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Milk and honey to Santiago / XVIII

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

 

XVIII.

Il deserto

 

C’era da attraversare il deserto per fare spazio al vuoto dei pensieri, per trovare una pista per farli decollare.
C’era un oceano di grano da attraversare, per farli maturare.
Crescevano passo dopo passo, secondo i tempi che la natura imponeva. Non bruciavano tappe, non sorpassavano limiti, ma seguivano cicli e fasi che donavano forza e vigore per proseguire i loro passi, in qualsiasi terra, anche in quella più aspra. Soltanto i progetti che nella nostra vita sarebbero diventati le basi del nostro incedere, sarebbero sopravvissuti alle mesetas, all’arido deserto di caldo torrido e grano maturo.

03-cammino-santiago_bigSoltanto attraversando quell’infinito mare di spighe dorate incontrai mio padre.
Proprio quando attraversavo il purgatorio, verso il paradiso.
Prima non potevo vederlo. La rivelazione più importante si era fatta aspettare. Non ero preparata, prima, per capire. Capire che esisteva un limbo di speranza per chiunque accettava di provarci, di scusarsi.
Si chiamava Costantino mio padre, in questa nuova vita. Veniva dalla Spagna, un avvocato di successo con gli occhi più rassicuranti che abbia mai incontrato. Quelli che avrei sempre voluto avere vicino, anche da bambina, quando lui, mio padre, mi lasciò. All’improvviso. Quando decise che voleva arrendersi.
Non riuscivo a capire perché le sue braccia non erano più così forti. Non sapevo per quale ragione non potevo più abbandonarmici, senza rischiare di cadere e infrangere i miei anni più innocenti.
Mio padre aveva perso la luce. Era bastato un attimo per smarrirsi in una selva che l’avrebbe intrappolato per tutto il resto della vita.
Quella a cui voleva tornare, ma che non aveva il coraggio e la forza di riafferrare.
C’è un momento. È questione di un istante: se non si riesce a mantenere l’equilibrio, si scivola nel buio senza più speranza di luce.
Lui voleva tornare da me. Dalla sua bambina, ma non era più in grado di farlo, da solo, in questa vita. Ma forse poteva ancora nel mio cammino verso Santiago, dove comparve sotto altre spoglie.

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Milk and honey to Santiago / XVII

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

 

 XVII.

Dall’inferno al paradiso, attraverso il purgatorio

 

 

Non sapevo che tutti i passi che avevo percorso fino a lì avevano bruciato i miei piedi, tra le fiamme dell’inferno. Ma non sentivo dolore. C’era una strana energia che sosteneva ogni fatica e tutti gli sforzi sembravano sfide passeggere. Mi sentivo così forte, ma era una forza fittizia, un inganno per mettermi alla prova. Un treno che, se lo avessi seguito, sarebbe deragliato in un burrone senza ritorno.
Ma io non sapevo. Percepivo. E cominciavo a focalizzare gli accadimenti, a intrecciarli, a unirli come nel disegno di un puzzle da incastrare.
Burgos era una città accecante per occhi abituati alle tenebre dell’inferno. L’inferno che, metaforicamente, non era niente più che la strada attraversata, la vita passata. Burgos accoglieva, con armonia e dolcezza, il viandante che arrivava in città, dopo aver superando ogni ostacolo, e se ne prendeva cura, offrendo la protezione e il calore del suo splendido sole.
Ed è stato proprio scendendo, scendendo verso il sole, verso il centro della città, fuori dalle tenebre, che ho incontrato Pedro.
“Vado verso ovest, sono sempre stato attratto dall’occidente” mi disse, e aggiunse che amava perdersi nei deserti, nei boschi, nelle foreste.
Lui sapeva, dentro il suo cuore, dentro la sua anima, che solo così avrebbe potuto trovare ciò che cercava. Lui che faceva parte di tutto questo miracolo che stava intorno al cammino. Lui, orizzonte infinito. Lui.
Scoccarono le campane. Ero seduta in piazza e lo aspettavo, ma lui non sarebbe mai arrivato, perché era già lì che mi aspettava.
Mi risvegliò da quel torpore che mi aveva assopito e riuscii a specchiarmi nel suo profilo che altro non era che il mio destino.
Lui ero io. Pedro ero io. Semplicemente rimasta poco più indietro, ma la sua strada, le sue scelte, le sue vie erano la mia motivazione, i miei sogni, i miei traguardi .
Lui era con me, ma lo stesso non avrei smesso di continuarlo a cercare e interrogare per sapere davvero chi fossi. Per capire il mistero della nostra esistenza.

