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La letteratura del futuro a Rimini

Venerdì 11 luglio abbiamo partecipato alla prima edizione italiana del BookCamp, non-conferenza convocata in internet, e rigorosamente libera, dedicata al libro e alla letteratura del futuro.
Organizzato da Mario Guaraldi, Antonio Tombolini, Marco Barulli e Giulio Cesare Solaroli, il BookCamp ha visto la partecipazione di importanti esponenti del mondo editoriale e culturale italiano (mancavano i nomi grossi, forse spaventati da un tema così innovativo e rivoluzionario…), dando vita ad una serie di micro-conferenze o gruppi di lavoro che in modo informale, ma molto attento e professionale, hanno trattato temi di grande attualità: il cambiamento del lavoro editoriale e della filiera produttiva nella casa editrice; la rivoluzione nella distribuzione del libro; il testo scolastico in rete e i learning objects; la protezione digitale dei testi (DRM); la stampa su richiesta (print-on-demand); il ruolo dell’editore del XXI secolo, partendo dall’analisi di Sara Lloyd; le nuove scritture sul Web; le nuove funzioni del bibliotecario.

Come Libri Senza Carta abbiamo partecipato a due gruppi di discussione: nuove scritture e produzione editoriale. Era prevista la partecipazione a tre gruppi, in realtà, ma il secondo turno del gruppo produzione ha sforato ampiamente i termini e la discussione era troppo interessante per ascoltarne solo la metà. All’interno di questo gruppo, noti e stimati editori e collaboratori di importanti case editrici si sono lungamente confrontati sul ruolo dell’editore nell’era del Web 2.0, sulle competenze che oggi gli vengono richieste dalla sempre maggiore diffusione di nuove tecnologie e nuovi modi di produzione ed organizzazione del sapere. L’editore è chimato a nuove, fino a poco tempo fa impensabili, sfide che lo costringono a ripensare il suo lavoro, anche in termini di collaborazione con altri editori. Infatti è stata affermata, con grande apertura mentale e lucidità di analisi, la necessità di una collaborazione tra editori, intesa non come rifiuto di una necessaria, e naturale, concorrenza, bensì come momento di scambio proficuo e crescita costruttiva: collaborare per svolgere al meglio il proprio mestiere.
È stata poi evidenziata la necessità, per gli editori, di investire in comunicazione, privilegiando la forma digitale ai canali tradizionali quali fiere, festival e giornali cartacei; un po’ come si sta già facendo per la musica (anche se in ritardo… dato che i discografici ci hanno messo un bel po’ a capire Napster e la rivoluzione digitale della distribuzione musicale).
Uno dei partecipanti ha accennato al fenomeno dei grandi fatturati che riescono a produrre alcune piccole realtà editoriali, richiamando così la famosa teoria della Coda Lunga di Chris Anderson.
A seguito di un lungo dibattito sul ruolo dei nuovi testi scolastici e della loro distribuzione via internet, si è concluso che colui che inventa l’opera (inteso con riferimento all’editore) deve farsi organizzatore di un’informazione di qualità.

Il primo gruppo, in ordine di tempo, al quale abbiamo partecipato, si è occupato invece di nuove scritture sul web, affrontando un tema tanto affascinante quanto ancora poco conosciuto come quello della letteratura ergodica (dal greco ergon “opera” e odós “via”, “percorso”), tremine coniato da Espen J. Aarseth nel suo libro Cybertext: Perspectives on Ergodic Literature (1997). Questo tipo di letteratura, a differenza di quella tradizionale che si basa su una lettura diacronica (dal greco “attraverso il tempo”: dia e chrónos), cioè storica o sequenziale, che segue un ordine di tempo, richiede un intervento attivo del lettore, che si sceglie un suo percorso personalizzato, giungendo ad esiti imprevedibili. La letteratura ergodica è, per interderci, quella legata all’ipertesto.
Mentre la letteratura “classica” richiede al lettore un approccio di due tipi: uno meccanico, attraverso il movimento degli occhi e il girare le pagine, ed uno interpretativo; la letteratura “ergodica” richiede uno sforzo in più: quello della scelta, enfatizzando il ruolo attivo del lettore¹.

