Pubblichiamo il saggio di Tiziano Ziglioli “Renata Viganò-L’Agnese va a morire”.
(già apparso su «L’impegno», rivista dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelliâ€, anno XXXII, nuova serie, n. 1, giugno 2012)
Romanzo per lungo tempo considerato il libro di lettura della Resistenza, ma poi classificato dalla critica come eccessivamente didascalico, L’Agnese va a morire merita in realtà  di essere recuperato perché rivela, al di sotto di uno stile piano e uniforme, una inattesa complessità .
Il personaggio di Agnese non è semplicemente una figura ideale o, peggio, un’astrazione ideologica. La concretezza e la verità del personaggio sono tangibili: i sentimenti che guidano Agnese nelle sue azioni sono quelli propri dei poveri di ogni tempo, che mirano alla giustizia e alla rigenerazione sociale pur senza avere le parole per esprimere il proprio pensiero in maniera compiuta. Solo alla fine, a maturazione faticosamente raggiunta, Agnese riesce a riassumere in parole il senso del cammino percorso: un sacrificio compiuto affinché gli altri possano vivere, tornare a casa e raccontare.
Si manifesta così in Agnese, nel suo accettare il compimento di un destino inesorabile, una grandezza inaspettata, che ne fa un personaggio simbolico, quasi mitico, i cui gesti lenti e definitivi si rivestono della sacralità del rito.
Proseguendo nella lettura simbolica del personaggio, si possono trovare in Agnese le caratteristiche del seme che deve morire per dare i suoi frutti, annullarsi per poi rinascere nella forma dell’idea. Descritta con un linguaggio evangelico come vittima sacrificale predestinata, Agnese emerge prepotentemente come un’immagine laicizzata del Cristo, potente figura di morte e resurrezione.
Tiziano Ziglioli è nato a Varallo nel 1962. Si è laureato in Lettere classiche a Pavia e insegna Latino e greco all’Istituto Superiore D’Adda di Varallo. Collabora all’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Biella e Vercelli “Cino Moscatelliâ€, interessandosi soprattutto di letteratura della Resistenza e dei rapporti tra cinema e letteratura resistenziale.
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…ebbi la fortuna di conoscere Renata Viganò e il marito Antonio…nella loro casa si riunivano scrittori uomini di cultura ed anche giovani universitari…io studiavo filosofia…ricordo che Renata parlava raramente…messa quusi sempre in ombra dal marito Antonio…anche Lui scrittore…che era il vero anfitrione della situazione…ricordo che Lei badava più che altro alle faccende domestiche…però era Lei ad attirare la mia attenzione…allora era molto famosa…vederLa così disinteressata ad ogni elemento che potesse attirare l’attenzione su di Lei…mi portava a riflessioni importanti…LEI dimostrava la sua grandezza nel silenzio e questo mi affascinava…
Grazie per la preziosa testimonianza, Giuseppe. Ma quante vite hai vissuto?
Grazie anche da parte mia, Giuseppe
…miei cari…vi ringrazio per il vostro grazie…però solo i poeti possono rispondere alla domanda di Antonio…non certo i filosofi…forse per questo ERASMO DA ROTTERDAM…il grande amico della dea FOLLIA…odiava la saggezza …essa allontana l’uomo dalla felicità …o se preferite dalla crativita…anche DIO…la prima cosa che ha fatto è stata quella di creare..non di pensare…ha creato…non pensato il mondo…l’uomo deve pensare il minimo indispensabile……altrimenti approda alla pazzia…che è cosa diversa dalla follia…Cardarelli… il mio Poeta srive…vivo di sogni e di speranze pazze…e ancora…io non so più qual era il porto a cui miravo…e MONTALE…ciò che di me vedeste non fu che sialbatura…la tonaca che riveste l’umana ventura…o…se un ombra vedete non è un’ombra ma qesta io sono…scusatemi!…mi accorgo che sto pensando…e non voglio…Antonio per risponderti… dovrei pensare… e non voglio…beppe