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Il ritorno di Vango

Finalmente Vango è tornato. Dopo il primo capitolo della saga, è Vango. Un principe senza regno (tit. orig. dell’opera: Vango II. Un prince sans royaume, Gallimard Jeunesse, 2011 – traduzione di Maria Bastanzetti), secondo e ultimo volume, a chiudere la storia della avventure del giovane Vango Romano firmate da Timothée de Fombelle ed edite dalle Edizioni San Paolo nella collana Narrativa San Paolo Ragazzi. In questo secondo romanzo, che dilata l’ambientazione fino agli anni quaranta del Novecento, l’azione rimbalza da una New York in nuovo fermento dopo la Gran Depressione a una Parigi grigia e stagnante, dalla cupa atmosfera della Berlino del Terzo Reich a quella ipocrita della Mosca della Rivoluzione, dalle piovose Highlands scozzesi alle aspre e assolate Eolie.

Il romanzo si apre con l’immagine del Graf Zeppelin ormeggiato a Lakehurst, nel New Jersey, ai comandi del capitano Hugo Eckener, in attesa di ritornare in Europa: è qui che le strade di Vango e della sua amata Ethel si dividono; è sempre da qui, sette anni dopo, che ripartirà la ricerca di Vango; è ancora qui che l’abbraccio delle loro vite sembrerà spezzato dalla tragedia dell’Hindenburg. Vango, che fugge ancora dai suoi nemici, protetto dal dumasiano padre Zefiro che nell’abbandonare la vita farà giurare al suo ragazzo di rinunciare al fuoco e alla morte, aprendolo a un futuro che farà luce sulle sue origini: quelle di un principe senza regno. Sulle tracce di Vango c’è ancora il simenoniano commissario Boulard che, scoperta l’innocenza del ragazzo, grazie alle mosse di una principessa in esilio e della Talpa, sarà in grado di tirare le fila di un intrigo internazionale tessuto fra le due sponde dell’Atlantico; dove non arriverà la giustizia, toccherà alla vendetta finire nel sangue le vite di un mercante di armi e un banchiere senza scrupoli che hanno voluto che un mondo già distrutto dalla prima guerra mondiale precipitasse nella catastrofe della seconda.

In un mondo così tormentato dalla violenza e dalle guerre, la frase che l’autore mette in mano al padre di Vango nel suo ritiro caucasico, tratta dai Pensieri di Pascal, “quanti regni ci ignorano”, che il filosofo francese “aveva scritto pensando alla modestia dell’uomo nell’universo”, è la migliore eredità che suo figlio Vango si porta dietro nella sua piccola isola delle Eolie; e quella che Timothée de Fombelle consegna anche a noi oggi come universale auspicio di pace.

 

 

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