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Salvatore Niffoi a Ventimila righe sotto i mari: intervista all’autore

Venerdì 17 luglio, ore 21.15, per il secondo appuntamento con la rassegna, organizzata dal Comune di Senigallia, Ventimila righe sotto i mari interverrà lo scrittore Salvatore Niffoi per presentare il suo ultimo libro “Il pane di Abele” (Adelphi Editore). Il libro racconta la grande amicizia nel paesino sardo di Crapiles di due bambini diversissimi tra di loro: Zosimo, figlio di pastori da generazioni e generazioni, e Nemesio, figlio di un segretario comunale approdato per lavoro nell’isola.

Nel corso della presentazione verranno letti alcuni tra i brani più suggestivi da “Il pane di Abele”.

L’incontro si terrà presso il Cortile della Rocca Roveresca di Senigallia.

In esclusiva per Libri Senza Carta, l’intervista di Antonio Maddamma a Salvatore Niffoi.

Signor Niffoi, vorrei ci parlasse del suo ultimo romanzo “Il pane di Abele”, una storia di amicizia e di vendetta fra due “vradres”. Cominciando dal titolo… Un breve ma preciso accenno al mito di Caino e Abele l’ho trovato in uno suo racconto da “L’ultimo inverno” dove lei scrive “infastidito da quelle parole che non voleva capire per non rinnovare l’antico gioco di Caino e Abele, Cricheddu attraversò il pregatoio e la sala mensa; passo seguìto da una sua riflessione sui figli delle vittime e sulle figlie dei carnefici. Qui, nonostante ci voglia “più coraggio a perdonare che a scannare“, la violenza contro l’altro e contro di sé trova il suo massimo compimento. Ma qui c’è di mezzo una donna…

Il pane di Abele è il pane dell’amicizia. E’ una storia di due amici che credevano di essere uguali, ma alla fine si scoprono diversi. Nemesio, partito per il Continente, torna nell’isola profondamente cambiato. Tanto da spezzare, compiendo adulterio con Colomba, quel legame di fratellanza con Zosimo, che mai avrebbe creduto nulla potesse infrangere. Seguono un omicidio e un suidicio. Un omicidio, ma Zosimo in fondo ha già ucciso l’amico sputandogli addosso. Poi  un suidicio, ma di un uomo che è già morto. In fondo nel mio romanzo c’è anche un po’ la ballata de “La guerra di Piero” del mio amico Fabrizio De André. Alla fine di tutta la storia chi vince? Potremmo dire chi preme prima il grilletto, ma in fondo tutto sarebbe potuto accadere a parti inverse. La moglie di Zosimo, poi, è una figura atipica nel mio pantheon barbaricino: Columba Bonosu, alla lettera “colomba buona”, in realtà dimostra di essere tutt’altro, facendo di un amore tradito il tradimento di una amicizia.

Nei suoi romanzi è fortissimo il senso del tempo: la girandola dei secondi” ne “La vedova scalza”, “il caleidoscopio del tempo” e “il mosaico della memoria” in “Ritorno a Baraule”, “gli orologi considerati il cuore d’acciaio e rubini degli uomini” ne “Il pane di Abele”…

Ed anche ne  “La leggenda di Redenta Tiria”, dove tempo è qualcosa di ossessivo. Il tempo dei miei nonni era qualcosa di prezioso e un orologio era un elogio del tempo. Gli uomini della mia terra non lo tenevano mai esposto, ma in una apposito taschino della loro giacca di velluto. Personalmente ne posseggo uno di mio nonno con la data della mia nascita.  Sono macchine del tempo, da questo punto di vista.

Poi il tema della morte. I suoi personaggi sono figure tragiche iscritte nel circolo nascita-copula-morte. E’ solo uno stratagemma narrativo o c’è qualcosa di più?

E’ destino comune ai tutti gli uomini. In Sardegna al senso dell’ineluttabilità della morte uniamo quello dell’ineluttabilità del male, che è la molla che muove l’umanità nel mondo.

In una sua recente intervista a “Il Caffè” lei ha dichiarato di considerare Giuseppe Dessì il maggior scrittore sardo del Novecento. Proprio di Dessì, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita, scrittore salutato dal Contini per “San Silvano” come il “Proust sardo”, ho avuto recentemente modo di leggere ed apprezzare “Paese d’ombre”, forse il suo romanzo più compiuto.

