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Addio Lucio

Com’è difficile dirti addio, Lucio. Quanto era più facile salutarti con la mano e un sorriso nella tua Bologna, nella tua città che mi ha dato tante gioie e un dolore, fra le sue case, le sue strade, le sue piazze, i suoi bar. Ti saluto ancora con un sorriso e una lacrima, Lucio, in questo mese di marzo che ti ha dato alla vita e ti consegna all’eternità.

4 marzo 1943

Dice che era un bell’uomo e veniva
veniva dal mare
parlava un’altra lingua
però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato
l’ora più dolce
prima d’essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza
la stanza sul porto
con l’unico vestito
ogni giorno più corto
e benché non sapesse il nome
e neppure il paese
m’aspettò come un dono d’amore
fino dal primo mese
Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo
il ricordo più grosso
è tutto in questo nome
che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto io sono
Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesù Bambino
Gesù Bambino

(Lucio Dalla)

2 Risposte a “Addio Lucio”


  1. 1 enrico dignani Mar 2nd, 2012 at 1:23 pm

    2012 correva l’anno
    Lucio Dalla.

    1° marzo
    Qualcuno avrà la sua barca.
    Le cose belle della lingua italiana.
    Lucio Dalla ha dato.
    Il tempo inghiotte i vecchi
    ma non cestina il canto
    se lo porta nel futuro
    antiquariato della memoria
    vasto come il cielo
    Sleccacciando cose buone
    sapere di sparire
    sparire senza saperlo.
    Ciao Lucio.

  2. 2 MATILDE AVENALI Mar 3rd, 2012 at 1:32 am

    A TE CHE SAI RESTARE

    E così, senza preavviso
    il giorno è cambiato in notte
    senza un tramonto
    né segni del tempo
    ché il tempo non può
    fermare l’azzurrità
    il profondo del mare
    l’altezza d’una voce.

    Di colpo il lutto nelle parole,
    saluti, Anna, Marco, Caruso
    i vicoli, il porto, gli amanti pirati,
    tutti i tuoi nomi, anche
    Gesù Bambino, si sono spersi
    increduli e consegnati
    al destino di sopravviverti.

    Ma la sorte è Futura
    dove sei stato prima di andare
    dove, come pochi, sai restare.
    Per questo manchi al passato
    quanto l’attesa di un nuovo canto.
    Quelli lasciati e questo dolore.

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