Questo appuntamento con Giuseppe Di Mauro si rivela particolarmente stimolante. Parliamo infatti di un poeta italiano del Novecento, Vincenzo Cardarelli, il cui spazio nelle antologie è sempre più ridotto, ma che ha invece accompagnato la vita del nostro Giuseppe quasi al pari dell’amato Giacomo Leopardi. I video scelti questa volta sono due e sono brevi, uno per ciascuno dei componimenti “Passato” e “Gabbiani”.
«Cardarelli è il poeta che, nella sua totalità , insieme a Leopardi amo di più. Come direbbe Friederich Wilhelm Schelling, egli riesce a rendere concreta l’esteriorizzazione dell’interiorità , nei suoi versi riesce a rendere visibili i sentimenti. E parlo di tutti i sentimenti. Vuoi dirmi un sentimento qualunque? Per esempio, il sentimento provato di fronte all’abbandono. Probabilmente perchè rimase segnato dall’abbandono della madre e fu sempre “il fanciullo/ che niun vezzeggia ed è vestito a nuovo”. Anche per questo doveva esser così pronto a scrivere una poesia su un amore finito come “Passato”, dove mi ha sempre colpito la forza dell’avverbio irrevocabilmente: “Ora sì, posso dire/ che m’appartieni/ e qualchecosa fra di noi è accaduto/ irrevocabilmente”. Anche il fotografo Mario Giacomelli è stato ispirato da questi “ricordi, ombre troppo lunghe/ del nostro breve corpo”. Tornando alla famiglia del poeta, il padre, di origine marchigiana (di Pollenza se non erro), si era trasferito a Tarquinia e aveva preso in gestione il bar della stazione. Lì nacque il futuro poeta col nome di battesimo di Nazareno Caldarelli il 1° maggio del 1887.»
«Come sei entrato in contatto con le sue poesie?»
«Sono venuto a contatto con la sua poesia nel 1959, in occasione della sua morte. Tutti i giornali e la televisione ne parlarono dandole grande spazio, un po’ come successe, tra gli ultimi letterati, a Moravia. Erano gli anni dell’Accademia di Arte Drammatica. Lo considero il più importante poeta italiano del Novecento insieme a Montale. Ricordo di aver condiviso questa opinione in una conversazione con lo scrittore Alberto Bevilacqua, che si disse dello stesso avviso. Così lo hanno amato anche il critico Fabio Ciceroni e l’incisore, nonchè poeta, Luigi Bartolini. Credo che nessun poeta sia riuscito come Cardarelli ad entrare nei sentimenti umani e a renderli evidenti a tutti.»
«Dicevi che la lettura delle sue poesie ti ha accompagnato lungo tutta la tua esperienza teatrale e personale…»
«Pensa, nel 1989 fui chiamato a Tarquinia per recitare le sue poesie in occasione del 30° anniversario della morte del poeta. Mi invitò il suo biografo ufficiale, Bruno Blasi, che ne aveva raccolto anche tutte le lettere in due volumi. Potei recitare le poesie di Cardarelli nella splendida cornice di Palazzo Vitelleschi e in quella circostanza fu assegnato anche il premio Tarquinia-Cardarelli. Un palazzo straordinario, che ospita il Museo Nazionale Etrusco, molto suggestivo e ricco di reperti di tombe etrusche. Blasi mi accompagnò anche a visitare la tomba di Cardarelli, che si trova in fondo al cimitero monumentale di Tarquinia proprio vicino alle tombe etrusche secondo un suo espresso desiderio. Qui provai un’emozione molto forte, mi commossi profondamente. Mi venne spontaneo paragonarla a quella che provò Leopardi davanti alla tomba del suo amatissimo torquato Tasso. Un altro bel ricordo è legato alle parole di un’insegnante del liceo tarquiniese, che disse di non potermi ringraziare mai abbastanza per aver fatto loro conoscere Cardarelli.»
