Pubblichiamo due poesie di Alessandro Maurizi tratte dall’antologia “Giovani Poeti Leggono… Carlo Antognini”, edita da peQuod.
Il fatto stesso che Maurizi – tranne rare eccezioni – metta come titolo un nome di città e la data, mostra che la poesia (quella poesia) accadde in quella città e precisamente in quel giorno, mese e anno.
È avvenuta con quelle parole. Punto e basta! Testo e basta!
È netta convinzione che l’autore non scriva per comunicare. E difatti Maurizi (maturità classica e ora giurisprudente) ce la mette tutta per rendere impentrabile la sua parola. Sembra partire dal simbolismo francese trapassato nell’ermetismo italico. Alessandro dà l’idea di continuo depistaggio, cambiando di continuo campo semantico, spostando all’improvviso i traslati. Le immagini, le parole si dispongono come altrettanti monadi col carattere di apparente invulnerabilità . Le parole non hanno più una precisa classe di appartenenza. Forse per dire che la verità , la vita, le parole sono incomunicabili?
(Fabio Maria Serpilli)Â
Belfast, 12-05-06
Se soltanto io potessi
ritrovare quella forza
che ho perso nel cammino.
Riposate pure, ginocchia
scorrono nuvole bianche
il cielo del silenzio;
sempre più
da noi s’allontana
il rumore dell’incendio.
Â
Senigallia, 30-10-2007
L’umidità del panno
impallidisce
e nelle acque cadenti
s’afforma a chiaro ostacolo.
S’arresta il filo;
occorre ricercare il nuovo capo
anche se proseguire
è tentativo più che volontà .
Ed il banchetto ustionerÃ
pane assiderato
perché carne è carne
e insofferente scorre.
Â
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