Beh, no, non è proprio quello che ho detto… In poesia direi Francesco Masala; come romanziere Salvatore Satta con “Il giorno del giudizio”, capolavoro meraviglioso. Ma prima di tutti Grazia Deledda: molti ne parlano male perché non l’hanno letta. Chi ne parla male, non la considera; chi ne scrive male, non l’ha capita. Ha raccontato un mondo che è vero che era idilliaco…d’altronde le società cambiano la pelle come i serpenti. Ma, badi, il mondo faulkneriano, è sempre fatto dei valori di un francobollo di terra piccolissimo: sono i valori  umani, che oggi sembrano essere soffocati dalla società di mercato, ma sono quelli che contano. Dessì, certo, anch’io ho apprezzato “Paese d’ombre”, ma allora anche Salvatore Cambosu con “Miele amaro”.

Scorrendo le citazioni d’apertura dei suoi romanzi leggiamo Franz Kafka, Cioran, Gesualdo Bufalino. Se ci addentriamo poi fra le pagine dei suoi romanzi troviamo Balzac, Zola, Tolstoj, Manzoni, Verga, De Roberto, Grazia Deledda. Quali altri autori sono stati importanti nella  sua formazione?

Fortunatamente ho una casa con una libreria immensa. Amo molto gli scrittori americani e ho una predilezione per gli ispano-iberici e i sudamericani: Vargas Llosa, Ibanez, Amado. Non è per presunzione, ma piuttosto che leggere certe novità portate dalla serialità editoriale vado a rileggermi autori che che hanno scritto libri preziosi, libri che mi hanno dato molto.

Mi permetto di aggiungere Pirandello. Anzitutto nei suoi personaggi: Alfredino Sapa “che passava dal tragico al comico senza avvertire l’interlocutore”,  Lione il deforme “che venne al mondo come uno che è stato piallato da una parte” e va dispensando a tutti la sua folle saggezza…

C’è tutto Pirandello. Non lo prenda come un aforisma isolato, ma dentro ognuno di noi ci sono almeno due persone. Se guardiamo Zosimo e Nemesio, i due antagonisti de “Il pane di Abele”, vediamo inferno e cielo, bene e male. Ma forse, a guardarli meglio, in fondo in fondo, sono un’unica persona, che, sovrapponendo i due nomi, potremmo chiamare Zemesio.

Poi il tema del magico, quello del Pirandello de “I giganti della montagna” in “Collodoro”…

C’è un’atmosfera magica, ma la storia di Collodoro è reale. Collodoro è realmente esistito. E c’è anche molto di me: Antoni Sarmentu è un ceramista (un’altra delle mie passioni) e si tratta di una storia che ha come sfondo la lotta contro l’esproprio del Monte Piludu, destinato a discarica dell’immondizia del Continente, una lotta sociale che, fuori della veste romanzesca, combattei realmente, pagandone di persona, ai tempi dell’ultimo governo Andreotti.

Nei suoi romanzi, oltre alle cantilene sarde che spesso cadenzano la narrazione, è presente la musica: da “Vola, colomba bianca, vola” alla “Comparsita” a “Johnny Guitar”. Piuttosto che all’ambiente, la musica mi è sembrata funzionale a connotare i personaggi che vi sono immersi.  Addirittura c’è un accenno all’effetto benefico del rock ‘n roll…

Si figuri che dormo anche con la radio accesa. Ascolto molta musica: passo da Ciaikovsky al rock, dalla classica ai Radiohead. Non mi convincono peraltro in certe commistioni che si sono fatte nel canto tradizionale sardo.

Lei ha partecipato, in veste di narratore della sua terra, ad alcuni documentari sardi locali e della piattaforma satellitare. Come è stata questa sua esperienza televisiva?

Non mi piace apparire in televisione.  Nonostante tutta la spazzatura che indubbiamente c’è, la televisione la guardo, e, senza esserne un fanatico, mi concedo anche programmi generalistici.

La nostra è una rivista culturale sul web. Una domanda sul tema. Quale è il suo rapporto con la scrittura digitale e con il mondo di internet?

Sono passato dalla scrittura a mano, alla “lettera 22” al vecchio “486”. I nuovi media non sono altro che strumenti: da utilizzare, governare insomma, non da esserne sopraffatti. Un’agenda la porto ancora, in mezzo ai monti può servire ancora.

La Sardegna…

La Sardegna non è un’isola, non è un monocolore né paesaggistico né linguistico. Sono 377 isole, ognuna con una sua propria identità. La Sardegna è mia madre, la mia vera madre. Ho una madre naturale, che mi ha partorito, ma nella mia isola ho messo le mie radici. Fuori ho messo solo carrozzeria, ma qui sono le mie radici di carne.

12 Risposte a “Salvatore Niffoi a Ventimila righe sotto i mari: intervista all’autore”


  1. 1 Giuseppe D'Emilio Lug 17th, 2009 at 9:21 am

    Intervista molto bella, grazie!

