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Giuseppe Di Mauro recita “Della infanticida Maria Farrar” di Bertolt Brecht

Bertolt Brecht

“Un pugno nello stomaco”, dico dopo qualche attimo di silenzio, “mi hai tirato un pugno nello stomaco questa volta.” Non sa subito cosa dire neanche lui lì per lì, ma questa era la sensazione che ho provato quando Giuseppe Di Mauro mi ha mostrato il video a cui aveva lavorato con tanta cura nelle settimane passate. Perchè ascoltare e fermarsi a riflettere su quanto si è appena sentito non basta a recuperare del tutto il confortante equilibrio mentale in cui ci culliamo quotidianamente. Anzi, forse è proprio questo l’effetto che ha cercato di ottenere Bertolt Brecht lasciando insoddisfatto il desiderio della catarsi e mettendosi dalla parte di chi apparentemente non può che essere giudicato colpevole. Eppure… Inevitabilmente il pensiero vola al mito dell’infanticida per eccellenza, la fascinatrice Medea della tragedia greca, ma immediatamente dopo si ferma sull’orlo dell’abisso che la separa dall’ordinaria e misera Maria Farrar della moderna civiltà industriale, che vive in mezzo agli altri, ma della cui grande sofferenza nessuno si accorge.

“È la poesia dell’amore negato, del desiderio di amore che non può esser soddisfatto”, dice Giuseppe, “perchè, chi mai può innamorarsi di una giovane orfana rachitica? Quale diritto all’amore può reclamare una qualunque sfortunata Maria Farrar? Eppure può succedere, è successo anche a lei, di cadere in tentazione. Brecht è un grande poeta e rimase fortemente colpito dallo scandalo di questo cosiddetto ‘fatto di cronaca’. Ho recitato molto spesso questa sua poesia e vi sono molto legato, il ritornello è una verità che non dovremmo mai dimenticare:

ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

Avrei desiderato ballare con lei almeno un valzer, che è il poco che posso dedicarle.”

Diretto e interpretato da Giuseppe Di Mauro, realizzato da Roger Conti, musiche di De Andrè e Sibelius.

Della infanticida Maria Farrar (Von der Kindsmörderin Marie Farrar, dal Libro di devozioni domestiche, 1927, di B. Brecht)

1

Maria Farrar, nata in aprile, senza segni
particolari, minorenne, rachitica, orfana,
a sentire lei incensurata, stando alla cronaca,
ha ucciso un bambino nel modo che segue:
afferma che, incinta di due mesi,
nella cantina di una donna ha tentato
di abortire con due iniezioni
dolorose, lei dice, ma senza risultato.

Ma voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

2

Tuttavia, lei dice, il prezzo stabilito
lo ha pagato subito, si è legata stretta,
ha bevuto la polvere di pepe nello spirito
ma quello d’una purga, non altro, fu l’effetto.
Le si gonfiava il ventre a vista d’occhio, allora
lavando le stoviglie, aveva assai sofferto.
Lei stessa, così dice, era cresciuta ancora.
Molto aveva sperato pregando la Madonna.

Anche voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

3

Ma, così pareva, era inutile pregare.
Si pretendeva troppo. E quando fu più grossa,
le venne il capogiro durante il mattutino. Sudò più d’una volta
ed anche per l’angoscia, ai piedi dell’altare.
Ma lei tenne segreta la sua condizione
fino a quando la colsero le doglie del parto.
Ci era riuscita: nessuno credeva che fosse
caduta in tentazione, lei così sgraziata.

E voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

4

In questo giorno, lei dice, alla mattina presto
sente una fitta, lavando le scale,
come spilli nel ventre. Un brivido la scuote.
Ma pure le riesce di nascondere il suo male.
E tutto il giorno, stendendo i suoi panni,
si rompe la testa, poi le viene in mente
che doveva partorire, ed improvvisamente
sente una stretta al cuore. In casa torna tardi.

Ma voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

5

La si chiamò ancora, mentre era coricata:
la neve era caduta e doveva scopare.
Alle undici finì. Era lunga la giornata.
Soltanto nella notte poté sgravarsi in pace.
E partorì, a quanto dice, un figlio.
Il figlio somigliava a tutti gli altri.
Ma lei non era come le altre madri.
Non la schernisco: non ce n’è motivo.

Anche voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

6

Lasciate che io seguiti a narrarvi
come finì la sua creatura,
(nessun particolare lei vuole celarvi)
così di ogni essere si vede la natura.
Appena giunta a letto un forte malessere l’aveva pervasa, e, da sola,
senza sapere quello che succedesse
a stento si trattenne dal gridare.

E voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

7

Con le ultime forze, lei diceva, seguitando,
dato che la sua stanza era fredda da morire
al gabinetto s’era trascinata, e lì (quando
più non ricorda) partorì alla meglio
così verso il mattino. Lei dice ch’era tutta
sconvolta ormai e mezzo intirizzita
e il suo bambino lo reggeva a stento,
poiché nella latrina ci nevicava dentro.

Anche voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

8

Fra la stanza e il gabinetto, prima, lei dice,
non avvenne proprio nulla, il bambino scoppiò in pianto
e questo l’urtò talmente, lei dice,
che con i pugni l’aveva picchiato tanto
alla cieca, di continuo, finché smise di piangere.
E poi s’era tenuta sempre il morto
vicino a sé, nel letto, per il resto della notte
e al mattino nel lavatoio l’aveva nascosto.

Anche voi, di grazia, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

9

Maria Farrar, nata in aprile,
defunta nelle carceri di Meissen,
ragazza madre, condannata, vuole
mostrare a tutti quanto siamo fragili.
Voi, che partorite comode in un letto
e il vostro grembo gravido chiamate «benedetto»,
contro i deboli e reietti non scagliate l’anatema.
Fu grave il suo peccato, ma grande la sua pena.

Di grazia, quindi, non vogliate sdegnarvi:
perché ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri.

3 Risposte a “Giuseppe Di Mauro recita “Della infanticida Maria Farrar” di Bertolt Brecht”


  1. 1 giuseppe di mauro Feb 26th, 2013 at 6:32 am

    caro Andrea, le tue parole aggiungono emozione ad emozione,e mi fanno rivivere la tenerezza che ho sempre provato ogni volta che recitando la storia di Maria mi portavo in mezzo al pubblico per pregarlo a comprendere che “OGNI CREATURA HA BISOGNO DELL’AIUTO DEGLI ALTRI” e credimi! tutti mi ascoltavano in silenzio e vivevano l’Amore,il desiderio di Amore di questa donna come proprio…questa Poesia mi lega a mille ricordi importanti e personali.E quel verso:”ERA ACCADUTO ANCHE A LEI COSI’ SGRAZIATA DI CADERE IN TENTAZIONE”…Quel verso!!!Quel verso!!!

  2. 2 matilde avenali Feb 26th, 2013 at 10:33 am

    A Giuseppe

    Un urlo nel mondo si stende / senza cielo, incarcerata / carne appartenente alla croce /senza resurrezione, il gelo / incastonato gioiello del dolore / più vivo ancora l’essere ucciso dall’indiferrenza / Un urlo sul mondo scende / una supplica intaglia l’ascolto / una voce chiama altra voce / fino all’anima intima il vero.

  3. 3 giuseppe di mauro Feb 26th, 2013 at 11:16 am

    Cara Matilde,mi piace questa tua poesia dedicata a Maria Farrar,in ogni verso tu cogli il dolore di Lei e l’indifferenza varso di lei..un grande grazie per ognuno di questi versi…ti auguro una buonissima giornata..beppe

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