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Il politico governo

Prefazione de La congiura Fornaciari (capitolo 6, segue dal capitolo 5) 

A parte il buon Pasquini che tentenna, c’è gente qui che va spedita in declamare rime. Uno è questo medico Giuseppe Garbini, veneziano, che cinque anni fa ha dato alle stampe un poemetto dove canta la città, le origini, la fiera e le varie nazioni che ci concorrono, le merci e altre cose piacevoli e curiose. Nessuna meraviglia che metta in poesia anche il governo di questa città. Non è certo poeta come il gran Vincenzo Monti, tuttavia non è difficile imparare alcuni versi suoi a memoria come ho fatto io, magari non volendo, al solo sentirli spiccicare, e la cosa può tornare utile se uno per caso si scordasse chi comanda qui.

Della città il politico governo in atto pratico
Composto è sol di nobili pertanto aristocratico
Di Sinigaglia al nobile il nobil vien di dritto,
Se più di un prence ad esso con titol tale ha scritto.
Ha magistrati. D’essi ‘l nome è Confaloniero,
Portano mazza ed abito veston di lucco nero.
Il nobile consiglio ha molte azioni e fregi.
Distinta è la cittade di onori e privilegi.
Due giudici dottori governan la città.
Uno Locotenente e l’altro Podestà.
Dal Legato d’Urbino vi son trasmessi a posta,
Per esser Sinigaglia a Urbino sottoposta.
Nella fortezza impera assiduo un Castellano,
Governator dell’armi, del porto capitano.
Arma città e fortezza. Comanda altra milizia,
Oltre il presidio, ed usa nel militar giustizia.

Che ve ne pare? Va da sé che un poeta non sia troppo dettagliato nelle faccende dell’amministrazione; tuttavia per una scandagliata generale i suoi versi sono più che sufficienti.

Se volete saperne di più, aggiungerò che l’anno scorso è venuto a Sinigaglia il Cardinale Legato in visita ufficiale per vedere esattamente come è retta la città e se sia il caso di cambiare qualcosa nel suo ordinamento. Gli hanno fatto una breve relazione in cui c’è scritto tutto quello che serve sapere; per esempio che dentro le mura siamo 9300 anime e nel contado 6300, senza contare quelle dei castelli, che sono Scapezzano e Roncitelli, fate conto altre tremila persone. Il resoconto spiega poi dello Statuto, com’è fatto il Consiglio Generale, cos’è il Magistrato, chi sono il Luogotenente e il Podestà, il vicario del vescovo, il vicario del Sant’Offizio, i vari giudici delle commende, e poi giù giù come sono le varie funzioni degli stipendiati cui sono affidate, il cappellano delle monache, il segretario, il computista, il governatore della fiera, l’ammiraglio, il fiscale, il cancelliere criminale, il bargello, che ha otto uomini sotto di lui e deve tenere la guardiola illuminata per l’intera notte; e poi l’avvocato dei poveri, i tre maestri pubblici, i due medici comprimari, il medico dei borghi, il chirurgo, il litotomo, il cavasangue; e poi ancora il mazziere, i quattro famigli di cui uno è il trombetta, lo stampatore, il moderatore dell’orologio, il pesatore delle farine, lo straordinario che controlla i generi posti sul mercato, il capomastro muratore, il capomastro del porto, il becchino, l’agente in Roma, l’agente in Pesaro, e vedete quanta gente ci vuole per mandare avanti questa antica città dello Stato Pontificio.

Se poi è vostro desiderio conoscere qualcuno di persona, vi dirò io chi è questo e chi è quello tra i tanti che si affannano intorno alla rocca occupata da Francesco Fornaciari. (continua…)

(Prefazione a La congiura Fornaciari, capitolo 6, segue dal capitolo 5, continua nel capitolo 7)

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