Sabato 11 settembre a San Silvestro di Senigallia si è svolta la premiazione del V Concorso di Poesia “Cesare Vedovelli”. Qui di seguito pubblichiamo i testi delle prime tre poesie classificate di ciascuna delle tre sezioni del concorso: lingua italiana, dialetto e sezione speciale ragazzi.
(foto di Marco Scaloni)
Sezione lingua italiana
1° classificata: Fiori di Bucarest (Rosanna Di Iorio – Cepagatti, PE)
Dicono che lassù, bambini nudi,
senza amore, si nutrono di bacche
catturate al sorriso della luna.
Dicono che la sera nell’abbaglio
del buio si fanno uomini dai passi
svelti in un nuovo tremito
fugace e duro verso il nulla, l’ignoto.
Come pipistrelli, in cerchi di nebbia,
sbattono le ali in fetidi tombini
nel nonsenso di un crudele inganno.
Il cuore umido, nelle piccole mani strette,
accarezza una lacrima sospesa
nel dolore di essere scordati.
Poi dicono che, come le formiche
rubano spighe per i loro granai.
Loro non sanno cosa vuole dire
aprire le braccia e fare l’aeroplano;
ignorano stupori d’aquiloni
da annodare frementi tra le mani.
Hanno speranze piccole e illusioni
disamorate.
2° classificata: Stella Maggiore (a mia madre) (Matilde Avenali- Falconara Marittima, AN)
Il dolore, se non t’uccide t’apre
d’improvviso solo fatta d’aria
più non sai il pianto e sorridi,
a chiunque parli come canto.
Anche dove lo sguardo più non vede
alla bellezza ovunque t’affidi
tutto amando come fosse niente
senza ostacoli, a pieno campo.
Nello stupore, senti, rispondono
alle voci t’incroci come dono
e più non sai cosa è il dire
né più a cosa serve il tacere.
E come senza un nome da sempre
già presente l’amore t’espande:
tu pure stasera più non lo sai
eppure continui a ricordare.
Stella pazza sei di tutto il mondo:
l’essenza è un cielo di pelle
qualcosa di grande che t’appartiene
qualcosa di vero che ti tiene.
Tu la più intima gioia, la più vasta
visione, che il dolore contiene.
3° classificata: A Alda Merini. Come la terra – Letizia Greganti (Marina di Montemarciano, AN)
Tu per me, e non solo per me,
sei grande.
Tu sei grande come la terra
e come la terra sei stata.
Madre, matrigna, generosa
sposa, amante, calpestata,
lavorata, sfruttata, seminata
di buoni e cattivi semi,
buttando poi quelli non buoni
tra i rovi, non senza
lacerare le tue carni.
Ma come la terra saresti stata
sterile, arida, se non avessi
sempre avuto quel qualcosa
che è al di sopra di tutto.
Oltre del cielo, stelle,
luna, sole, piogge,
vento e tempeste.
Sì, oltre la fede
il dono
di una grande,
fiorente poesia.
Sì, tu sei stata grande,
grande come la terra
e come la terra
eterna sarai.
Sezione dialetto
1° classificata: El Passeto d’inverno – (Gianni Balercia, Ancona)
È note, Ancona è imbrigiulita.
La nebia fita, tuto ha tapezato.
A st’ora se stà bè ‘ntel’mbotita,
no giù pe’l Viale, cul bavero rialzato.
‘Rivo al Passeto, indove c’è la spiagia,
el mare groso fa sghizà le nde;
‘nt’un scojo, ‘na copia che se bagia,
la piova bate lenta sule gronde.
Me vieni in mente te che sei partita.
Sento chiamà . No, nun è vero.
Chisà a st’ora indò sarai fenita?
Io nun ce penzo, è mejo, ma ce spero…
So straco morto, ciò pure un gran magò;
mezo indurmito, inciampo, vago a sbate.
La nebia è diventata un gran nebiò.
Tirasse via a riturnà l’estate!
( Il Passetto d’inverno – trad. in italiano a cura di Antonio Maddamma
È notte, Ancona è infreddolita./ La nebbia fitta tutto ha tappezzato./ A quest’ora si sta bene sotto l’imbottita / non giù per il Viale, col bavero rialzato.// Arrivo al Passetto, dove c’è la spiaggia/ il mare grosso fa schizzare le onde;/ sopra uno scoglio c’è una coppia che si bacia,/ la pioggia batte lenta sulle grondaie.// Mi vieni in mente tu che sei partita./ Sento chiamare. No, non è vero./ Chissà a quest’ora dove sarai finita…/ Io non ci penso, è meglio, ma ci spero…// Sono stanco morto e ho pure un gran magone;/ mezzo assonnato inciampo e vado a sbattere./ La nebbia è diventata un gran nebbione./ Facesse presto a ritornare l’estate!)
