Un anno dopo il nostro ultimo intervento sul futuro digitale dei libri, e a pochi giorni dalla chiusura del Salone Internazionale del Libro di Torino, vogliamo nuovamente rilanciare la discussione. Stampa cartacea e on-line da una parte (quando non sono le facce di una stessa medaglia), e blogger dall’altra, hanno colto (ormai da qualche anno) l’occasione della kermesse torinese per sensibilizzare (sensibilizzarsi) sull’argomento.
Come nel 2010 quando Wuz organizzò un convegno dal titolo “Arrivano gli e-book”, dove intervennero Jacopo De Michelis (Marsilio), Daniele Di Gennaro (Minimum Fax), Alfieri Lorenzon (Centro per il Libro), Stefano Mauri (GeMS), Cesare Sironi (Telecom), Mauro Zerbini (IBS) e Gian Arturo Ferrari, l'(ex)uomo più potente dell’editoria italiana, già direttore della Divisione libri Mondadori e oggi presidente del Centro per il Libro la Lettura voluto dal Ministero dei Beni Culturali, che parlò di una “rivoluzione in atto di cui siamo consapevoli”.
Anche quest’anno al Salone del Libro Gian Arturo Ferrari è stato uno dei nomi più pokies online ricercati. Il 3 maggio scorso è comparsa su La Stampa un’intervista di Mario Baudino, nella quale Ferrari, curatore per il Lingotto della mostra  “Libri che hanno fatto l’Italia, “parlando “diacronicamente” del libro (dai papiri all’e-book) lanciava l’idea di un “Museo del libro” nella palazzina di Stupinigi, chiosando “Per ora le risposte sono positive. Le idee vanno fatte circolare, solo così tendono a tradursi in realtà “.
Al Lingotto hanno trovato spazio numerosi esperti di editoria digitale e distributori di ebook in rete, con in main events animati da Telecom Italia, Bookrepublic, Simplicissimus, Invasioni Mediatiche e dall”AIE, per i quali vi rimandiamo al sito del Salone del Libro. Numerose le reazioni della stampa e dei blogger che non farete fatica a trovare sul web.
Chiudo con Gian Arturo Ferrari nell’intervista di Pietro Piovani su Il Messaggero di oggi. Ferrari ribadisce che “si può discutere del quando, ma è assolutamente certo che sul lungo periodo leggeremo in formato elettronico e non più su carta”; quanto al prezzo “con l’ebook un libro potrà costare almeno il 70% in meno, forse l’80%”, risparmiando sui vari costi di produzione e distribuzione, che oggi sono tenuti alti per scelta degli editori che non vogliono “penalizzare troppo i loro libri su carta”, ma che “è un fenomeno contingente: nel tempo ci sarà una drastica riduzione dei prezzi”.
A voi la parola.
Con buona pace di Gian Arturo Ferrari, io sto dalla parte di Umberto Eco, il quale ha detto, mi pare, cose molto sensate sul futuro dei libri (vedi, a esempio, La memoria vegetale, Milano, Rovello, 2006; e Non Sperate di liberarvi dei libri, Milano, Bompiani, 2009, volume dialogato tra Eco e Jean-Claude Carrière, per la cura di Jean-Philippe de Tonnac).Senza stare a tirare in ballo considerazioni tecnologiche, del tipo che il libro è una delle invenzioni più longeve del mondo (in questo senso fan sorridere i tempi corti della memoria digitale: quanto è durata la storia dei floppy disc?), vengono in nostro soccorso alcune brevi e familiari considerazioni umane: tolto il fatto che il libro profuma; che la carta invecchia e quindi sente lo scorrere del tempo; che la temporalità è ciò che più ci appartiene (come esseri umani), sebbene da ogni parte si cerchi di combatterla (vivere in un’epoca “post” non è forse un tentativo di annullare la temporalità ?); il libro di carta ha altri piccoli vantaggi: lo senti frusciare quando volti le pagine mentre sei a letto, o sei, concedetemelo, in bagno. Lo vedi, lo tocchi, lo rovini, ci fai le orecchie in quelle belle pagine, lo riponi sullo scaffale, assieme ad altri cento, lo guardi, lo riprendi in mano dopo anni, un poco ingiallito e con una altro odore… quante cose può il libro vegetale che non può quello digitale!
Grazie Giacomo per l’intervento. Mi piacerebbe leggere qualche altra opinione…
Forse esco dall’argomento, ma neppure troppo. Mi riferisco al DRM, la protezione digitale che dovrebbe impedire la pirateria. Non serve a nulla, non è servita a proteggere la musica, non aiuterà i libri a salvarsi da chi non vuole comprare. In compenso, spinge me a non acquistare ebook con DRM (al massimo, ebook con Social DRM).
Tornando al post. I libri di carta ci saranno sempre, come la radio. Per fortuna quelli elettronici spingeranno le persone a comprarne di più. Ma è ridicolo il “Meglio la carta per le sensazioni che mi regala”. Io voglio storie, e se sono scritte bene, dopo qualche istante ci precipito dentro. Dentro a un iPad o volume da 600 pagine: a quel punto non me ne importa molto.
D’accordissimo con te, Marco, sul fatto che a entrare in una storia bella, ci si dimentica il supporto. Ma… probabilmente le mie riflessioni hanno qualcosa del bibliofilo, qualcosa che va al di là del piacere del testo. Siamo tutti concordi nel dire che un testo dà piacere per motivi interni, che rientrano nella meccanica narrativa. Tuttavia non credo vi sia nessuno che abbia difficoltà ad ammettere di preferire la lettura in un bel volume bodonianamente steso, che non nelle ristrettezze di una edizione economica, nelle carta leggermente ocrata uscita da una cartiera con qualche quarto di nobiltà , piuttosto che su una carta volgarmente bianca, accecante. Da ciò ricavo che, oltre a un piacere del testo, c’è anche un piacere del libro, che concorre, secondo me, a spiegare perché un testo dà piacere. Tenere in mano un ipad non credo mi potrà mai dare le stesse sensazioni che mi dà un libro.
Con questo, spero davvero che gli ebook possano spingere le persone a comprare più cultura. Lo spero davvero. Ciao Marco e grazie della replica.