Milk and honey to Santiago
di Sara Moneta Caglio
II.
Verso il cammino
Un bel giorno, così com’era comparso, all’improvviso era sparito. Senza un addio, ma con il seme che aveva gettato in me e che ormai poteva crescere senza possibilità di essere estirpato. Aveva radici molto salde nella terra fertile del mio corpo coltivabile.
Ora sapevo che spettava a me difendere ciò che di me avevo imparato.
Una sera, poco tempo dopo, sfogliando il giornale in cerca di un cinema da vedere, scovai quel titolo, tra le righe dense di proposte. The way. Era un segno. Luca era via, in uno dei suoi soliti lunghi viaggi di lavoro, ed io avevo voglia di uscire. Sola, quella sera. Concedermi uno di quei miei momenti che poi ho scoperto apprezzare così tanto. All’inizio ci può far paura la solitudine, ma poi scopriamo che è così solo se la trasformiamo in inquietudine. E non era il mio caso. Cercavo di diventare sempre più mia amica. Sempre più fedele e attenta alla mia natura, alle mie esigenze.
In quella sala ero sola. Un’esperienza indimenticabile. Bastò un momento perché anch’io abbandonassi la poltrona e mi trovassi, direttamente, al centro di quella storia così commovente. Sentivo i piedi stanchi. Come se stessi percorrendo tutte quelle tappe, sulla mappa tracciata dai protagonisti, dal mio amico Santiago, che con me aveva disegnato ogni passaggio.
È lì che compresi, ancora meglio, che il film ero io. Che ognuno di noi deve avere un ruolo determinato in quel copione predestinato.
A casa, così eccitata, non riuscivo a prender sonno. La mente viaggiava in direzione inconfondibile. Non c’era traccia di stanchezza nella mia volontà di arrivare.
Tutto sembrava così chiaro. Sarei partita. Non in quel momento, ma il momento sarebbe arrivato. Non l’avrei cercato, l’avrei pazientemente aspettato. L’avrei aspettato, spalancando la mia seconda porta. Quella della possibilità . Quella della scoperta, dopo aver richiuso quella del chiosco di giornali del mio quartiere.
Quale sarebbe stata l’altra mia mossa non mi era dato di sapere. Sentivo addosso un entusiasmo nuovo che scorreva tra i miei pensieri e li cominciava a trasformare in progetti che stavano in piedi.
Ho sempre viaggiato tanto con le mie gambe. Mi hanno portato ovunque. Sulle cime di tutte le montagne perlustrabili. Sulle vette ancora inviolate. Mi hanno portato a conoscere il silenzio. A sfidare i miei limiti, mai quelli della natura che ho sempre rispettato.





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