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La terra di Agrà

Natale Patrizi

Natale Patrizi
foto di Marcello Sparaventi

 

La terra di Agrà (percorso) mostra personale di Natale Patrizi

Inaugurata venerdì 8 agosto, la mostra personale di Natale Patrizi si svolgerà fino a domenica 7 settembre a Mondolfo nel Salone Aurora presso il Complesso monumentale di Sant’ Agostino.
L’esposizione aperta nel fine settimana è visitabile anche su appuntamento contattando l’Ufficio Cultura al telefono 0721.959677.
L’iniziativa organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Mondolfo raccoglie una carrellata di opere realizzate da Patrizi nel corso della sua carriera di artista.
Il testo critico è curato da Cristina Petrelli che presenterà il lavoro di Natale in un catalogo d’arte.

Patrizi racconta con passione la sua terra, le nostre colline, guarda con occhio innamorato ogni forma pura che si svela nel paesaggio; la sua pittura si concentra sul colore con pennellate ampie e gestuali. La ricerca di Agrà parte dalla natura per attraversarla, andare oltre e il paesaggio sembra non bastare all’artista che scopre il suo segreto più intimo. L’immagine simbolo della mostra e altre contenute nel catalogo sono state realizzate dal fotografo fanese Marcello Sparaventi, ed hanno la capacità di rappresentare il rapporto intenso di Agrà con il suo paesaggio.

Data: Da Venerdì 8 Agosto a Domenica 7 Settembre
Luogo: Salone Aurora – Complesso Monumentale di Sant’ Agostino – Mondolfo
Orario apertura mostra: Venerdì, Sabato e Domenica dalle ore 21 alle ore 23 e su appuntamento.
Info: 0721.960665 – 0721.959677
email: turismo@comune.mondolfo.pu.it
web: www.comune.mondolfo.pu.it
Testo Critico: Cristina Petrelli
Immagini fotografiche: Marcello Sparaventi
Organizzazione: Comune di Mondolfo – Assessorato alla Cultura
Patrocini: Comune di Mondolfo, Provincia di Pesaro e Urbino, SPAC Sistema Provinciale Arte Contemporanea

 

Echi di paesaggio

Le Marche, pur nelle differenze delle singole aree, esprimono un carattere proprio e inconfondibile.
Il campo d’azione di Agrà, in questo vasto territorio, è la zona compresa tra le valli del Metauro e del Cesano. Lo stesso termine Agrà, usato quale nome d’arte, è già una dichiarazione poetica: rimanda direttamente alla campagna e al lavoro della terra. Di fatto, sin da quando ha iniziato a dedicarsi con continuità alla pittura, dai primi anni Sessanta, Natale Patrizi ha rivolto la propria attenzione al paesaggio. In maniera costante, ossessiva, l’artista continua a riprodurre questo pezzetto di entroterra marchigiano.
Un procedere che lascia intuire come per lui non si tratti solamente di scegliere una particolare veduta, ma il luogo in cui vive diventa il referente unico della propria pittura.

