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La ricostruzione di Senigallia: Sigismondo Malatesta nei versi di Basinio di Parma

Articolo già pubblicato sul mensile L’Eco – aprile 2009

<i><b>La costruzione del Tempio Malatestiano (miniatura da codice)</b></i>

Se si vuole citare un Signore rinascimentale eminente per genialità e sregolatezza, intraprendenza e valentia nelle armi, comportamenti ferini e raffinata eleganza, desiderio di assicurare alla propria città-stato il maggiore benessere economico e al contempo un’ampia rinomanza artistico-culturale, la selezione può facilmente cadere sul nome di Sigismondo Malatesta (1417-1468). Questi fece di Rimini uno dei fulgidi centri del nostro Rinascimento ed egli stesso si distinse per aver composto poesie d’amore per la sua donna Isotta, quasi ad impersonare quanto nel Cortegiano Baldassar Castiglione sottolinea: esservi stati eccellenti capitani che unirono “l’ornamento delle lettere alla virtù delle armi”.

Alla sua corte chiamò Basinio Basini, nato nel Parmense nel 1425, che a Rimini scrisse il più originale poema del ’400 in lingua latina, intitolato Hesperis, nome greco che allude alla penisola italica quale terra del tramonto, cioè posta a occidente.

L’opera è in tredici volumi e la sua struttura presenta evidenti influenze derivanti dai poemi omerici e da quello virgiliano: così anche in essa dell’eroe Sigismondo vengono esaltati gli antenati e celebrate le imprese militari. Due fasi vittoriose per Sigismondo nella guerra contro gli Aragonesi di Napoli assurgono al rango di trionfo della latinità sui barbari.

Dell’eroe vengono celebrate anche le imprese civili. Di grande rilievo per noi Senigalliesi sono i 24 versi dell’ultimo libro dell’Hesperis evocanti la riedificazione di Senigallia (versi 319-342); essi precedono quelli conclusivi del poema, dedicati alla costruzione di quello che sarà ovunque noto come il Tempio Malatestiano di Rimini.

Sulla data esatta della riedificazione malatestiana esistono discrepanze tra gli storici del passato, che comunque la pongono in relazione all’Anno Santo 1450: la città è sul percorso dei pellegrini provenienti dal nord e diretti a Roma dopo aver visitato il Santuario di Loreto.

Riportiamo qui di seguito la traduzione dei versi latini dedicati da Basinio alla ricostruzione.

“Sigismondo, figlio di Pandolfo, tornava da vincitore con i suoi compagni alle patrie città e aveva cavalcato le terre Picene, là dove il fiume Sena si rovescia sotto le Adriache onde. Qui come premio di gratitudine per l’alto servigio diede ai suoi commilitoni veterani la città, che la lunga vetustà aveva da tempo disfatta.

Fertile terreno all’intorno e selve nate a dar legname per riparare le navi; i giovenchi tutti della grande Italia non portarono a casa più frumento di quelli che, lieti della loro fatica, sono attorno alle mura Galliche.

Ancora conserva la fama quel luogo dove un tempo Claudio vincitore spogliò il fratello di Annibale delle armi e della vita al di là delle liete acque del chiaro Metauro. Sull’altro versante la Greca Ancona è appartata tra i monti e il porto la separa dal mare profondo.

Qui (Sigismondo) iniziò con fondare la Rocca che domina l’alto mare; cinse l’intera città di mura, pose un ponte e una porta e una torre superba e personalmente diede disposizione di fare una piazza per il mercato e di prendere fissa dimora; ordinò agli uomini di riattare le porte; divise la terra tra i cittadini; impose i costumi e le leggi secondo l’ordinamento degli avi, scelse gli uomini che dovevano prendere le armi qualora la sorte avversa lo avesse impostoe e destinò alla campagna i coltivatori perché presiedessero a smuovere i fertili terreni, dominassero i tori, affaticassero le zolle.”

Ci rendiamo perfettamente conto che la traduzione, per quanto aderente al testo, è del tutto inadeguata a rendere la fluidità dei versi di Basinio e il ritmo incalzante, quasi febbrile, che essi assumono nel descrivere la riedificazione della città. La loro attendibilità come fonte storica diretta, anche se basati sui racconti dello stesso Sigismondo o degli uomini a lui vicini, non è argomento che ci interessi in questa sede. Certo è che il poeta di corte fu assai apprezzato dal suo Signore, se ebbe, secondo i propri desideri, l’onore di essere sepolto nel Tempio Malatestiano di Rimini.

Approfondimenti:

Sigismondo Pandolfo Malatesta:

Wikipedia
RIMINI la storia, il comune, la signoria dei Malatesta

Senigallia:

Wikipedia

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