2° classificata: ‘L truscell – Elisabetta Freddi (Senigallia, AN)
T.sseva la madr, t.sseva ‘l truscell
‘n-t-l t.lar t.sseva ‘l curred p. la fiola.
D’invern n’ti camp c’era poch da fÃ
donca la madre drughella ‘n-t-l. man
t.sseva, t.sseva ‘l truscell p la fiola.
‘N-t-i mesi d’istat, giva ‘n-t-l fium
sbiancava ‘l truscell sa l’acqua e sal sol,
sal sol e sa l’acqua sbiancava ‘l truscell
sui brecci d.l fium.
‘L truscell era pront c’vuleva ‘l m.rlett.
p.r fa ‘n bell’ l.nzol . ‘l cured d. la fiola.
Ancò d. ‘sti temp c’è calch sposa ch. tira
p.r dota ‘n truscell d’ ch. la volta.
Nun è p. ‘na moda, è so p. ‘arcurdÃ
‘l lavor d. l. donn’ d. ‘n secul fa.
( La tela – trad. in italiano a cura dell’autore
Tesseva la madre, tessea la tela / nel telaio tesseva il corredo per la figliola.// In inverno nei campi c’era poco lavoro / dunque la madre spola nelle mani / tesseva, tesseva la tela per la figliola.// Nei mesi estivi, andava al fiume / sbiancava la tela con acqua e sole, / con sole e acqua sbiancava la tela / sui sassi del fiume.// La tela era pronta occoreva il merletto / per fare un bel lenzuolo per il corredo della figliola.// Ancora oggi c’è qualche sposa che ha / nella dote la tela di un tempo.// Non è una moda, è solo per ricordare/ il lavoro delle donne nel secolo scorso.)
3° classificata: Vorria na mulichina chiacchiaracce – Ombretta Ciurnelli (Perugia)
Vorria na mulichina chiacchiaracce
ta la murigge de n giorno nfochèto
lia gióca nton cantone nchî sassette
i tira nn’èria e pu j’archiappa al gòlo
e pu na nfaustèta i ponte conta
Vorria sol pé n minuto chiacchiaracce
poggèto l guadernino supra l banco
lia ntingne l su pennin ta l calamajo
e dóppo scrive n pensierino granne
nto l’istète che ndòra tutt’i campe
Vorria archiamalla e chiacchiaracce fitto
rassiguralla pé l tempo ch. la spètta
lia zzitta zzitta pensa ta l su giorno
nton che tutto l su monno lia ciarchiude
mò na lucc.la ngluppèta nton pugnino
(Vorrei un poco parlarci – trad. in italiano a cura dell’autore
Vorrei un poco parlarci / all’ombra di un giorno assolato / lei gioca in un angol con i sassetti / li lancia in aria e poi li riprende al volo / e poi tutta felice i punti conta / Vorrei solo per un minuto parlarci / appoggiato il quadernino sopra al banco / lei intinge il suo pennino nel calamaio / e dopo scrive un pensierino grande / sull’estate che rende dorati i campi / Vorrei chiamarla e parlarci intensamente / rassicurarla per il tempo che l’aspetta / lei zitta zitta pensa al suo giorno / in cui tutto il suo mondo lei richiude / come una lucciola stretta in un piccolo pugno)
Sezione speciale ragazzi
1° classificata: Ho negato (Giulia Vannucchi – Viareggio, LU)
Bei sogni
gridano
nel blu notturno
una lirica gioiosa
come fuochi
che disperdono
stille di colore
quasi liquido.
Ho negato
a me stessa
e ad altri
lo spettacolo
di felicitÃ
lasciando disperdere
nel sonno del mare
gocce di vivida luce.
(07/10/2008)
2° classificata: Scambio di mani (Giovanna Bressan – Vicenza)
Nelle mie mani tu,
nelle tue mani io.
Però se ci scambiassimo le mani,
tu usassi le mie, io le tue
per giocare a tante cose
o per lavorare
nelle mie mani tu,
nelle tue io.
3° classificata: Il mio cuore è un mare (Angela Barcarolo – Vicenza)
Il mio cuore è un mare
di onde leggere,
di desideri, di emozioni
sui pensieri incantati
sulle belle conchiglie
che contengono sogni.
vocabolario : poesia
L’arte e la tecnica di comporre versi o, più genericamente, di esprimere in forme ritmiche estranee alla prosa , idèe, sentimenti e realtà secondo la propria visione del mondo.
Tutte bellissime , l’educazione la messa a norma dello spirito i processi cognitivi allenati possono darci un mondo migliore.
Articolo su Vivere Senigallia:
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