  2. 2 DARIO PETROLATI Lug 17th, 2009 at 10:43 am

    All’intervista molto bella di Valeria
    cosa che sa fare sempre chè non solo colta e fine eppoi
    arrivo io
    intruso
    solo per ricordare

    Erano gli anni della mia ragazzeria e la Rotonda a mare giù sembrava attirare promesse e programmi di certo poi per portare prestigio pure alla città ed anche gli intellettuali sempre guidati con discrezione da Rodolfo Colocci forse credevano nei premi letterari

    Ogni città seppur piccola sperava nel prestigio di avere legato al nome del luogo anche il cognome di scrittori a livello nazionale

    Conobbi seppur ragazzino e dopo disperata corte Vasco Pratolini che mi lasciò una dedica sul suo Metello
    Era in quegli anni considerato il massimo della perfezione letteraria e quando si voleva fare un paragone in positivo e più
    c’era sempre il Metello di Vasco.
    Ogni anno si succedevano autori che dopo il solito giro dalla Libreria Sapere alla Rotonda come se fosse il tutto vetrina succedeva la sera l’avvenimento della premiazione.

    Di riflesso sia per i pochi anni, che ragioni economiche anche non assistetti mai alla cerimonia che sempre mi veniva raccontata poi.

    Una estate arrivò pure uno scrittore “sardo” certo Giuseppe Dessì di cui io nulla sapevo.
    Sembrava conosciuto dalle competenti autorità e vinse il premio logicamente con un libro che mai lessi e nemmeno ricordo il titolo.

    Ora ricordo il fatto piccolo -l’avvenimento- chè ho letto sopra nel commento il nome dello scrittore detto.

    Ecco solo questo desideravo dire
    Un fatterello ora tornatomi in mente dopo aver letto il commento di Valeria.
    Grazie per la ospitalità
    sempre preziosa e a me gradita.
    dario

  3. 3 Andrea Bacianini Lug 17th, 2009 at 11:08 am

    Ben riuscita, lettura molto interessante!

  4. 4 Valeria Bellagamba Lug 17th, 2009 at 11:17 am

    Grazie per i commenti.
    Una sola precisazione: l’intervista non è mia, ma di Antonio Maddamma.

  5. 5 Valeria Bellagamba Lug 17th, 2009 at 12:51 pm

    Bravo Antonio!
    Sono contenta che a Niffoi piacciano i Radiohead…

  6. 6 DARIO PETROLATI Lug 21st, 2009 at 7:25 am

    Sempre alla ricerca del qualcosa che poi è tanto col fiato mozzo e ti trovo un angolo trascurato una chiesa sconsacrata una piazza adibita a parcheggio

    Ma quando c’ero io non erano così o non mi accorsi nel perduto tempo a bighellonare a vuoto delle “cose”

    Chissà perchè oggi così quassù ogni avvenimento culturale di laggiù mi pare più bello costruito delicatamente per farmi soffrire anche della nostalgia dei luoghi e di persone avvenimenti voci nuove

    Allora per consolarmi ogni mattina corro qui per vedere e pensare a quanto siete bravi.
    Sempre qualcosa è.
    grazie,
    dario.

  7. 7 Valeria Bellagamba Lug 21st, 2009 at 3:17 pm

    Grazie a te Dario.

  8. 8 DARIO PETROLATI Lug 23rd, 2009 at 8:57 am

    Oggi è giornata dispari
    come diceva Eduardo nelle sue Commedie opere-Cantate dei giorni pari-Cantate dei giorni dispari-
    La vita la essenza della medesima la sua morale ogni costrutto pare abbia anche un anima
    Ma l’anima o animo dell’uomo sente o è solo impressione come se fosse quasi visione ipermetrope – sensibilità melodrammatica con sottofondo Belliniano commentato educatamente da anna menichetti che coi sonetti della poesia inglese o i pensieri del nostro poeta forse grandissimo filosofo(leopardi)
    e via che debbo rinnegare il sopradetto chè sta arrivando una imperiosa caligine che spacca volgaremente il cielo e spunta dapprima un raggio eppoi un altro disordinati cattivi dispari.
    Allora verrà giorno apparente come lo sguardo di ricca donna borghese.
    dario.

  9. 9 Valeria Bellagamba Ago 4th, 2009 at 11:27 pm

    La registrazione audio dell’incontro con Salvatore Niffoi (17 luglio 2009):
    http://librisenzacarta.it/2009/07/22/il-pane-di-abele-il-podcast/

  10. 10 salvatore niffoi Mag 9th, 2012 at 11:22 pm

    Ho fotografie di Sardegna nel 1965.Per creare un libero in tedesco e italiano bisogno un testo autentico. Interessate?
    Alois Ottiger

  1. 1 Sardinia Island » Blog Archive » Salvatore Niffoi Pingback su Feb 28th, 2011 at 10:12 am
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