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Destinazione Treviso

Un racconto di Andrea Pucci

Sentii il fischio del capotreno, e il treno partì! Non sapevo nemmeno dov’era di preciso Treviso, sapevo soltanto che dovevo restare lì per undici mesi e che dietro di me lasciavo Senigallia, una città dove ero cresciuto e ne conoscevo ogni piccolo angolo. Ben presto tutti miei timori svanirono, quando, giorni dopo il mio arrivo, riuscii a mettere fuori il naso in città ed accorgermi di una realtà che nemmeno mi ero sognato. Tenevo con me, in tasca, una cartina di Treviso, che avevo recuperato giusto per sapere sempre dove mi perdevo tra le molte stradine e i vicoli che si snodavano per il centro, un centro storico delimitato da vecchie mura che circondavano la città.

Il Sile a Treviso (Boris Maric, Wikicommons)

Quello che più mi rapì fu il Sile, un fiume, ed un insieme di canali, corsi d’acqua piccoli affluenti che serpeggiavano irregolari sotto tutta la città, dove continuamente attraversavo piccoli, grandi e antichi ponti. Mi sembrava che la città galleggiasse: dove appoggiavo lo sguardo vedevo corsi d’acqua che addirittura sembrava attraversassero le abitazioni e forse era così. Il mercato del pesce sorgeva su un isolotto circondato soltanto da acqua e sentivo il rumore dell’acqua nella cascata situata nella Riviera S. Margherita, nelle ruote di legno di vecchi mulini e poi ancora quest’acqua che scorreva a volte impetuosa a volte lenta, come lentamente serpeggiavano serpenti di alghe ed erbe che ci galleggiavano sopra. Salici piangenti accarezzavano il lento fluire dell’acqua, anatre, a volte in fila indiana, risalivano i corsi e nidificavano sotto gli sguardi della gente e si lasciavano avvicinare se regalavi a loro un po’ di pane.

Canale Buranelli a Treviso (Geobia, CC BY-SA 4.0, Wikicommons)

Attorno a me tanto verde, giardini ovunque, fazzoletti di terra colorata, angolini di grande bellezza e tranquillità dove la natura sembrava far da padrona, sempre tutto ben curato e in ordine. Sulle mura della città facevano da padrone imponenti ippocastani, che mi ricordavano con i loro colori il lento passare del tempo. E poi gli argini dei canali, come prati inglesi, ti ci potevi sdraiare e sentire il calore della terra, facevano da cornice a delle meravigliose ville, eleganti, come tutto quello che era attorno a me. Oltre alla natura, anche la città di per sé era affascinante: conoscevo ogni via, ogni monumento, ogni chiesa, S. Nicolò era la mia più amata per la sua maestosità, per le sue enormi colonne nella navata e i suoi affreschi così imponenti, le stesse case antiche con mattoncini a vista ricoperti da tantissimi fiori, ai balconi o in qualsiasi angolo che poteva contenerli. Tutta questa poesia, questa romanticità, a cui non ero abituato, mi fecero innamorare di Treviso fino al punto di non essere poi così tanto attirato dall’idea di ritornare a casa quando ne avevo la possibilità.

Trascorsi i miei undici mesi, ritornai a casa con tanta nostalgia, ma ritornai a Treviso diverse volte. Pietro, un trevigiano, telefonandomi ogni tanto, puntualmente mi ricorda che ho ancora questa sua amicizia, mantenuta nel corso di tutti questi anni trascorsi. Così questo sogno continua ancora ad essere vivo dentro di me.

1 Risposta a “Destinazione Treviso”


  1. 1 DARIO PETROLATI Mar 19th, 2018 at 9:56 am

    davvero
    mi piace
    ricorda
    il mio primo incontro con la Città ,quassù.

    Facevo allora il liquidatore sinistri,una volta la settimana dopo Conegliano mi fermavo in Treviso.

    Fu lì che una signora appassionata dei lettere,mi spiegò sasso per sasso ogni possibile storia della città.

    Ora che tanto tempo è passato rammento Treviso…
    la gente i luoghi ….-

    Grazie Andrea per ricordarmi la bella colta città.
    Saluti cari,
    dario.

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