Prefazione de La congiura Fornaciari (capitolo 11, segue dal capitolo 10)
Del resto conoscete il libro e qualcuno di voi l’ha anche letto. Io no, perché il latino non è roba da serventi; ma conosco alcuni passi, perché tra i miei signori, appena l’hanno avuto in mano, anche lì c’era qualcuno che leggeva per tutti, e traduceva parola per parola, con un’avidità , e suscitando un interesse che di rado un altro libro era riuscito ad ottenere; e voleva commentarlo a tutti i costi, senti qui, leggi là : sarà perché il fattaccio era fresco di due mesi prima; sarà che, scampato un pericolo, non si finisce di tornarci sopra; sarà anche perché tutti hanno saputo che l’aveva scritto lui, il cardinale vescovo Bernardino Honorati.
Non è che in questi tempi un libro anonimo sia una novità ; direi anzi che è di moda che l’autore non scriva il proprio nome sulla copertina: soltanto a Sinigaglia negli ultimi due anni ne hanno pubblicati tre o quattro che non hanno la firma dell’autore. E non lo fanno per paura di essere scoperti; il più delle volte mi pare solo un vezzo, una forma di falsa modestia, perché poi chi l’ha scritto ci tiene moltissimo a farsi riconoscere. Però questo libro è doppiamente anonimo: nemmeno lo stampatore è riportato. Totalmente muto; e sulla prima pagina si legge solo il titolo; eppure tutti sanno che l’ha scritto lui.
Come fanno a saperlo? Eh già , come fanno a saperlo? Sarà colpa di quello che l’ha detto per primo. Il Vescovo è orgoglioso come tutti i nobili, ma sul fatto di scrivere è orgoglioso come un nobile che scrive, che significa non molto: di più. Ci tiene così tanto che si mette in posa davanti al pittore tutto bello, mantellina rossa, con la faccia impercettibilmente sorridente e con la penna in mano. E’ questa la sua impresa personale: Bernardino cardinale, vescovo, scrittore.
Ha già scritto vari libri; è scrivone: ogni volta che gli capita qualcosa di scrivibile lo scrive. Soprattutto gli piace raccontare di se stesso e della sua famiglia. Così è nato un Commentarius della vita e delle opere di Honorato Honorati, un antenato di duecent’anni prima, vescovo a Urbania e Sant’Angelo in Vado; un altro Commentarius in cui rievoca i fatti più importanti della sua vita e della sua attività in campo ecclesiastico e civile; poi ancora un resoconto sulla sua legazione alla corte di Toscana, dove si lamenta che purtroppo in quel periodo non è successo niente ed è per questo, non per colpa sua, che la cronaca è poco rilevante. Un uomo come lui sarebbe pronto ad affrontare ben altri avvenimenti al solo scopo di poterli raccontare.
E la Congiura Fornaciari? Col senso del ruolo che possiede, si può anche capire che Honorati – ammesso sempre che sia lui l’autore – si tenga riservato riferendo di un fatto sovversivo, commesso per giunta da un povero diavolo. Ma vuoi mettere il gusto stare nascosti, o comunque di sentirsi irraggiungibili, e portare di lì allo scoperto una vicenda non poco imbarazzante per la nobiltà locale? Sarebbe un possibile motivo per questo anonimato. (continua…)
(Prefazione a La congiura Fornaciari, capitolo 11, segue dal capitolo 10, continua nel capitolo 12)
Cari amici del blog, al tempo in cui c’erano le biblioteche popolari, il lettore portava a casa il libro, lo leggeva seguendolo col dito e boccheggiando per non perdere il filo e poi, arrivato all’ultima parola, se aveva pianto il giusto e gradito il finale, ci scriveva a matita: “belloâ€, o “bellissimoâ€; o, se non gli era piaciuto, “bruttarelloâ€, “finale scontatoâ€. Non scrivere niente, io penso, era peggio che scrivere “che schifoâ€, “ma che roba èâ€, “lo adopero per il bagnoâ€.
Ecco un uso che ci toccherà perdere se iLiad prevale! Ma, tornando al libro, sarà questo il caso? Oppure, nell’era dell’interattività nessuno scrive perché non ha voglia? Eppure le visite ci sono e neanche frettolose. Come posso fare per ricevere un vostro commento? Volete che vi anticipi il gran finale? Non so ci sarà un gran finale a non voler falsare i fatti. Non muore nessuno, solo uno per sbaglio. O volete che ammazzi qualcuno di mia iniziativa?
Leo.