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Milk and honey to Santiago / XXIV

Milk and honey to Santiago

di Sara Moneta Caglio

 

XXIV.

Santiago nel nord dell’Inghilterra

Non sapevo che il mio peregrinare potesse avere risvolti così evidenti, cambiamenti così repentini e netti, non immaginavo che avrei cambiato così tanto la mia vita, nella frazione di un secondo, di una nuotata, in un oceano che ha completamente risvegliato il torpore delle mie passate accettazioni.
E così mi ritrovo a muovere i primi passi in territorio straniero, ancora una volta e questa volta per un viaggio diverso, per qualcuno per cui vale la pena osare e restare.
Era passato esattamente un mese dal mio ritorno dalla Spagna e non avevo perso di vista nemmeno per un istante il mio progetto, la mia intenzione, la volontà di fare una pazzia, per una volta, una pazzia come si deve, per tornare a vivere come si deve, senza schemi, senza piani, a mani vuote, ma con un progetto immenso da rispettare.
Sono partita così, da un giorno all’altro, senza prepararmi, senza preoccuparmi di come coprirmi, di come vestirmi, sono partita nuda, ma senza freddo. Sono partita, chiudendomi dietro alle spalle, la porta di casa, una casa che avevo amato, che mi aveva accolto e protetto, durante tutte le fasi della mia vita, una casa che aveva ogni comodità potessi desiderare. Ho chiuso a chiave anche il mio lavoro, perché ho capito che ce n’è sempre un altro che ti può attendere e che puoi inventare, ho chiuso con tutte le mie abitudini, con tutti i miei ritmi, le mie certezze, ho tirato un sipario su tutto ciò che ormai era solo vecchio e sgualcito, su tutto ciò che facevo perchè andava fatto, ho portato con me solo una valigia e la scintilla di tutte quelle persone così importanti nella mia vita, quella fiamma che arde nel mio cuore e lo scalda, ogni giorno, per non farlo sentire nostalgico, per non lasciare malinconia nelle persone che ho sempre tanto amato. Loro mi accompagnano ogni giorno, mentre cammino su marciapiedi sconosciuti, e io resto con loro nelle strade che mi appartengono da sempre.
Nei primi passi inglesi, tutti questi ricordi, questi affetti, accecano gli occhi di lacrime per la nostalgia, che si confonde presto in una gioia infinita per quel che mi sono andata a prendere, per l’uomo, quel piccolo ragazzo, che sono andata a sposare.
Lui è lì che mi aspetta, fuori dalla stanza, fuori dalla sua vita comune, completamente fuori di testa. I capelli dorati scompigliati nel sole, il suo corpo snello e giovane, saldo nel vento forte, le mani che gli tremano, le mani che mi tremano. Un buffo slancio, impacciato, verso di me e io verso di lui, la voce che è muta di emozione, la voce che non ha parole, che non sa parlare la sua lingua, ma in un incastro perfetto calmiamo i fiati, prendiamo una pausa dall’agitazione del momento e, proprio lì, ci fermiamo dentro di noi, dentro al ricordo di dove ci siamo incontrati, di cosa ci siamo promessi, di Santiago e del suo piano. Tutto il mondo fuori che si muove intorno a noi e noi, per la prima volta, fermi al centro, al centro dei nostri desideri, del nostro sogno che oggi comincia qui, in città, la sua, in Inghilterra.
Mi porta a casa nella mia nuova casa, una casa bellissima, in mezzo a un giardino con cespugli di more e pini, dove gli scoiattoli appena arrivo mi concedono un inchino.
Una casa rossa, di mattoni rossi, che al tramoto si incendia dei colori del fuoco. Non siamo soli, dentro, dovremo condividere gli spazi con altre persone che altro non sono che i suoi sei amici dell’università. Questo vuol dire per me vivere con sei uomini in casa, tutti tra i ventuno e i ventidue anni, io che di anni ne ho trentatré.
Samuel bussa alla porta.
Si apre.
La aprono.
E la vita comincia.

(Milk and honey to Santiago, capitolo XXIV,continua nel capitolo XXV)

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