Il mio caduto, il mio tornato polvere,
assunto l’aspetto che ha nella fotografia:
sul viso ombra di foglia, conchiglia nella mano,
si avvia verso il mio sogno.
(“Sogno” – Wislawa Szymborska)
Il primo febbraio si è spenta all’età di 88 anni la poetessa polacca Wislawa Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, una delle voci più alte della poesia contemporanea. Nelle sue poesie dalla apparente semplicità Szymborska è capace di creare un piccolo grande universo, fatto di prospettive insolite e intriso dello stupore di una meraviglia che si accompagna alla grazia. Lucida e diretta è la sua analisi della realtà (dote che le ha permesso di restituire nei sui versi un’immagine viva e implacabile del Novecento), a volte anche dura, ma mai cinica. La sua poesia si caretterizza anche per la sottile e garbata ironia, che ne rispecchia la personalità acuta, di donna consapevole, colta e riservata. I versi asciutti di Wislawa Szymborska, lineari come il lavoro di un bravo incisore, sono scevri dai fronzoli estetizzanti di certa poesia femminile, ma non rinnegano la femminilità . La sua è una voce calata nel presente, che non fugge dai drammi della nostra contemporaneità ; ai voli pindarici preferisce insinuarsi nella quotidianità , alla riscoperta dei piccoli oggetti e della gioia che dietro vi si nasconde.
Le poesie della Szymborska, pubblicate in varie raccolte, sono state tradotte in Italia da Pietro Marchesani e pubblicate da Scheiwiller e Adelphi.
Perduto, smarrito, ai quattroventi se n’è volato.
Mi stupisco io stessa del poco di me che è restato:
una persona singola per ora di genere umano,
che ha perso solo ieri l’ombrello sul treno.
(“Discorso all’ufficio oggetti smarriti”)
A Wislawa Szymborska, al suo “non so”, al cielo che portava dentro di sé.
Concludiamo questo piccolo omaggio a colei che è stata definita “la Mozart della Poesia”, dedicandole un brano del concerto “Concerto per pianoforte e orchestra n. 27” di Wolfgang Amadeus Mozart.
Ritratto denso, elegante, gentile d’una grande poetessa. Grazie.
Grazie Antonio! 🙂
Grandissima Szymborska, grande quanto la tua forza e la tua profonda umiltà , senza la quale non avresti potuto scrivere il patrimonio d’umanita che hai lasciato: la novità di uno sguardo capace di stare alle cose per quello che sono. Un saper andare fin oltre sé con fondamento e radici tali da permettere lo scambio dei posti, il vedere dall’altra parte dello specchio.
L’esito, una scrittura vibrante di vita, che non si perde nell’identificazione per permettere a chi legge di ritrovarsi.
Aereità , respiro,estrema leggerezza, nitore, disincanto e stupore il tuo saper restare.
Hai dato voce alla realtà attraverso una parola in grado di essere la cosa stessa che viene detta, raccontata, mostrata, indagata.
Solo un profondo ascolto, un togliersi di mezzo per lasciare posto all’altro, in tutte le sue forme, può raggiungere il risultato di un tale capolavoro.
L’ironia, la chiarezza estrema, l’intenso rispetto, che caratterizzano la tua visione, sono un punto d’arrivo piuttosto che una premessa altera. Una postura necessaria a tenerti fedele al vero, piuttosto che durezza tagliente.
Grazie per la minuta, infinitesimale attenzione che hai saputo donare, grandissima donna. Maestra di un genere diverso, altissimo nel suo essenziale andare.
Buon viaggio nella tua nuova vita! Qui permangono tracce di te, indimenticabili…
Grazie Valeria, per il tuo lavoro prezioso e certosino, nel rendere onore alla Poesia e ad una donna speciale che la poesia l’ha vissuta e scritta con la lettera maiuscola.
Grazie per questo spazio di condivisione.
E’ difficile scegliere tra le infinite bellezze dei suoi testi. Questo di seguito è tra i più recenti.
Fotografia dell’11 settembre
Sono saltati giù dai piani in fiamme –
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
C’è abbastanza tempo
perché si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
Solo due cose posso fare per loro –
descrivere quel volo
e non aggiungere l’ultima frase.
E questo scritto, poco fa su facebooK… Mi sembra proprio bello da condividere:
“Alla nascita d’un bimbo il mondo non è mai pronto. Le nostre navi non sono ancora tornate dalla Vinlandia. Ci attende ancora il valico del Gottardo. Dobbiamo eludere le guardie nel deserto di Thor, aprirci la strada per le fogne sino al centro di Varsavia, trovare il modo di arrivare al re Harald Cote, e aspettare che …cada il ministro Fouché. Solo ad Acapulco cominceremo tutto da capo. Si è esaurita la nostra scorta di bende, fiammiferi, argomenti, amigdale e acqua. Non abbiamo camion, né il sostegno dei Ming. Con questo ronzino non corromperemo lo sceriffo. Niente nuove su quelli fatti schiavi dai Turchi. Ci manca una caverna più calda per i grandi freddi e qualcuno che conosca la lingua harari. Non sappiamo di chi fidarci a Ninive, quali condizioni porrà il principe-cardinale, quali nomi siano ancora nei cassetti di Berija. Dicono che Carlo Martello attaccherà all’alba. In questa situazione rabboniamo Cheope, presentiamoci spontaneamente, cambiamo religione, fingiamo di essere amici del doge e di non avere a che fare con la tribù Kwabe. Si approssima il tempo di accendere i fuochi. Telegrafiamo alla nonna che venga dal paese. Sciogliamo i nodi sulle corregge della yurta. Purché il parto sia lieve e il bimbo cresca sano. Possa essere talvolta felice e scavalcare gli abissi. Che abbia un cuore capace di resistere, e l’intelletto vigile e lungimirante. Ma non così lungimirante da vedere il futuro. Risparmiategli questo dono, o potenze celesti. Wislawa Szymborska”
Grazie a te Matilde per il tuo contributo!
Definire la poesia della Szymborska non è facile e ogni aggettivo pur positivo che si usi rischia di essere troppo poco o troppo fuori misura….
un abbraccio
Valeria