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Morphing

mostra morphingSabato 4 ottobre 2014 alle ore 17.30 la libreria Didot di Pesaro (Via Passeri 34) ospiterà il vernissage della mostra Morphing della pittrice americana, di residenza senigalliese, Lynn Yaw Boling. La mostra, curara da Gaia Ceresi, sarà aperta fino al 9 ottobre, è dedicata dall’autrice all’artista olandese Hercule Seghers.

Questa la presentazione critica della mostra firmata dalla scrittice Catherine Cipolat.

 

Morphing (Cercatori di nuvole)

Il segreto dei ritratti di Lynn Yaw Boling è celato nell’occhio che osserva, nel punto d’incontro tra visioni multiple e opere fluide. Il gioco tra immagine e sguardo.
Esiste lo sguardo frontale e fisso che identifica nella Testa (Delphine) il segno nitido ed elegante di un profilo femminile che si staglia su un intenso sfondo indaco (spessi strati di pastelli quasi cremosi). C’è un’eco ottocentesca nel fragile collo ricurvo, nella capigliatura morbida raccolta sulla sommità del capo in una piccola crocchia.
Esiste lo sguardo che gratta, che gratta tutto quello che può grattare (come diceva John Berger) e scalfisce e scortica la pelle rosea per mettere a nudo il mistero. Ma quale mistero, se non quello del procedimento, della tecnica, degli strati del pensiero e della forma che si insegue.
Esiste lo sguardo mobile che danza attorno all’immagine e la rincorre poco prima che muti, si dissolva e si ricomponga in altre immagini. Uno sguardo che sta al centro di una vorticosa lanterna magica e vede in Cloud-spotting un busto femminile, con la testa surrealisticamente persa tra le nuvole che fronteggia, avvolta da un velo scuro e leggero.
Esiste lo sguardo irriverente che capovolge Cloud-spotting e distingue Hoodie, l’incappucciato, il sinistro tagger che agisce di notte sui muri screpolati. La liseuse è quella silhouette che compare nel riflesso di una vetrina, attraverso il vetro smerigliato, e che, se la si ribalta, è un’altra sagoma (Acconciatura), evanescente, china davanti a uno specchio scuro.
Esiste lo sguardo che strizza gli occhi, li assottiglia per captare meglio la luce, una fonte luminosa interiore che fende un volto (Riveraines), che balugina al centro di un bosco verde (Chiome), che retroillumina le pagine del libro invisibile di La liseuse, e che infine tiene teschio e
autoritratto (Vanitas) sospesi in bianchi silenziosi.
Sguardi come letture che costruiscono e decostruiscono di volta in volta l’immagine, e tentano, in quel gioco dinamico, di cogliere ancora e ancora per decifrare il segreto dell’arte che si sottrae.
Ritratti immaginari che si sdoppiano, ariosi ed estroversi, e rimandano inequivocabilmente all’osservatore, densi di citazioni, da Kandinsky che scoprì una sua opera esposta capovolta, a Baselitz che dipinge figure a testa in giù, alle nuvole di Alexander Cozens e soprattutto a Hercules Seghers, l’artista a cui è dedicata la mostra Morphing.
Di Seghers (1589-1638) sono rimaste pochissime opere, collezionate, non a caso, ad esempio da Rembrandt. Per le incisioni inventò tecniche sperimentali inaudite, stampò a colori quando si impiegava esclusivamente l’inchiostro nero, lo fece su supporti di lino e di cotone ricavati
da abiti casalinghi, tingeva le carte di ocra e interveniva sulla stampa con acquarelli e soluzioni di gomma arabica. Di Vista con il ramo coperto di muschio esistono tre stampe di tinte diverse che sembrano rappresentare momenti diversi del giorno e della luce…
Sono paesaggi fantastici, desolati, di rocce lunari antropomorfiche, di rovine e di cieli dove le imperfezioni della stampa lasciano tracce e segni che Seghers non corregge perché l’artista è sempre a caccia di nuvole.

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