Vorrei tornare sul luogo dell’incontro di venerdì scorso per una valutazione di quello che ne è emerso: stimolo, organizzazione, contenuti.
Come si è visto, l’idea era buona e ha richiamato un pubblico particolarmente interessato e piuttosto numeroso. La gestione della serata mi è parsa comunque buona, malgrado qualche defaillance come quella mia col microfono. Del resto non è molto importante travasare fiumi di parole, quanto piuttosto fare un montaggio podcastico di quello che si è detto. Ho colto nella conduzione di Marco il piglio necessario per tenere in mano la discussione; la parte finale lo ha sopraffatto non perché mancasse di polso (educazione e gentilezza sono qualità più apprezzabili di quelle che inscena quotidianamente Emanuela Falcetti frammentando spietatamente i discorsi dei suoi ospiti), ma per lo stile che ciascuno degli intervenuti metteva nel parlare.
Al centro della serata c’è stata una incomprensione clamorosa – e in qualche momento irritata – tra utopisti e attualisti. Chiamerei per comodità “utopisti†quelli che vedono attraverso l’oggetto i-Liad l’inizio di un futuro di vertiginosi mutamenti, con perdite e vantaggi da valutare con riferimento a passaggi millenari della storia; chiamerei “attualisti” quelli che vedono nell’e-libro uno strumento immediatamente funzionale con molti vantaggi in termini di praticità , economicità , multimedialità , accessibilità . L’incomprensione non ha reso facile il dialogo, ma ha messo a nudo modi di ragionare e presupposti molto diversi sullo stesso argomento.
Probabilmente tra il pubblico molte persone avrebbero parlato volentieri, posto domande e proposto osservazioni; la pluralità delle voci messe in cartello ha in un certo senso limitato gli interventi dalla sala, come se parte del pubblico fosse già rappresentata dalla varietà delle persone chiamate a parlare. I differenti piani del confronto, se sul momento possono apparire inconciliabili, sono però destinati ad integrarsi strada facendo. Come? Risponderei con una breve allegoria: la prima volta che alcuni abitatori dell’Africa Tropicale si trovarono al cospetto di un motore a scoppio, si misero a ballare. Oggi saprebbero bene a cosa serve un’automobile e un certo numero di loro sa guidarla; ma non per questo, fortunatamente, hanno smesso di ballare.
Leo, concordo con te che la gestione della serata sia stata accettabile, ma con qualche difetto che provo a riassumere qui, ora.
Il dibattito. Quella tra Marcantoni e Tombolini, per un attimo, è stata una “guerra di cifre”. Quando succede, è perché manca una terza parte (il moderatore? un altro relatore? il pubblico?) che dimostra con i numeri come stanno le cose. Non si dovrebbe arrivare a non essere d’accordo nemmeno sui numeri… L’altra sera è stato cisì ma, visto che succede pure a Ballarò, il fatto non mi allarma più di tanto. Abbiamo comunque tempo per rimediare, dibattendo con i numeri sotto gli occhi (ad esempio su questo blog, nei prossimi giorni). Antonio mi ha annunciato che userà anche il suo blog a questo scopo.
Gestione degli interventi e moderatore. Contrariamente a quanto mi è stato detto (anche privatamente), non mi sono granché piaciuto come moderatore. Sono stato carente nella presentazione degli ospiti, ed ho patito la mancanza (questione di tempo? organizzazione? capacità ?) della necessaria “scaletta”, per ordinare meglio le idee. In ogni modo ringrazio per i complimenti, mi hanno fatto veramente piacere 😉
Aspetti tecnici. Serve una maggiore organizzazione tecnica, per la registrazione ed, eventualmente, la trasmissione via web. E’ mancato il “live blogging” e un fotografo ufficiale. Peccato, la prossima dobbiamo curare meglio questi aspetti.
Marco, ha ragione Leonardo. Sei stato veramente bravo, invece! Non era per niente facile!
Secondo me è stato proprio un buon ed interessante incontro; e tenendo conto che ad organizzarlo non erano proprio dei professionisti, beh, non mi sembra poco!
Sono comunque d’accordo sull’organizzazione tecnica !! 😉