Nativo di Mondolfo (PU), Patrizi si sofferma sul paesaggio, ma anche sulle presenze che lo animano: le donne, i fanciulli, le ragazze. In tal modo il territorio, da semplice oggetto della pittura dell’artista, si scopre essere l’unico oggetto possibile.
Necessariamente, come gli artisti di fine Ottocento, prediligendo la pittura “en plein air“, usa recarsi sul posto per dipingere. L’osservazione diretta della natura è quindi motivo primo e fondamentale per la nascita delle sue opere, ma non solo in relazione al soggetto da riprodurre. Non si tratta di una semplice esperienza fisica, ma di una fase indispensabile del processo creativo. Lo dimostra anche il ciclo di affreschi realizzati nella chiesa parrocchiale di San Giorgio in Foglia a Borgo Massano (PU). Interessa di questo lavoro, purtroppo non più visibile, come l’artista si sia trovato a dipingere in un luogo chiuso, con le pareti che costituiscono una brusca e insormontabile separazione dall’aria aperta. Nonostante questa limitazione, nell’immaginare un’ambientazione per le scene sacre – San Giorgio e il Drago, la Madonna col Bambino e il Battesimo di Cristo – l’artista si trova a rappresentare, ancora una volta, le colline marchigiane, con i campi coltivati, le case coloniche e i piccoli paesi adagiati sui crinali. La stessa Madonna assume l’aspetto di una popolana, di una madre che tiene in braccio il bambino affacciata a una finestra.
Richiami continui al proprio territorio che rendono la sua arte estremamente comprensibile e, nello stesso tempo, costituiscono le tappe di un percorso interiore, di una lenta e necessaria ricerca identitaria. Nelle opere di Agrà trova voce quell’espressione autentica di un luogo, il suo carattere originale e inconfondibile, che potremmo far coincidere con l’antico Genius Loci dei latini.
Un sentimento che lega le opere, e il proprio autore, a questo territorio. Un puro e profondo senso di appartenenza che affiora dai dipinti, dalle ceramiche, dalle incisioni. L’artista si sente a casa solo in questo posto e non in altri, qui si trovano le proprie radici.

Recarsi a dipingere fra le colline e le valli, che poi diventano i soggetti delle sue opere, è per Patrizi come un incontro intimo, come l’andare a trovare un amico quando si ha bisogno di parlare. La propria terra non è, dunque, qualcosa di statico, semplicemente da rappresentare, ma è viva e mutevole; con essa si può interloquire. Non si tratta di descrivere un paesaggio, ma di rendere un proprio sentimento. Un approccio personale che viene tradotto dall’artista con pennellate ampie e gestuali. Agrà procede in modo rapido, sovrapponendo il colore a un uniforme fondo nero, steso in precedenza. Un lavoro di stratificazione, di aggiunta, che accosta il dipingere al modellare e la tempera a una massa plastica. L’indole vigorosa e impulsiva dell’artista conduce la propria pittura verso esiti astratti. Un processo messo maggiormente in evidenza nella resa delle figure, nei corpi e nei volti mentre nei paesaggi, coincidendo con le variazioni tonali delle differenti colture, la suddivisione per piani di colore consente una percezione meno chiara dell’operazione attuata dall’artista. L’intento figurativo, comunque presente nel suo lavoro, viene sottoposto a una semplificazione formale. La figura viene definita da un segno spesso e irregolare, a volte ottenuto dall’emersione del colore nero di fondo, altre dalla necessaria costruzione spaziale, soprattutto nelle figure (Ragazze svedesi, Svedese, Sequenze).

A Patrizi non interessa l’illusione suscitata dalla pittura; l’artista procede per ampie e imprecise campiture che lasciano affiorare il fondo o addirittura il supporto, sia che si tratti di cartone, tavola o tela. In questo, chiara è la comprensione del processo che da Cézanne, con l’iscrizione delle forme naturali all’interno di solidi geometrici, a Picasso, quindi al Cubismo, conduce fino all’astrattismo. In Patrizi la figura viene scomposta attraverso un’operazione di semplificazione che procede per piani di colore. Un procedimento analogo a quello attuato da Frantisek Kupka nel suo Planes by Colors, Large Nude, meglio conosciuto come Grande Nudo, dove la spazialità viene ottenuta per gradazioni cromatiche. Allo stesso modo Patrizi comunica la profondità facendo ricorso a forme geometriche che vanno a coincidere con le diverse campiture tonali e spesso, direttamente, con le singole pennellate. Questo risulta ben leggibile nella resa delle figure, in opere come Studio per la Madonna di Borgo Massano, Finestra di Montelabbate – Farneto, Sequenze, ma non è meno presente nel paesaggio anche se l’effetto si perde nella coincidenza dei piani geometrici con i differenti colori dei campi. Una riduzione all’essenza, con chiaroscuri netti, lumeggiature improvvise, forme definite da pochi ed essenziali tocchi di pennello.

Una pittura, quella di Patrizi, che diventa espressione di un personale percorso interiore dove il paesaggio si trasfigura per lasciare spazio a un emozionante tracciato cromatico.

Cristina Petrelli

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