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La cura

Pubblichiamo un racconto di Elisabetta Maltese, “La cura”.

Destination - Foto di James Jordan
Destination – Foto di James Jordan (cc-by-nd)

 
Sono al mare.
Disegno con la punta dell’alluce un cerchio nella sabbia: voglio decidere cosa tenere e cosa eliminare.
Sono sola. Durante la settimana non viene nessuno.
È freddo.
Mi stringo nel maglione, fisso il cerchio pensierosa.
Ho deciso che prenderò solo due cose, le più importanti.
Mi sono complicata la vita però: difficile scegliere.
E non so nemmeno perché mi è venuta in mente questa stronzata.
Rido da sola, ripensando al “cerchio della fiducia” di un paio di film divertenti. In quel caso erano dentro o fuori delle persone, nel mio no. Riguarda me.

Sono un po’ di giorni che sono melanconica.
Non capita spesso.
Odio il termine “solare”, la parola mignotta delle interviste televisive.
-Come sono? Sono solare, e soprattutto sono una persona semplice che cerca sempre di essere se stessa!-
Ogni volta che sento frasi del genere inorridisco e vorrei incenerire la solare creatura semplice.
Io non sono semplice, ma generalmente allegra. Ecco! Meglio usare un sinonimo.
Ma sono anche autunnale: in me la nostalgia delle foglie che cadono e si disperdono.
Oggi è così.

Non voglio più questa malinconia: basta! -Hai avuto tre giorni: ora lascia riemergere l’altra me!-.
So come fare. Ormai ho imparato.
Seduta, guardo il mare, vedo le foglie, le lascio cadere e le seguo con lo sguardo. Voglio sapere dove mi porteranno questa volta. E l’approdo sarà il giro di boa del mio sentire.
Mi guardo intorno: nessuno.
Sola.
Ecco l’approdo.

Mi ascolto.
Rivedo gli ultimi anni della mia vita, gli uomini che ho amato.
Sarebbe stato facile dire: -Tutti stronzi!-. Valide motivazioni mi confortavano.
Libera, tutti hanno cercato di rinchiudermi in una scatola. Io di rimanerci.
Nessuno mi ha amata come desideravo.
Affascinati dal volo, poi volevano il trofeo al sicuro, fermo. E lo desideravo anch’io.
Impossibile. Una bestia dentro di me alla fine si ribellava, mi strappava dall’illusione di una protezione cubica. E fuggivo.
Ognuno ha reagito per quello che era: violenza, tradimento, ossessione, gelosia, ricatti…
Tutti hanno lasciato una ferita, insistendo sempre sullo stesso punto.
A me il dolore e la cura.
Volevo essere amata, volevo amare. Perseveravo.

Continuo a fissare la linea rotonda del cerchio.
Ripenso a quando mi sono chiesta quale fosse il filo che legava gli uomini che ho creduto di amare.
Avevo trovato il minimo comun denominatore: io.
Ora dovevo capire perché li avessi scelti.
Dopo una serata con uno dei miei tentativi falliti scelto per l’occasione, continuai a girare per Roma, in macchina.
Sarei tornata a casa solo a scopo raggiunto.
Cercavo un filo in una Roma semideserta.
In silenzio.
Così, fino all’alba, quando lo trovai.
No, non esistono stronzi!
Esisteva il mio vuoto, avido di essere colmato. Un buco nero, nascosto, bisognoso.
Ora mi sarei presa io cura di lui.

Basta guardare il cerchio, le foglie, il mare grigio.
E’ accaduto anni fa. La scelta l’ho fatta allora.
La rinnovo!
E ogni scelta ha un prezzo. Il mio sono le foglie che cadono. Qualche volta, però.
Normalmente sono allegra.
Mi alzo, prendo la borsa.
Mentalmente mi ripeto: dentro i sogni, fuori i bi-sogni.
Lascio il cerchio.
Leggera mi dirigo verso la macchina.

3 Risposte a “La cura”


  1. 1 mariazimotti Lug 11th, 2008 at 9:29 pm

    Questa voce femminile (perchè si sente che è femminile) mi piace tanto.
    E mi piace tanto questo nuovo modo di scrivere di nuovi autori debitore allo stile di Carver ma con qualcosa in più.
    Potremo chiamarla, forse un pò troppo semplicemente, densità di sentimenti?
    Fierezza della forma ma anche dei contenuti.
    Non c’è più quel tono lamentoso e vittimistico dei cannibali o post cannibali che dir si voglia intriso di storie della precarietà (con tutto il rispetto).
    Questa storia in particolare cattura la mia attenzione per come riesce ad entrare nel dolore dell’amore, quella cosa sfuggente che non si riesce mai a fermare semplicemente perchè il vuoto che è dentro di noi non potrà mai essere colmato dall’esterno.

  2. 2 Elisabetta Maltese Lug 18th, 2008 at 1:30 pm

    Desidero ringraziare per le sue parole mariazimotti.
    Devo ammettere che mi hanno sorpresa e mi hanno fatto un immenso piacere.
    Sì, una voce tutta femminile, una donna che cerca le ragioni dentro di sè perchè l’esterno è solo specchio.
    Mi piace descrivere donne fragili e coraggiose, e sono davvero contenta che tutto questo sia arrivato. Sinceramente contenta.
    Grazie di cuore.
    Elisabetta Maltese

  3. 3 Enrico Russolillo Ago 2nd, 2012 at 2:42 pm

    Bello, mi è piaciuto.

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