Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E di poeti non ce ne sono tanti nel mondo. Ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo…
Queste le parole che Alberto Moravia usò al funerale di Pier Paolo Pasolini per commemorarne la scomparsa.
E forse è vero, di poeti, di “veri†poeti, non ne nascono tanti; magari non così pochi come Moravia sosteneva, ma credo che in un secolo ne nascano effettivamente tre o quattro per nazione (poiché ogni nazione ha bisogno dei suoi poeti, i quali, come affermava lo stesso Moravia trenta anni fa, “dovrebbero essere sacriâ€), e come tra i “tre o quattro†nati in Italia nel secolo scorso c’è Pier Paolo Pasolini, tra quelli nati in Francia nel ‘900 c’è Leo Ferré, un poeta scomodo, un poeta “veroâ€, le cui poesie si erigono sopra ogni conformismo, sopra ogni schema, sopra ogni “genereâ€, creando un episodio unico nella storia della poesia (Louis Aragon affermò non a caso che “a causa di Leo Ferré bisognerà riscrivere la storia della letteratura in modo un po’ diversoâ€).
Come scrive il regista Mauro Macario nella prefazione al libro “Leo Ferré. Il cantore dell’immaginarioâ€:
“…capita talvolta, in questo mondo di celle e di cellule, che qualcuno mentalmente libero da ogni timore di minacce e anatemi si batta contro l’immobilismo marcescente e contro le reattività pregiudiziali di pterodattili arroccati sulle guglie scolastiche, diventando così, per moltitudini intere, l’artista totale per la libertà totale. È capitato a Leo Ferré.
Queste poche righe che sto scrivendo non sono né un saggio né un’analisi approfondita dell’opera di Ferré. Non lo sono né lo vogliono essere, innanzitutto perché il critico letterario non è il mio mestiere e probabilmente non avrei le competenze per tuffarmi in tale lavoro, in secondo luogo perché di Leo Ferré e della sua opera hanno già scritto molto ed in molti, quindi rischierei, aggiungendo considerazioni personali, di non far altro che affermar con mie parole quello che gia è stato egregiamente espresso da altri.
È per questa ragione che preferisco farmi da parte il più possibile e lasciare che a raccontare Leo Ferré siano i suoi stessi versi, le sue parole e quelle di coloro che lo hanno conosciuto ed amato. Questo breve testo, in fondo, altro non vuole essere che una sommaria presentazione del maggiore “Poeta in Musica†del Novecento, un piccolo atto d’amore nei confronti di un grande artista, sperando di stimolare la curiosità di coloro che non l’hanno mai sentito nominare e coltivando quindi la speranza che un giorno, anche in Italia, il nome e l’opera di Leo Ferré non siano più semi-sconosciuti. (continua…)
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