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Stairway to School

Quando studiavo, era scandaloso e alternativo leggere On the road; quando ho iniziato a insegnare era scandaloso e alternativo leggere Porci con le ali; oggi è scandaloso e alternativo leggere.

Questa frase è una delle 95 tesi di un professore sull’orlo dell’esaurimento dell’immaginario Liceo “Tarcisio Buttafuoco”. L’amara e ironica constatazione fa la sua prima comparsa sulla porta della sala insegnanti in un tranquillo giorno di fine anno scolastico, quasi il novello Lutero stesse chiedendo una santa Riforma per l’istituzione a cui ha consacrato tutta la sua vita. Ma come si è arrivati tanto in là?

Partiamo da inizio anno scolastico, perchè proprio così comincia Classe terminale (Edizioni Clandestine), un romanzo ironico e dai toni spesso grotteschi di Antonio Ferrero, docente di Psicologia, Filosofia e Storia nella scuola secondaria (oltre che di Estetica all’Accademia di Belle Arti, già autore di diversi saggi e di due romanzi): un neo-preside dà l’avvio alle lezioni nelle classi di questo “istituto anomalo per collocazione geografica, posto in un paese di poche anime ma strategico come crocevia tra almeno tre valli che puntavano al capoluogo” di una non meglio precisata provincia italiana. Si tratta di Matteo Fortini, ormai ex-professore di diritto, che a suo tempo aveva scelto la scuola a causa di imprevedibili crisi di ansia che gli avevano precluso vie ben più redditizie e intellettualmente alla sua portata; ora, a due anni dalla pensione, cerca di godersi il frutto dell’ennesimo esame superato con irrisoria facilità, quello da Dirigente Scolastico (l’attuale appellativo del preside: vi siete persi qualcosa delle ultime ‘riforme’?), per ottenere almeno un consistente aumento dello stipendio e della pensione prossima ventura. Naturalmente le cose saranno tutt’altro che tranquille: la scuola, luogo che dovrebbe avere nella tranquillità una delle garanzie minime per favorire la formazione e l’apprendimento, riserva invece sorprese a non finire.

Il “Tarcisio Buttafuoco” è un Liceo delle Scienze Umane (ultima incarnazione degli indimenticati Istituti Magistrali) e si presenta storicamente come il frutto di una difficile gestazione: “struttura un tempo adibita a sanatorio”, ha subito tutte le intemperie delle più lontane e recenti legiferazioni ed è una palese metafora di tutta la scuola italiana. Gli Infine, con la comparsa di tre simboli della slot machine , il giocatore otterra diverse spinte gratuite. insegnanti, in particolare, con le loro convinzioni profonde, i loro slanci e le loro frustrazioni, la maggiore o minore motivazione, sono i veri protagonisti del romanzo: le vecchie guardie che vogliono veder riconosciuta la loro professionalità (ad esempio non prestando la loro opera in maniera stakanovisticamente gratuita oltre i limiti dei normali impegni didattici anche pomeridiani, come hanno fatto per anni ed è uso comune per gli innumerevoli progetti non sempre extracurricolari della scuola del 2000), la pletora di precari “istruzionauti” che cercano di adeguarsi ai continui cambiamenti di sede e, insieme ai colleghi, alle indecifrabili novità docimologiche (e mal ne incoglierebbe a chi se le lasciasse sfuggire!), gli pseudoattivisti politici prestati all’insegnamento capaci di posare i vitrei fuochi dei loro occhiali a fondo di bottiglia su qualunque oggetto o argomento (figuriamoci la religione o l’educazione sessuale in classe!), e così via di figura in figura sempre in un’ottica ironica, spesso grottesca o addirittura sarcastica (a volte anche in misura eccessiva).

Non manca naturalmente la presenza viva e forte degli studenti, vittime di “una moda palesemente scomoda”, esperti nativi nell’uso delle nuove tecnologie (a scopi ludici ovviamente), a loro volta propugnatori di certezze assolute, come l’onnipresente tu rivolto a qualunque forma vivente, nonchè abilissimi nell’approfittare tanto della bambagia familiare quanto delle più nascoste scappatoie regolamentari pur di evitare compiti in classe. Ma chi non è stato studente?

La lezione satirica di Paolo Villaggio è una salda guida per Ferrero, dotato com’è di uno spiccato gusto per la creatività verbale, e la aggiorna ai contesti e ai modi della scuola odierna (la quale, per converso, si è ristrutturata esattamente in forme aziendali…), mettendo anch’egli a frutto l’osservazione quotidiana di quasi venti anni di esperienza. Ma, come nel caso dei racconti sul ragionier Fantozzi (solo in un secondo tempo approdati al grande schermo, grazie al quale sono stati immessi definitivamente nel sangue della nostra cultura), forse è la complessità della realtà a superare tutte le nostre fantasticherie e ciò che sembra immaginario si rivela più vero del vero.

Sono, dunque, molte le questioni che suscita la divertente lettura di questo volume e di esse si discuterebbe all’infinito (come infatti avviene nei collegi docenti di ogni ordine e grado). Qui ci accontenteremo di concludere (o di avviare la riflessione, se si preferisce) con l’inquietante ironia di un’altra delle 95 tesi dello sventurato professore:

Perchè nella mia lunga carriera non ho mai avuto la soddisfazione d’avere come referente un ministro che avesse anche solo per un mese insegnato in una scuola media o superiore?

5 Risposte a “Stairway to School”


  1. 1 Giacomo Verri Ott 25th, 2011 at 10:08 am

    Caro Andrea, non so come sia il libro, ma so che le tue descrizioni del mondo della scuola sono divertenti quanto esatte, drammaticamente fresche, esatte, puntuali.

  2. 2 Valeria Bellagamba Ott 26th, 2011 at 8:02 pm

    Bravo Andrea! Molto divertente come recensione! 😉
    E titolo azzeccato!

    Un saluto a Giacomo!

  3. 3 Giuseppe D'Emilio Ott 27th, 2011 at 3:59 pm

    Bella recensione!

  4. 4 Andrea Bacianini Ott 27th, 2011 at 8:09 pm

    Grazie a tutti, ma bisogna sottolineare che questo tipo di ritratto è possibile perchè è proprio il libro che si muove su quella linea: la scuola vista dal di dentro con un acuto spirito di osservazione e con tanta ironia.
    Anche per il titolo va ringraziato Ferrero, perchè ad un certo punto fa la sua comparsa la mitica “Stairway to heaven” in un modo del tutto inatteso… 😉

  5. 5 Andrea Bacianini Giu 6th, 2013 at 6:10 pm

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