«Ti vedo emozionato ancora adesso…»
«È vero, ho acquisito una tale familiarità con le sue opere e il suo mondo interiore che mi sembra quasi di averlo conosciuto di persona, anzi, forse meglio ancora di molti che lo conoscevano di persona. Mi ha aiutato continuamente a capire le mie difficoltà e i miei sentimenti. Ne ho parlato spesso anche con Mario Giacomelli, che lo ha amato molto. A volte mi ha trattenuto a lungo nel piccolo spazio della sua tipografia a parlare di Cardarelli e di altri poeti. Lo incuriosiva tutto, gli piaceva la sfida di tentare di fotografare i sentimenti dei poeti. Era il fotografo che sarebbe piaciuto a Schelling, se abbiamo già detto che come poeta gli sarebbe piaciuto Cardarelli. Forse in pochi si sono accorti di quanto sia vicino a Leopardi il “fanciullo/ che niun vezzeggia ed è vestito a nuovo” della poesia “Memento”, che sembra un dialogo con il poeta recanatese:
L’idea che ci facciamo d’ogni cosa
è cagione che tutto ci deluda.
È mal sognare il vero,
architettar l’ignoto.
Il male è nella nostra fantasia
che perfetto e mirabile si finge
ogni evento,
è nell’ansiosa attesa
del giorno beato,
del fortunato incontro
che poi ci disinganna.
Sospiravam la festa. Ecco è venuta.
Passan l’ore fugaci e malinconiche
come per il fanciullo
che niun vezzeggia ed è vestito a nuovo.
Il bene talvolta fa ressa,
di soffocarci minaccia.
Ma il male è continuo, stillante.
Il bene è l’infrazione, il male è norma
della nostra esistenza.
Molto famosa è anche “Gabbiani”, ove è espresso il desiderio di avere finalmente un luogo dove trovar pace, quello stare “in perpetuo volo” della vita senza mai arrivare alla profondità e stabilità delle cose. Ringrazio moltissimo Alessandro Castriota per la fatica di adattare video e musica.»
«Concluderei il nostro colloquio con le vibrazioni di un frammento della poesia “Arpeggi”, dei versi di grande grazia e musicalità che mi sono sempre piaciuti molto.»
E’ la delicatezza della sua voce, quella di Di Mauro, ad intonare le parole, ad attirare la “com/prensione”, la “com/passione”, l’essere con il sentire di un altro, dappresso, prossimo anche e forse soprattutto nella mancanza di coincidenza tra sentire e sentimento.
Ogni volta è una scoperta, il lavoro di Giuseppe, non solo di un autore ma anche della poesia, che si rincorre nel suo contatto con la vita attraverso una varietà di versi, inesauribile. Ed irrevocabile essa stessa… la poesia.
Grazie ancora, Giuseppe, e grazie Andrea per il tuo accompagnare discreto e puntuale, che permette ad un “autore di autori” di raccontare ed avvicinare così ricche esperienze di scavo e ricerca vitale, tali da rendere più presenti al presente, a quanto c’è e non si vede per trasporto verso ciò che sembra mancare…
Buonasera,
considero Cardarelli il maggiore Poeta Italiano del ‘9oo senza
ombra di dubbio. Tutte le sue Poesie sono vive bellissime e
quello che maggiormente è importante sono semplici. Io ho sempre
sostenuto che il segreto della vita è la semplicità . Qualcuno
lo paragona a Montale, nella produzione del Poeta Ligure poche sono
le Poesie che si comprendono ad una prima lettura, mentre quelle
di Cardarelli sono tutte piccoli capolavori.
Poesie come : – Alla deriva – Alla morte – Arpeggi -Diario – Passato – Abbandono – Attesa – Illusa gioventù – Distacco –
non hanno rivali, non sono seconde a nessuna.
Una domanda, se possibile. Perchè da nessuna parte si recita per
intero la Poesia Arpeggi.
Cordialmente – bruno bedoni – Firenze