Milk and honey to Santiago
di Sara Moneta Caglio
XX.
Sapevo che c’era una discesa, ma fino ad allora non sapevo vederla
Mentre stavo andando verso Foncebadón, pensavo a Dawn. Lei veniva dal Canada, da Toronto, ma prima ancora dalla Cina. Io e Dawn ci eravamo conosciute a Saint-Jean-Pied-de-Port, la prima sera. Quando non la vedevo durante il giorno sentivo l’assenza della sua dolcezza. Avevamo la stessa età io e Dawn. Trentatré anni. Gli stessi sogni. E le stesse motivazioni. Lei era sola lì – il marito era a casa ad aspettarla – era venuta per trovare un’ultima risposta, quella che l’avrebbe portata in Africa a donare il suo mestiere a un mondo che ne aveva più bisogno. E sarebbe andata insieme a lui, anche lui dottore, l’altra metà della sua vita. Avrebbero fatto dei figli, avrebbero amato bambini, guarito bambini. Pensavo a lei mentre camminavo tra le mie montagne, i miei sogni, i progetti e in lei trovavo l’energia e la forza per tornare a combattere e lottare per i miei ideali, per le ragioni per le quali ero partita. Lei che sfidava il mondo per un amore che sapeva e voleva trasmettere.
Giravano le pale dei mulini in quel vento forte che non aveva confini. I capelli si scompigliavano sul viso e desideravano il disordine di quel cammino. Respiravo pace lì, nel mio mondo, lontana dal mondo.
Quel vento suonava, cantava per me, quel vento danzava nei miei pensieri e accoglieva Samuel che, puntualmente, compariva. Desideravo ballare con lui, nella mia mente, nella mia vita, in quel vento. Arrivare lassù e riscoprire il tempo. Ritrovare la felicità su quel sentiero che si perdeva tra boschi e occhi azzurri.
Coi passi mi allontanavo sempre più da Gianmaria, quell’uomo che mi aveva ingannato, con la sua mancanza di fiducia in se stesso, con la sua ricerca di risorse da sfruttare negli altri, essendone lui privo ed essendo privo della tenacia di voler fare la fatica di provare a cercarle dentro di lui. Cominciavo a vederlo con gli occhi disincantati. Cominciavo ad allontanarmi dall’immaginarlo come non sarebbe mai stato. Certe persone non possono tornare indietro o andare avanti, perché desiderano soltanto stare immobili nel loro regno, quel centro dove gravitano senza sapere, né volere, tentare una sfida. Ritrovai la donna che ero, in quel momento. Tutto il resto era vento e mai come quel giorno percepii di volere pace intorno a me.

Eppure, ormai varcato il XXI secolo, la storia sembra ripetersi, mostrando la propria ciclicità intrinseca, indifferente a qualsiasi considerazione umana.


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