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Internet: l’arretratezza dell’Italia

È impietoso l’ultimo rapporto Eurostat diffuso il 2 dicembre scorso sull’accesso e l’utilizzo di Internet da parte delle famiglie nei 27 Paesi dell’Unione Europea: l’Italia ne esce fuori come Paese fortemente arretrato, sia riguardo l’uso di internet che riguardo la diffusione della banda larga.

L’Italia, oltre ad avere uno dei tassi più bassi di utilizzo della Rete, ha addirittura registrato un calo rispetto allo scorso anno, passando dal 43% di famiglie che utilizzavano internet nel 2007 all’attuale 42%, contro il 60% della media delle famiglie europee, davanti solo alla Grecia (31%), all Romania (30%) e alla Bulgaria (25%).
Mentre si registrano i livelli più alti di utilizzo della Rete nei Paesi del Nord Europa: Olanda (86%), Svezia (84%), Danimarca (82%), Lussemburgo (80%), Germania (75%).

L’Italia è l’unico Paese europeo dove Internet è in calo.
Ed è stata superata da Cipro (43% delle famiglie che usano internet), Ungheria (48%), Polonia (48%), Portogallo (46%) e Croazia (45%).
Ma il fatto più grave è che se si guardano i dati del 2006, la Francia ci precedeva di appena un punto percentuale, 41% contro il 40%, mentre nel 2008 la diffusione di Internet ha raggiunto in quel Paese il 62% delle famiglie, portando il divario con l’Italia a ben 20 punti percentuali.
Anche la Spagna, che nel 2006 era poco più dietro di noi nell’utilizzo di internet, con il 39% delle famiglie, ci ha superati, arrivando a toccare quota 51%.

L’Italia è nettamente al di sotto della media europea anche per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi in Internet:
– Viaggi: 20%, contro una media europea del 32%
– Servizi bancari: 13% contro una media europea del 29%
– Rapporti con la pubblica amministrazione: 15% contro il 28% della media europea
– Lettura dei giornali: 17% contro il 26% della media europea
– Ricerca del lavoro: 7% contro una media europea del 13%

Inoltre, ancora fortemente limitata è la diffusione della banda larga, di cui possono beneficiare solo il 31% delle famiglie italiane contro il 48% della media delle famiglie europee. Peggio di noi stanno solo Romania (13%), Bulgaria (21%), Grecia (22%) e Croazia (27%); ancora una volta Cipro, seppur di poco, ci è davanti (33%).

Come commentare queste cifre sconsolanti?
Che sono l’ulteriore conferma della grande arretratezza tecnologica e culturale di un Paese che sta scivolando sempre più verso un punto di non ritorno…

Un Paese che pensa di rilanciare lo sviluppo dell’economia costruendo strade, ponti e palazzine, mentre lascia scappare all’estero, anzi, costringe all’esilio le sue menti più brillanti e creative, “grazie” alla mortificazione cronica della ricerca scientifica a cui si stanno aggiungendo gli ulteriori tagli all’istruzione; per non parlare della inadeguatezza delle politiche sulla cultura umanistica.

Invece, proprio di scelte politiche coraggiose ci sarebbe bisogno: che puntino sull’alta formazione, sulla qualità, sullo sviluppo delle nuove tecnologie, sull’apertura di nuovi filoni di ricerca scientifica, sulla promozione delle arti figurative, della letteratura e della musica.

Abbiamo la fortuna di avere talenti e cervelli: usiamoli!

Roba da visionari?
Forse, ma è così che cresce un Paese. Non con le solite vecchie, stantie politiche edilizie da palazzinari di provincia, non con l’elemosina da quattro soldi ai più bisognosi insigniti perfino della patente di povertà, tanto meno con le solite misere, patetiche manovre economiche e fiscali da bottegai rozzi ed ignoranti…

Ci sarà speranza?

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