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Un paese da vendere, in ricordo di Carlo Urbani

Sabato 7 maggio, con i primi chiarori argentei del crepuscolo sulla spiaggia di velluto, la Rotonda a Mare di Senigallia (Marche – AN) si illuminerà di suggestioni e poesia. In una scenografia pensata appositamente per l’evento, si svolgerà infatti la presentazione in forma semiscenica del libro Un paese da vendere (ed. Terre Sommerse), romanzo di Federica Bernardini ambientato a Castelplanio, suo paese d’origine.

Lo stesso che ha dato i natali anche all’indimenticata figura di Carlo Urbani. Ecco dunque che l’evento letterario avrà luogo in concomitanza con un sentito ricordo del grande medico e microbiologo, nell’ottavo anniversario dalla morte. L’autrice Federica Bernardini, amica stretta del medico italiano morto ad Hanoi nel 2003, è infatti fondatrice e membro del Consiglio Direttivo dell’Aicu (Associazione Italiana Carlo Urbani, attiva in paesi dell’Africa e Indocina tra gli altri), con cui ha già portato in scena “La voce di un fiore di loto” sulla vita dello scienziato.

La serata avrà inizio alle 20.45 e prevede l’intervento delle voci recitanti di Pietro Conversano, Cristina Cirilli, Paolo Pirani e dei danzatori Barbara Felici e Riccardo Moro. Insieme all’autrice saranno inoltre presenti Giuliana Chiorrini (moglie di Carlo Urbani), Maria Urbani (madre del medico), l’editore Niccolò Carosio e Raimondo Venturiello. Tra i momenti della serata, alcuni a sorpresa, è infine prevista l’esecuzione di alcune canzoni, tra cui la famosissima My Way, “la preferita di Carlo”, rivela Federica Bernardini, che per l’occasione sarà interpretata a sax e tastiere dai figli del medico, Tommaso e Luca Urbani. Coordinamento Paolo Pirani. Si ringrazia per la collaborazione il Comune di Senigallia. Ambientato tra gli anni Sessanta e Settanta, in parte autobiografico, il romanzo Un paese da vendere ha già venduto oltre 7 mila copie in pochi mesi. Tutto ruota intorno alle vicende di un gruppo di ragazzi costretti a lasciare il piccolo paese dove sono nati, per sfuggire all’oppressione del contesto e realizzare le proprie vite.

Le loro iniziative piene di intraprendenza e voglia di vita (l’apertura del New Young club per esempio, dove fare cultura, musica, teatro) si scontrano infatti quotidianamente con la mentalità chiusa e gretta del paese, le malelingue, le proibizioni della famiglia. Figura centrale è Giorgia, genitori separati, amatissimo padre completamente assente, destinata per eredità alla personalità tormentata e al libertinaggio. Ognuno dei comprimari però, personaggi ben delineati e forti, seguirà la propria strada, “abbandonando il paese e subendo il peso del distacco da un orizzonte, oggi come allora, chiuso e poco generoso. Solo l’unione tra i ragazzi del gruppo e la solidarietà li fa sopravvivere a una vita impossibile e desolante”, racconta l’autrice Federica Bernardini. Il paese in questione, riconoscibile nei luoghi e nelle vicende, anche se mai espressamente nominato nel testo, è Castelplanio (Marche – AN), luogo di nascita dell’autrice. Le vicende narrate in terza persona coprono un arco temporale di oltre un decennio, misurandosi tra fatti locali noti, personaggi riconoscibili alla comunità che ha vissuto quegli anni nel paese, storie d’amore e la grande storia internazionale.

I personaggi sono ispirati a persone realmente vissute in quegli anni, molto note in paese e potenzialmente riconoscibili anche se con nomi di finzione – continua Bernardini – Ma le vicende locali sono intercalate al contesto storico ampio. Dal boom economico poi risoltosi in niente, al ’68, dai fatti d’Ungheria e la nascita del centro sinistra, all’avvento della televisione. Un contesto disperato e duro purtroppo molto simile a quello attuale, stando alla situazione dei giovani di oggi. Anche se oggi le problematiche sono identiche ma anche peggiori. Una volta ci si poteva spostare al nord per cercare di migliorare la propria condizione di vita, oggi non sembra esserci neanche più questa possibilità”. Un “paese da vendere”, ma… chi lo comprerebbe? La risposta si trova nelle battute finali del libro, che l’autrice non esita a definire “un grido di disperazione e una denuncia sociale nei confronti di un paese che ha reso la vita difficile a molti giovani di allora e di oggi. Ecco perché ho scelto questa copertina con Palazzo Zucchi deformato e perché ho scelto questo titolo.

Comunicato Stampa da  Aicu – Associazione Italiana Carlo Urbani http://www.aicu.it/

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