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Lascia cadere i versi

Tratte dall’antologia “Giovani Poeti Leggono… Carlo Antognini”, edita da peQuod, pubblichiamo due poesie di Alessandro Moscatelli.

Alessandro è un ‘reduce’ della passata edizione. Quest’anno è stato meno assiduo agli incontri a causa degli impegni su vari fronti. È un istintivo che si fa precedere dalle parole, che rivendicano la loro anteriorità. Le parole corrono per loro conto e lui corre dietro loro, talora per osservarne la strana carambola fono-semantica, tal altra, quando ne prende viva coscienza, per darle un ordine, nell’urgenza proprio della sin-tassi. Dall’anteriorità all’interiorità.
Ma in genere Moscatelli, dalla sua Ripe, le lascia cadere libere come spontanee sono nate. Esse si ribellano, gli fanno dei dispetti, saltimbancano, caracollano divertite come il “tram” della mossa sua poesia. Ma le sue parole amano divertirsi (c’è qualcosa di palazzeschiano in Alessandro) e costringono il loro dicitore (Moscatelli calca bene il palcoscenico) ad accettare i loro rinvii e rimbalzi. C’è persino qualche coltello e ‘sanguinolenza’ di troppo in questo circo di strampalate magie. Ci sono anche i ‘lucciconi’ del clown (l’accezione è soltanto positiva) costretto a nascondere il suo dolore dietro una maschera che solo apparentemente sprigiona allegria. Ma sì (lo si sapeva!) il cosiddetto comico è parenete stretto (forse la stessa figura) del tragico, quantomeno del realistico. Si legga il milanese Carlo Porta.
(Fabio Maria Serpilli)

Guarda il cielo, da solo
mentre sul’asfalto corrono
in sfida, i riflessi delle auto
e quelle degli aeroplani
aspetta seduto sulla panchina,
cosa aspetta nessuno lo sa
nessuno mai ha osato domandare,
è immobile per minuti
per i disattenti sembra attendere
un autobus o un interlocutore
ma non è così
agli non aspetta,
anche la sigaretta in bocca
la fuma il vento.


Voi

Nascosti nell’ombra dei coltelli
vi affacciate al mondo
nel riflesso acciaio della lama,
serrate aspramente il manico
pronti all’azione,
mentre con protervia osservate
il riflesso del sole adulare
le vostre lame sempre più appuntite
gettate a macchie d’ombra sul muro.
Ma il gioco è breve
è senza troppo esitare
tornate a nascondervi
nell’ombra dei vostri coltelli.

– ©peQuod. Tutti i diritti riservati –

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