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Milk and honey to Santiago / I

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

I.

Santiago

 

C’era un’edicola, all’angolo della strada, che separava la mia libertà dal ritorno alla quotidianità cui non volevo sottomettermi. Lo guardavo sempre di sfuggita quel negozietto; ma lui mi aspettava per parlarmi di una porta che dovevo aprire. Quella del vecchio chiosco di giornali, avrei scoperto poi, era la prima. Il primo passo che avrebbe contribuito a cambiare la mia vita.
Una mattina presto, senza nemmeno troppo pensare, di ritorno dal parco, dove ogni giorno lasciavo correre i miei pensieri su gambe che scoprivo sempre più forti e preparate ad affrontare ogni sfida, appoggiai la mia bicicletta arrugginita e scavalcai il confine del marciapiede per scoprire cosa mi attirava al di là di quel vetro trascurato.

 

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Profumo di carta. Pile di giornali e libri. Raccolte di guide di viaggi. Fotografie. Stampe di quadri. Vecchi involucri di film ammucchiati. Riviste internazionali. Tutto accatastato in un disordine magnetico che avrebbe attirato l’animo di chiunque avesse voluto confondere la regolarità delle sue abitudini e mescolare un po’ le carte.
Mi persi in quel buco di luce, camminando con lo sguardo su e giù per scaffali che sembravano un labirinto di corridoi infiniti. E gli occhi non si stancavano di cercare, di scovare, di correre in alto verso i ripiani più appartati, quelli che nascondevano storie più interessanti, meno evidenti agli occhi di un pubblico distratto e indaffarato.
Quella mattina, ricordo, non dovevo lavorare, avevo tutto il tempo per pensare. Per dedicare attenzioni alle mie mani tremule, alla mia mente sempre affaccendata e, spesso, poco presente a ciò che è l’essenziale.
Tutt’a un tratto una voce che veniva da lontano mi restituì al luogo in cui ero, mentre una figura mi veniva incontro chiedendomi, con gentilezza, come avrebbe potuto essermi utile.
Il sole entrava dalla vetrina ad accecare i miei occhi e sfuocare, come se fosse un fantasma, i sottili tratti di quell’uomo che non faceva rumore, nei suoi passi, per non disturbare il mio equilibrio precario.

Non dovevo comprare. Non so come, ma cominciammo a parlare. Quel suo essere così riservato e appartato mi suscitò subito interesse e fiducia. Tra le mani aveva un libro. C’era scritto “Santiago”.
Ero in contro luce, ma leggevo bene. Dovevo leggerlo.
È lì che, per la prima volta, incontrai quel luogo. Quello di cui voglio parlare. Quello a cui con lentezza e rispetto mi sono avvicinata. Quello che non pensavo più di poter attraversare.
Sorrisi e con leggerezza danzai fino all’uscita. Per rientrare nella mia vera vita.
Allora non sapevo. Anche se un bel presentimento si affacciò agli occhi della mia mente.
Quella mattina era stata la prima. In quel posto ci sarei tornata ogni giorno. Era il mio caffè del risveglio. La mia pausa zuccherata per affrontare l’amarezza di qualsiasi ostacolo. La durezza di qualsiasi sfida.
Lui era sempre lì. Seduto dietro quella porta. Chino su quel libro. Capelli lunghi e neri. Occhi verdi come il mare. Mani affusolate come per suonare. E, in effetti, le sue storie, i suoi racconti erano musica per me che volevo ascoltare proprio quella sinfonia. Che mi raccontasse di sé, del coraggio di cambiare. Del sogno da realizzare. Della paura da affrontare.
In pochi giorni diventammo amici e non serviva parlare di noi, del nostro passato, di chi eravamo e di cosa facevamo; volevamo condividere quello che avremmo voluto essere, il viaggio in cui volevamo imbarcarci per provare a cambiare.
Parlavamo e il tempo passava. Non sapevo neanche come si chiamava.
Per me era “Santiago”. Ancora oggi non so il suo vero nome. Ma non m’importava, qualunque fosse, lui era il nome di quello che sarebbe stato il mio cammino.
Arrivò poi il giorno in cui mi disse che presto sarebbe partito. Proprio quello che avevo deciso come suo nome sarebbe stata la sua destinazione.
Ma avevamo ancora tempo. Dieci minuti al giorno, quelli che ritagliavamo da qualsiasi impegno dove sfogliavamo cartine, mappe e racconti. Le restanti ventitrè ore e cinquanta minuti, che trascorrevamo nelle nostre case, nei nostri impieghi, fabbricavamo sogni e trasformavamo illusioni in momenti reali da scartare e affrontare.

C’erano sempre spunti nuovi nei nostri dialoghi. Riflettevamo e selezionavamo tutte le strade che conducevano a una serenità interiore ormai troppo trascurata. Quasi dimenticata.
Lui aveva sofferto molto per un amore importante. Ma il dolore non lo aveva indurito. Aveva nuovi traguardi da tagliare. Incoraggiai il suo percorso. Quello che lui stava pianificando concretamente e che allora per me poteva rimanere solo una fantasia.
Anche per me le cose dovevano cambiare. Ma non era ancora il mio momento. Non ero ancora pronta. I frutti del mio albero non erano ancora maturi. Da tre anni vivevo con un uomo molto più adulto di me che, pur senza cattiveria, soffocava il mio spirito libero. Ma per liberarlo davvero dovevo conoscere bene la mia prigione. E capire con le mie sole forze e risorse qual era la mossa giusta per espugnarla e abbandonarla per sempre.
Il mio amico Santiago fu il primo segnale sulla strada per la mia rinascita.

(Milk and Honey to Santiago, capitolo I, continua nel capitolo II)

2 Risposte a “Milk and honey to Santiago / I”


  1. 1 Francisco Lucas Mag 6th, 2015 at 9:13 pm

    Ciao Sara

    Like i knew, very sensitive, very well writed, very beautifull.
    I hope indeed that many italians citizens read it.
    To your future, like travel writer, i send all my best wishes.

    A strong strong to you and a sweet kiss

    From your’s best portuguese friend

    Francisco

  2. 2 Gio Mag 13th, 2015 at 4:44 pm

    Brava Sara,
    finalmente ho trovato un po’ di tempo da dedicare alla lettura del tuo romanzo… Complimenti, l’incipit lascia correre la fantasia senza barriere, ora però la curiosità è tanta e non vedo l’ora pubblichino gli altri capitoli/tappe della tua esperienza… Anche un po’ della mia visto che anche se in quel periodo ero in Rajasthan, ti ho pensato molto. E adesso penso agli enormi passi che hai fatto come scrittrice negli ultimi 20 anni(… Ti ricordi il sole, il vento… 😝)…invece come persona non sei cambiata, sempre la stessa bella persona solare di sempre… Sempre un po’ logorroica (ma ci sta).ti vogliamo bene un abbraccio
    Gio

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