Come esempio di letteratura ergodica è stato citato e mostrato il libro Composizione n. 1 di Marc Saporta, del 1962, in cui solo la prima e l’ultima pagina sono stabilite, mentre per il resto il libro è composto da un centinaio di pagine non rilegate che il lettore può mescolare a piacere come carte da gioco e ricavarne ogni volta una storia diversa. La componente del gioco, infatti, è fondamentale nella letteratura ergodica.
È stato indicato fondatore ante litteram della letteratura ergodica Laurence Sterne, che con il suo romanzo Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo ha scardinato i parametri della letteratura tradizionale. Il romanzo, infatti, non segue l’ordine temporale della vicenda narrata, ma procede per associazione di idee; il primato dell’eroe viene meno, poiché Tristram appare solo nel IV libro e scompare nel VI (il romanzo è in nove volumi); c’è un pagina completamente nera e l’autore inserisce anche alcune riflessioni sulla grafica del testo; tutto ciò proprio con l’intenzione di smascherare ogni presunzione di realismo della letteratura².
Prima ancora di Sterne, antenati della letteratura ergodica sono stati individuati nei libri di Rabelais Gargantua e Pantagruel.
Anche l’Ulisse di Joyce si può segnalare come esempio di letteratura ergodica.
Al contrario la Divina Commedia è stata indicata come l’opposto dell’ergodicità, proprio perché si tratta un’opera molto strutturata, aristolelica nella composizione.

Tra i libri ergodici è stata citata l’eccentrica silloge di Raymond Queneau 100 000 000 000 000 di poesie. Istruzioni per l’uso, che permette a chiunque di comporre a piacimento centomila miliardi di sonetti, partendo da un numero di dieci. Questo in ragione del fatto che Queneau ha scritto dieci sonetti con le stesse rime e con una struttura grammaticale tale che ogni verso dei singoli sonetti è intercambiabile con ognuno degli altri nove situati nella stessa posizione. Infatti, le pagine del libro sono formate da una serie di striscioline svolazzanti su cui è riprodotto il verso di un sonetto, di modo che, alzando a sua discrezione le striscioline, il lettore crea il suo personale sonetto. Per ciascun verso si avranno così dieci possibili scelte indipendenti e siccome i versi di un sonetto sono 14, si avranno (10 alla quattordicesima) 100.000.000.000.000 di sonetti diversi (cioè, quattordici volte 10×10, tante quanti sono i versi di ciascun sonetto).
«Calcolando 45″ per leggere un sonetto e 15″ per cambiare la disposizione delle striscioline, per otto ore al giorno e duecento giorni all’anno, se ne ha per più di un milione di secoli di lettura. Oppure, leggendo tutta la giornata per 365 giorni l’anno, si arriva a 190.258.751 anni più qualche spicciolo (senza calcolare gli anni bisestili e altri dettagli)» (Raymond Queneau, «100 000 000 000 000 di poesie. Istruzioni per l’uso», in Segni, cifre e lettere e altri saggi, Einaudi, Torino, 1981, pp. 50-51)³.
Altri esempi di letteratura ergodica sono stati individuati nei testi: La vita, istruzioni per l’uso, di Georges Perec e lo stranissimo, e francamente illeggibile, Casa di foglie di Mark Danielewski (originariamente scritto per il web, poi pubblicato anche in versione cartacea).

Dagli esempi fatti se n’è dedotto come la letteratura ergodica sia eccentrica e soprattutto sperimentale, legata alla dimensione del gioco e alle scelte imprevedibili e volubili del lettore, che costruisce lui stesso la storia, sempre che una storia ci sia e sia possibile costruirla, stando alle obiezioni che possono facilmente essere mosse nei confronti di questo irregolare modo di scrivere.
Senza dubbio, come è stato detto nella discussione, nella letteratura ergodica è presente un’importante componente legata la caso, dietro al quale però c’è un grande lavoro di costruzione (come nei sonetti di Queneau). Si procede per “prototipi”, c’è il gusto dell’invenzione e della novità continua.

In conclusione di serata è intervenuto telefonicamente, anche se la linea era disturbata e instabile (!), Richard Matthew Stallman, con un discorso acceso e polemico contro il DRM (Digital Rights Management, la protezione digitale dei contenuti on-line per la protezione del copyright), di cui contiamo di parlare prossimamente in altra sede.

Note:
1) L’Ipertesto – Corso di informatica applicata. Facoltà di Scienze della ComunicazioneUniversità di Siena
2) Le opere di Laurence Sterne (da Wikipedia)
3) La forma bizzarra dei libri – 4. Il libro giocattolo dal sito di Paolo Albani

Risorse in rete:

  • Il sito del BookCamp
  • La definizione di Letteratura ergodica (su Wikipedia in inglese)
  • Ipertesto su Wikipedia
  • L’Ipertesto – Corso di informatica applicata della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena
  • L’Ipertesto scheletro del sapere multimediale – Presentazione – Corso di informatica applicata della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena
  • Elementi di poetica ipertestuale di Jean Clément
  • La letteratura oltre il libro – capitolo di tesi di laurea tratta da Liber Liber
  • Lo scrittore nella Rete. L’Alfa e L’Omega dell’essere cibernauti di Alessio Di Lella
  • La forma bizzarra dei libri dal sito di Paolo Albani
  • La Coda Lunga (il sito ufficiale in inglese)
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