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Premiazione 10° Concorso di Poesia Cesare Vedovelli

Sabato 12 settembre alle ore 21, presso la sede del circolo A.C.L.I. di San Silvestro di Senigallia, in via Intercomunale 2, si terrà la premiazione del Concorso di Poesia “Cesare Vedovelli”, organizzato da Anna Maria Bernardini e giunto quest’anno alla decima edizione.

I finalisti dell’edizione 2015, elencati in ordine alfabetico, sono:

– per la sezione poesia in lingua italiana: Floredana De Felicibus (Atri, TE) con “All’ora tarda”, Elisabetta Freddi (Senigallia, AN) con “Emozioni (sonetto speculare)”, Luana Pegoli (Senigallia, AN) con “Alzheimer (dedicata a mia madre)”.

– per la sezione poesia in dialetto: Gaetano Catalani (Ardore Marina, RC) con “U’ sapùri di lagrimi”, Fiorina Piergigli (Senigallia, AN) con “El segno di pace”, Franco Ponseggi (Bagnacavallo, RA) con “U j’è”.

Un premio speciale, dedicato a Luciano Belenchia, sarà assegnato ad un poeta non finalista di ciascuna sezione.

I vincitori del concorso riceveranno in premio le creazioni artistiche del laboratorio Orient Express dei fratelli Marconi.

Per info: www.aclisansilvestro.it

Milk and honey to Santiago / XVI

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

XVI.

Eric

 

 
Quella mattina, quella mattina in cui lo trovai, mi ero svegliata prima del solito. Mi ero svegliata, avevo allacciato gli scarponi e, come al solito, ero partita, passo dopo passo, senza contare il tempo, senza contare la distanza, senza conoscere stanchezza o riposo, tanto era l’entusiasmo che ogni nuovo giorno spingeva verso la destinazione di quel giorno.
C’eravamo già visti.  Ma mai parlati. Proprio come era successo quell’inverno passato in cui avevo conosciuto lui, Santiago, in quell’edicola, che si affacciava in un angolo della mia vita.
E quella mattina, lì, in Spagna, si era ripresentato esattamente lo stesso copione. Lui mi aveva detto il suo nome, ma io non l’avevo ascoltato. L’unico nome che io non avevo voluto sentire. Solo un bastone, solo un sostegno per il suo nome imponente. Compresi subito. Era lui, era il Santiago che ero andata a cercare.
L’avevo trovato. Un’altra voce, un’altra lingua, altri occhi, altra storia da quel Santiago che avevo conosciuto all’ edicola, ma le stesse radici. Era lui, il mio amico Santiago. Quello che ero andata a cercare, inseguendo un ideale, lasciando Milano, la città senza pensiero, che ti acceca, a volte, senza lasciarti vedere che Santiago esiste veramente.
Nel silenzio iniziale, nello sguardo come unico scambio e, infine, nelle prime esili e sottili parole che abbiamo pronunciato, senza fare rumore.
Ero partita per cercarlo e lo trovai. L’avevo intravisto nel primo tratto del cammino, ma avevo gli occhi ancora troppo intorpiditi per poter riconoscere l’ uomo, l’essenza, al di là dell aspetto, al di là delle nuvole che mi frenavano.
Poi un giorno, parlando, lui mi aveva detto che Dio non lo si può ricercare in altre religioni, in altre filosofie. Non si può rinnegare la fede, quella da dove si viene perché altrimenti non potremmo mai essere in comunione con il nostro cuore e lasceremmo sempre alle spalle la luce, il giorno, la verità. Non saremmo mai capaci di accelerare il passo per ingannare la notte, per anticiparla e superarla, nel riposo del suo solo passaggio, fulminante di stelle che come piccoli soli sono capaci di risvegliarci e prepararci al traguardo.
Santiago. Le stelle continuavano a pronunciare il suo nome, ma io non riuscivo a sentirlo.
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Dylan Dog a Senigallia

