Vorrei confrontare un mio punto di vista su alcune affermazioni contenute nel bell’articolo di Gloria Gasparrini, dal titolo “L’interessante destino dei libri senza carta“.
1) E’ vero: sono gli studi storici quelli che emergono per primi. Non ce ne dispiace. Questa città ha allevato anche storici, oltre che fotografi. Ma non trasformiamo questa prima, lusinghiera offerta che ci perviene in un ragionamento programmatico. Ci interessa tutto quello che riguarda Senigallia e tutto quello che i senigalliesi fanno anche se non riguarda Senigallia. Ci interessa tutto l’interesse che riusciamo a suscitare in chiunque ce lo manifesti. Non vedo l’ora che ci arrivi una tesi di matematica.
2) E’ vero: molti lavori sono chiusi nel cassetto per impossibilità di pubblicarli. Non solo per questo, ma anche per altre ragioni noi li pubblichiamo sul blog. Ve le devo proprio dire? Cominciamo intanto con lo scrivere che nessun albero è stato abbattuto per fare questo blog. Andiamo avanti chiedendoci quale diffusione nel mondo possa avere uno studio che non sia “Il Codice Da Vinci” rispetto alla nostra bottiglia con e-message dentro. Andiamo avanti ancora ricordando che uno scrittore di libri di carta se vuole dialogare coi lettori deve aprire un blog.
Concluderemo che in molti casi una pagina di blog non è un libro-di-carta-mancato ma altro mezzo di comunicazione che apre prospettive diverse. Non per nulla è molto più piacevole leggere un libro di carta in edizione tascabile sotto l’ombrellone o alla luce di una lampada da camera. Sono solo differenze. E tutto questo dico per non voler riprendere il discorso su quali percorsi prenderanno le parole nel futuro.
Non è certo colpa di Gloria se mi trovo a commentare una parte delle sue parole: siamo noi che gliele abbiamo ispirate. Vorrei adesso che tutti noi correggessimo il tiro avvalendoci senza riserve dell’autonoma dignità di questi libri, senza carta ma con qualcosa di più.
Leo
E’ notizia ormai di tempo fa, però sul sito “Le Marche on-line” ho trovato un articolo su questo blog:http://www.lemarcheonline.info/2006/07/23/hai-un-testo-nel-cassetto-ce-un-nuovo-blog-per-te/
http://www.lemarcheonline.info/2006/07/23/hai-un-testo-nel-cassetto-ce-un-nuovo-blog-per-te/
Per discutere delle pubblicazioni sul web, c’era questo articolo sul Corriere della Sera online il 5 Agosto: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2006/08_Agosto/05/montale.shtml
Il fatto che miliardi di utenti usino Internet e i blog non diminuisce la caricar rivoluzionaria e non violenta della rete. La sua democraticità , nelc aso dei “libri di carta” o meno, è a mio parere secondaria rispetto al fatto che in questo modo chi ritiene di avere qualcosa da dire, può farlo. Certamente nelle nuove generazioni questo ha portato e porterà a una diminuzione del senso di autocritica. “Ai miei tempi”, diciamo 20 annif a quando iniziavo a scrivere, tradurre, pubblicare, chiaramente a livello inconscio sapevo di dovermi confrontare. E il confronto non avviene mai, per uno che inizia, su un terreno “corretto”. Ma certamente, ti aiuta a capire almeno in parte cosa significa “il mercato”. Che non va intesa come una parolaccia, ma come un territorio con cui confrontarsi. Oltre ai blog, trovo ancora più utile i siti personali: con pochi soldi ognuno può crearsi un sito e “pubblicare” un libro, un articolo etc etc. Lo fa circolare come desidera. Ci vorranno anni prima che si sviluppi una nuova forma di senso critico, non nel senso giornalistico e accademico, ma banalmente, nel non cadere nella trappola che ogni cosa si equivale. Nel frattempo consiglierei a chiunque scrive di battersi ugualmente per cercare di essere pubblicato su carta. E non preoccupiamoci del discorso “nessun albero è stato abbattuto per far il blog”, perchè chis e ne frega: in 45 anni la superficie boschiva dell’Europa continentale è aumentata del 61%, quindi lasciamo stare l’ambientalismo a buon mercato che non fa mai i conti con il cambiamento reale di madre terra. Piuttosto diciamo che per stampare milioni di copie di libri inutili, è stata sprecata tanta energia e occupato molto spazio dall’oligarchia dell’industria culturale. Il che, è molto peggio.
Blog e siti faranno la rivoluzione se non si tratterà di solipsismi, di egocentrismo e di ambizioni personali: solo la CONSAPEVOLEZZA di esserci, e di esserci in tanti, darà una spallata alll’editoria italiana, sia essa grande o media, e soprattutto a un’oligarchia dei “critici” che in gran parte se la cantano e se la suonano, con rare eccezioni.
Grazie Davide.
Commento molto interessante e preciso.