto, il rapporto tra testo e immagini risulta armonioso, a ogni pagina scritta corrisponde una tavola a colori.
Le tre storie di Balestrini non sono tutte degli inediti: nel 2003 era già uscito il racconto Disposta l’autopsia dell’anarchico morto dopo i violenti scontri di Pisa, che narra la tragica vicenda di Franco Serantini, pestato a sangue dalla polizia nel 1972 durante il presidio organizzato da Lotta Continua contro il comizio pisano del missino Beppe Niccolai. Il giovane morirà due giorni dopo nella sua cella a causa delle percosse subite. Girano voci uscì su «La Repubblica» il 21 dicembre 2008: racconta di una donna, arrestata e violentata dalla polizia romana – siamo nel settembre del 1982 – perché sospettata (o colpevole?) di attività terroristica, mentre sullo sfondo si snodano le vicende del fermo di Licio Gelli, della morte di Grace Kelly e delle stragi di Sabra e Chatila. Inedito è il terzo racconto, Una pacifica manifestazione rovinata da un pugno di teppisti, dedicato alle azioni dei black blok a Roma nell’ottobre scorso.
Le opere di Gianfranco Baruchello sono matite e collage su carta. Rappresentano mani di reclusi nei carceri del Lazio. Attorno alle foto di queste mani, la matita traccia il contorno di alcuni oggetti, di abiti, di frutti, di foglie, di insetti. A volte sembrano strumenti, verrebbe da dire, di passione: una tenaglia, un martello. Le mani rappresentano perlopiù azioni innocenti: mostrano, scrivono, stanno intrecciate. Sono mani inoffensive circondate da oggetti forse quotidiani, forse inquietanti. Sono mani incarcerate. Come incarcerati e seviziati sono i personaggi di Balestrini. Intendiamoci: non sono personaggi serafici e innocui; sono uomini e donne usciti dalla storia e entrati in questi racconti per il loro ruolo politico e sociale di oppositori, anche violenti, guidati da coordinate ideologiche più o meno precise.
La prosa è movimentata e rotta come lo sono gli atti di forza. Ma non solo: siamo di fronte a dei testi che paiono scritti a lasse all’interno delle quali il racconto si sovrappone alla notizia di cronaca, con la sua ripetitività , e alla voce di piazza e al referto medico. La scriptio continua di Balestrini, che ridonda e mette l’una dietro l’altra o l’una sull’altra le frasi, dà l’effetto di un tessuto scaglioso nel quale l’occhio e la lingua del lettore sono destinati a incespicare e a incastrarsi. Il tutto per scoprire, in fondo all’esperimento compositivo, una forza comunicativa davvero straordinaria.
N. Balestrini, G. Baruchello, Girano voci, Pistoia, Frullini edizioni, 2012, euro 12.
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