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Le Stagioni di Mario Rigoni Stern

“Sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”.
Comincia così l’ultimo libro del ‘grande vecchio’ di Asiago, Mario Rigoni Stern. Un libro scelto un po’ a caso, un po’ per curiosità fra i banconi di un bookshop bolognese. Dall’autore de Il sergente nella neve e la Storia di Tönle un altro capolavoro di leggerezza ed intensità. Come la neve, appunto. Un libro sulle stagioni, sempre uguali nel loro ripetersi e pur sempre diverse. E nelle stagioni di un anno le stagioni di una vita ed in queste ancora la memoria delle generazioni che quelle stagioni hanno vissuto.

Il racconto comincia con l’inverno delle nevi “mille stelle sorelle” di Zanzotto ed il ricordo di Vittorini e Primo Levi, con la memoria dolorosa della campagna di Russia e la polenta dell’alba dei partigiani, col grifone che sorvola le cime dei monti e le tracce dei caprioli e dei cervi che si perdono nei boschi.
Arriva poi la primavera con l’odore fresco della terra bagnata, i trilli delle allodole, il canto dell’urogallo ed i voli dei rondoni, con il viaggio nel bosco incantato di uno scampato al Lager e le caramelle del giorno di San Marco, con la Sala degli Specchi di una insolita Reggia di Versailles alla luce del crepuscolo ed il caro ricordo del nonno che fumava i caldi Virginia ed ora riposa coi suoi vecchi compagni “nati sotto Francesco Giuseppe e morti sotto Vittorio Emanuele”.
Irrompe quindi la placida estate dei sonni puerili, con le cerve che si appartano a figliare e il taglio rituale del bosco, con la storia gentile di Nello del Dosso, ed i ricordi delle vacanze nel Basento e nel Salento, con la Croazia dimentica dei suoi italiani e la tenera amicizia fra il marinaio Ligio e il suo cucal Filéipo.
Ed ecco infine l’autunno rigoglioso del sottobosco, il tempo della caccia, con la strana selvaggina donata all’amico Diego Valeri ed i celebrati trofei di Giorgio Menz, con il lungo ricordo della Grande Guerra rivissuta nelle parole del cugino Arrigo e della terribile e funesta ritirata del Don, primo ed ultimo meandro della propria memoria.

Ho scritto molto, forse anche troppo. Ma è davvero difficile stringere in poche righe le pagine dense di uno scrittore che lascia cadere le parole sul foglio come neve che fiocca lenta. Di uno scrittore che tace per pudore quel che pure ardirebbe di dire, che con la neve amerebbe anche morire.

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Mario Rigoni Stern, Stagioni
Einaudi 2006 p. 143 Euro 10,80

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