e se nessuna porta
s’apre alla tua fatica,
se ridato
t’è ad ogni passo il peso del tuo volto,
se è tua
questa che è più di un dolore
gioia di continuare sola
nel limpido deserto dei tuoi montiora accetti
d’esser poeta.
(Un destino – Antonia Pozzi)
Il 13 febbario del 1912 nasceva a Milano Antonia Pozzi, figlia di famiglia facoltosa, ragazza coltissima e dalla sensibilità acuta. Poetessa e fotografa, Antonia si è accostata molto giovane alla poesia e può essere considerata una delle voci femminili più intense del Novecento. Dietro le sue poesie così dirette e apparentemente semplici, si nasconde una mano sicura, uno sguardo maturo che penetra diritto nelle cose della vita. Alla delicatezza e gentilezza della descrizione di sentimenti e paesaggi, soprattutto montani, si accompagna la fisicità dei luoghi, dell’essere qui e ora, e una profonda inquietudine del non compiuto, che va ben oltre i turbamenti giovanili per farsi sentimento universale. Il suo sentire aristrocratico (nel senso più alto del termine) e allo stesso tempo moderno non poteva trovare spazio in una società chiusa nei confronti delle donne e segnata dagli anni bui della dittatura. Antonia si toglieva la vita a soli 26 anni, nel dicembre del 1938, secgliendo di andare a morire nei pressi dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano.
Segnaliamo alcune poesie di Anonia Pozzi, tratte dal volume “Antonia Pozzi. Tutte le opere” a cura d Alessandra Cenni (Garzanti).
La roccia
Trine di betulla
nella valle
i pensieri –
ma ieri
quando soli erravamo
sulla nuda montagna –
il taglio
delle rupi più eccelse
era il disegno
della mia forza – in cielo.
E non parlare di rovina
tu cuore –
fin che uno spigolo nero a strapiombo
spacchi l’azzurro
e una corda s’annodi all’anima
bianca
come le ossa del falco
che sul torrione più alto
regalmente ha voluto
morire.
Desiderio di cose leggere
Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste
e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –
Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –
Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –
Pudore
Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrosisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
In rete:
– Antonia Pozzi, sito web dedicato alla poestessa
– Articolo su Antonia Pozzi dal blog letteratio Viadellebelledonne
– “Poesia che mi guardi”, il film di Marina Spada dedicato ad Antonia Pozzi su RaiLetteratura
la poesia “Pudore” mi fa piangere ogni volta che la leggo….
Grazie Valeria, per questo lavoro certosino e delicatissimo che doni alla conoscenza ed alla lettura, anche in onore di questa donna, Antonia Pozzi, per sempre giovane quanto la sua breve vita.
Ha saputo lasciare un segno di freschezza inedita nella poesia e nella consapevolezza di genere. Le sue parole ne sono segnate e sono preziose anche per questo.
Condivido la tua emozione per la poesia “Pudore”…Grazie per aver averlo scritto.
Grazie a te Matilde!
hai fatto bene a ricordarla Valeria, perché me l’hai fatta scoprire. Penso agli anni in cui Antonia P è cresciuta, anni non certo belli per l’Italia, tra una guerra immonda e un regime violento. Eppure, le sue parole erano già introspezione di un futuro scrivere, che fanno apparire tanti celebrati scrittori del tempo abbastanza obsoleti e irreali.
Grazie per il tuo intervento Davide!