Tra i tanti ospiti di profilo internazionale, quest’anno il festival Ventimilarighesottoimari in Giallo, in programma a Senigallia dal 19 al 25 agosto, ne avrà uno davvero speciale.
Nella prestigiosa cornice di palazzo del Duca il 14 agosto alle 19 si inaugurerà infatti la mostra, organizzata dal Comune in collaborazione con la Fondazione Rosellini e la Sergio Bonelli Editore, dedicata a Dylan Dog che consentirà ai visitatori di ammirare le splendide tavole di Angelo Stano e Bruno Brindisi, nonché di rivivere le cupe atmosfere londinesi in cui sono ambientate le avventure del celebre “Indagatore dell’Incubo”.
Dal 2013 il Festival del Giallo di Senigallia dedica al mondo del fumetto, genere in continua e costante ascesa, un momento di attenzione particolare. Dopo le mostre di Diabolik ed Eva Kant e della criminologa Julia, quest’anno sarà la volta del popolare inquilino di Craven Road, 7.
UNA NOTTE CON LUCREZIAL’evento espositivo di Senigallia è reso davvero speciale per gli appassionati dal fatto che in questa occasione verrà presentata una storia inedita di Dylan Dog ambientata a Senigallia, disegnata da Luca Casalanguida e sceneggiata da Gianfranco Manfredi, dal titolo “Una notte con Lucrezia”, che comparirà in mostra e nel catalogo realizzato dalla Fondazione Rosellini.
Ma non finisce qui. Per conoscere meglio aneddoti e segreti riguardanti i personaggi che abitano il mondo di Dylan Dog, l’appuntamento è per il 20 agosto, alle 21,30, nella suggestiva location della Rotonda a mare di Senigallia, con gli sceneggiatori Paola Barbato e Gianfranco Manfredi e con i disegnatori Bruno Brindisi ed Angelo Stano.
L’evento è organizzato grazie alla collaborazione della Sergio Bonelli Editore. Ed è proprio Bonelli a spiegare il grande successo che ha investito la serie a fumetti nel corso degli ultimi anni: “Le storie di Sclavi hanno saputo cogliere le inquietudini di una generazione di giovani che scelsero Dylan Dog come simbolo del loro modo di intendere la vita”.
Linguaggio diretto, gergo colloquiale ed espressioni giovanili caratterizzano i dialoghi, che quindi suonano familiari ai lettori più acerbi. Le avventure di Dylan Dog contengono anche richiami e citazioni che vanno dalla lettura al cinema, passando per l’arte e la musica popolare. Sempre accompagnato nelle avventure dai comprimari Groucho e Bloch, ispettore di polizia nonché suo grande amico, il protagonista incontra mostri di ogni tipo.
La mostra “Dylan Dog Detective dell’incubo” ri marrà aperta a Senigallia aPalazzo Del Duca dal 14 agosto al 1° novembre con i seguenti orari: fino al 20 settembre tutti i giorni dalle ore 21,00 alle 24,00 mentre dal 21 settembre al 1° novembre l’orario di apertura sarà dalle 16,30 alle 19,30 (chiusura il lunedì). Ingresso € 3 e ridotto (under 18) € 1. Venerdì 14 agosto, dalle ore 19 alle 21, in occasione dell’inaugurazione, l’accesso alla mostra sarà gratuito.

Milk and honey to Santiago / XV

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

XV.

Neil

 

 
Arrivava dall’Irlanda. Era dall’inizio del viaggio che ci incontravamo e sempre, nel suo aspetto, mi faceva pensare a lui. A Luca. Alla mia lunga convivenza, alla mia vita passata, a quello che ero certa sarebbe stato il mio futuro. Ma la vita cambia. La giostra gira. Il vento cambia direzione. A volte si sale bendati su uno treno che prima o poi si andrà a schiantare da qualche parte ed è solo un sesto senso, capace di avvertirci anticipatamente, che ci fa gettare giù da quel treno in corsa.
Ed è doloroso. È veramente un massacro all’inizio, quando ricordi solo i momenti dove desideravi costruire qualcosa di importante, insieme a quella persona.
“Luca, potremmo comprare quella casa…sembra perfetta per noi….sì, mi piace pensare di tornare a casa e trovarti lì, proprio in quella stanza ad aspettarmi”. Tutti bei discorsi…
Finché arriva un bel giorno dove tutto cambia e le mura di quella casa cominciano a creparsi e a sgretolarsi, come sogni infranti, fino ad accartocciarsi su se stessi, a formare un cumulo di macerie. Senza più spazio per respirare. Ma si intravede un tunnel che è l’ultima speranza a cui ci si può aggrappare per provare a ricostruire su fondamenta più solide.
Luca mi rispondeva sempre: “Ora sono stanco, non possiamo parlarne dopo?”. E così il “dopo” si è trasformato in sabbia, in cenere, in cumuli di problemi non risolti e ingigantiti dal tempo e dalla noncuranza.
Neil, non solo nel suo aspetto, ma anche nel suo volermi raccontare, mi faceva pensare a lui, a Luca.
Si aprì alla mia fiducia, al desiderio di dirmi davvero da dove arrivava. “Festeggio un anno lontano dall’alcool”, mi rivelò senza vergognarsi. “Un anno senza droghe, senza fumo e senza le violenze di un animo affranto e deluso dai suoi tormenti”.
Splendeva di luce, ora che era pulito. Il suo Dio lo aveva già trovato e lo ringraziava e continuava a onorarlo, genuflesso davanti alla croce che lo aveva miracolato. Era bellissimo, giovane, pieno di vita. Mi raccontò che senza le riunioni di chi lo avevo sostenuto non avrebbe potuto guarire dal suo vizio muto.

(… continua a leggere ‘Milk and honey to Santiago / XV’)